Dal Secolo d'Italia di sabato 31 maggio 2008
Le sue canzoni allegre e frizzanti sono state – e continuano a essere, in barba al tempo che passa – la colonna sonora per eccellenza di intere generazioni di italiani, la benzina inesauribile dell’ottimismo contagioso dei Sessanta. Sì, perché in quegli anni non c’è stata estate senza che il disco più gettonato – il “tormentone” – non fosse di Edoardo Vianello. Musiche e testi che sono entrati nell’immaginario collettivo come un fiume in piena, inarrestabili, e restituiscono ancora oggi voglia di leggerezza e divertimento, un po’ di sana spensieratezza che può fare solo bene a questa Italia ingrigita dalla crisi economica e avvelenata da trent’anni di ideologismo strisciante.
Non c’è festa che si rispetti, specialmente con l’avvicinarsi della bella stagione, senza che a un certo punto – magari quando la serata scricchiola tra sbadigli e digestioni faticose – faccia la sua irruzione in sala la voce dell’artista romano. E anche i più goffi possano lasciarsi andare e ballare al ritmo dell’hully gully, del cha cha cha e del twist con la disarmante sicurezza dei ballerini prodotti in serie da Maria De Filippi. Le canzoni del suo sterminato repertorio – da Pinne fucili e occhiali e Guarda come dondolo (arrangiate da Ennio Morricone e inserite nel film Il sorpasso di Dino Risi con Vittorio Gassman) alle vulcaniche Abbronzantissima e I Watussi, per continuare con altri classici come Tremarella e Il peperone – sono iniezioni di energia pura per i nonni ma anche per nipoti intronati da house music e rave party.
E allora annunciamolo: sarà possibile riascoltare quelle canzoni nella nuova raccolta dal titolo Replay (l’altra mia estate) che uscirà in occasione del settantesimo compleanno di Vianello, il prossimo 24 giugno. Del disco sarà disponibile anche una limitata tiratura in vinile. No, nessuna operazione nostalgia. Il motivo è un altro: valorizzare la copertina. Come si usava una volta, quando per scegliere l’immagine più accattivante si facevano lunghe e meticolose ricerche. La copertina dei Cd – dal formato ben più piccolo – è l’ultimo dei problemi dei discografici. Vianello, invece, per questa sua ultima creatura s’è avvalso della collaborazione di uno degli illustratori di maggiore talento “visionario”, capace di coniugare in sintesi originali, nel nome del pop, le più diverse forme d’arte: Pablo Echaurren. Pittore, scultore, romanziere, autore di fumetti di “avanguardia” – tra cui le bellissime “vite disegnate” di grandi protagonisti del Novecento, una su tutte: Evola in dada (Settimo Sigillo), la biografia in trenta cartoline del periodo dadaista di Julius Evola – e soprattutto, con la moglie Claudia Salaris, studiosa di storia e letteratura delle avanguardie, tra i principali esperti italiani di futurismo, Pablo è un vero e proprio supporter di Vianello: «Uno dei pochi artisti che mi dà la carica – ci ha confidato – protagonista com'è di una musica nettamente superiore a quella di oggi, l’unico vero beach boy italiano». Definizione quanto mai calzante perchè i Beach Boys sono il gruppo musicale statunitense dei Sessanta più rappresentativo del Surf rock, forma popolare del rock & roll americano strettamente associata alla vita balneare e alla cultura del surf, moda “emergente” dei giovani californiani di quegli anni ben raccontata nel 1978 dal regista-surfista John Milius nella pellicola cult Un mercoledì da leoni, inno libertario e festaiolo all’amicizia e alla gioventù.
E non è tutto. «Vianello – sostiene Echaurren – è un futurista. Non soltanto per il Dna, essendo figlio di Alberto, presente nell’antologia marinettiana I nuovi poeti futuristi (Roma, edizioni futuriste di Poesia 1925), ma come erede e interprete, inconsapevole, di un segmento di futurismo messo da parte ma non per questo meno importante: quello comico, il genere burlesque fatto di ironia e giocosità che discende direttamente dal romano Petrolini e dal napoletano Rodolfo De Angelis, (autore di canzoni come Ma cos’è questa crisi 1933). Un futurismo autodidatta e scanzonato, lo stesso di Palazzeschi che, non a caso, veniva presentato da Marinetti come un un poeta che si inventava perchè tale movimento – che esaltava la libertà dell’espressione artistica – gliene dava l’occasione».
