Dal Secolo d'Italia di mercoledì 2 aprile 2008
Lode a Marco Mignani, uno dei più bravi creativi italiani. E con lui, lode anche alla sua “Milano da bere”. Morto ieri all’età di 63 anni, Mignani è stato il creatore di campagne pubblicitarie entrate prepotentemente nell’immaginario collettivo. Con quello slogan, “Milano da bere”, negli anni ’80 rilanciò l’immagine dell’amaro Ramazzotti ma soprattutto coniò una nuova icona, usata da sociologi e storici per celebrare il decennio dell’ultima modernizzazione italiana del ’900. A nessun altro pubblicitario è capitata l’avventura di dare il nome a un intero periodo. Salutiamolo con l’affetto che si merita: Mignani, infatti, è stato il cantore di un’Italia che finalmente diventava normale, uscendo da un tunnel ideologico che aveva trasformato la vita degli italiani, poeta dell’Italia che, come ha detto Giampiero Mughini, «voleva tornare a ridere, a far tardi la sera, a godersi l’insostenibile leggerezza dell’essere. Tutti volevano indossare delle belle giacche, fare lunghe vacanze, incontrare ragazze che non avessero più l’aria minacciosa dei ’70...».
In una delle sue ultime interviste, Mignani ha confermato il senso autentico di quello slogan: «In quegli anni le luci si riaccendevano dopo il terrorismo, la linea 3 della metropolitana stava per essere conclusa, nasceva la griffe, il prêt-à-porter di buon livello. C’era aria di Parigi a Milano. Le modelle arrivavano in città per le sfilate, le trattorie milanesi si inventavano il carpaccio con la rucola e mettevano le candele sui tavoli. La campagna Ramazzotti è nata così. Inoltre, l’etichetta dell’amaro non era in falso stile antico, da “amaro dei frati”. Aveva la grafica secca e rigorosa degli anni Trenta. Quindi aveva in sé qualcosa di moderno, di contemporaneo...». Lo stato d’animo di un’Italia che voleva rinascere moderna. Non è forse un caso, allora, che, tra le tante invenzioni Marco Mignani, c’è anche uno slogan, ideato nel 1987 per una Dc in crisi. «Forza Italia», recitava. Qualche anno più tardi qualcuno se ne ricordò...
In una delle sue ultime interviste, Mignani ha confermato il senso autentico di quello slogan: «In quegli anni le luci si riaccendevano dopo il terrorismo, la linea 3 della metropolitana stava per essere conclusa, nasceva la griffe, il prêt-à-porter di buon livello. C’era aria di Parigi a Milano. Le modelle arrivavano in città per le sfilate, le trattorie milanesi si inventavano il carpaccio con la rucola e mettevano le candele sui tavoli. La campagna Ramazzotti è nata così. Inoltre, l’etichetta dell’amaro non era in falso stile antico, da “amaro dei frati”. Aveva la grafica secca e rigorosa degli anni Trenta. Quindi aveva in sé qualcosa di moderno, di contemporaneo...». Lo stato d’animo di un’Italia che voleva rinascere moderna. Non è forse un caso, allora, che, tra le tante invenzioni Marco Mignani, c’è anche uno slogan, ideato nel 1987 per una Dc in crisi. «Forza Italia», recitava. Qualche anno più tardi qualcuno se ne ricordò...
Conan non sono io, né so di quale collega sia lo pseudonimo. Sta di fatto che i suoi corsivi sono sempre interessanti e intelligentemente "provocatori". Li pubblico (e raccolgo) qui con l'intento di sottrarli alla breve vita dei quotidiani e confidando di alimentare - se vi va - un confronto sui contenuti.
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