Di questa collaborazione (e come dargli torto?), Vianello è entusiasta: «Per la copertina Pablo ha realizzato un disegno dei suoi, è riuscito mirabilmente a sintetizzare tutta la mia carriera». La carriera di un artista dai mille talenti, la sua, che – a differenza di tanti colleghi che ripropongono stancamente lo stesso cliché finendo per fare la sbiadita imitazione di loro stessi – ha saputo reinventarsi e misurarsi con nuove sfide. L’ultima, in ordine di tempo, è forse la più difficile: la presidenza, da pochi giorni, dell’IMAIE, l’istituto preposto alla tutela dei diritti degli artisti, una gatta da pelare che il consiglio d’amministrazione, dopo vicende burrascose, gli ha affidato all’unanimità.
Vianello, ci parli del nuovo disco e dei nuovi progetti in cantiere.
«Contiene tutti i miei cavalli di battaglia e molte delle canzoni che mi hanno sempre attribuito perché fanno un po’ il verso alle mie, come Sei diventata nera e Stessa spiaggia stesso mare. In occasione dell’uscita del disco e del mio compleanno voglio offrire gratuitamente alla città di Roma una festa-concerto per presentarlo e almeno – ride – per farmi fare gli auguri».
Echaurren, che se ne intende, l’ha definita un futurista, che ne pensa e che ricordo ha di suo padre Alberto?
«E' sostanzialmente vero. Analizzando le mie canzoni è possibile capire che hanno davvero caratteristiche futuriste: il vitalismo, l’allegria, la libertà d’espressione. Mio padre lo ricordo con rispetto e grande ammirazione, era un uomo severo e autoritario, tormentava me e i miei fratelli (due) spingendoci a interessarci di cultura, che giudicava essenziale: leggere, informarci, aprirci all’espressione artistica. Solo dopo abbiamo capito che aveva ragione lui».
Negli anni Settanta lei venne messo al bando dal pubblico ideologizzato perché – sostenevano – le sue canzoni erano disimpegnate, controrivoluzionarie.
«Abituato com’ero al calore del pubblico ci rimasi malissimo quando arrivarono quei fischi e avvertii l’ostilità dei “contestatori”. Ma io intendevo la musica come un fatto di divertimento collettivo e come espressione dello stato d'animo generazionale, non come strumento per fare politica e non sarei mai stato credibile a improvvisarmi cantautore cosiddetto impegnato. Così preferii farmi da parte e fondare una casa discografica, l’Apollo Records, con la quale lanciare giovani sconosciuti come i Ricchi e Poveri, Amedeo Minghi e Renato Zero. Con mia moglie Wilma Goich, anni dopo, ci rimettemmo in gioco formando il duo musicale I Vianella. Volevamo fare una cosa diversa e non sembrare due reduci alla ricerca del successo perduto. Puntammo sulla canzone romanesca, che a differenza di quella napoletana, già affermata nel mondo, non era mai arrivata neanche alla ribalta nazionale. Fu un azzardo ma funzionò e Semo gente de borgata, canzone lontana anni luce dal filone della protesta ideologizzata, andò benissimo al Disco per l’estate. Poi il sodalizio professionale e il matrimonio finirono e io tornai alla mia attività di solista girando tutte le città italiane».
Quella canzone gliela scrisse Franco Califano, che non perde occasione per ricordare come lui le sia debitore del grande successo avuto come autore.
«Ero già famoso ed eravamo molto amici, passavamo le serate insieme a bere e parlare di donne – scherza – quando lui mi fece leggere una poesia sull’amicizia e io gli proposi di scrivere testi per canzoni, dandogli qualche consiglio al riguardo. Lui mi presentò un pacchetto di proposte e nacque la canzone Da molto lontano… Poi Franco ha fatto la storia della musica italiana, io posso solo essere fiero di essere stato il primo a credere in lui».
Un amore sincero, il suo per Roma, che non si è fermato alle canzoni.
«Sì, amo molto la mia città, sono orgogliosamente romano e ho cercato di esprimere questo mio sentimento esplorandone il patrimonio culturale meno conosciuto. Ho realizzato un dvd – il primo di una serie – sulle fontane di Roma con l’idea di farne un racconto nelle scuole, per sensibilizzare i più giovani a scoprire e vivere la loro città, e portarlo in giro per l’Italia. La fontana, con i suoi giochi d’acqua, è il monumento più vivo e Roma ne è ricchissima. Ma piuttosto che, come hanno già fatto molti, riprodurne le classiche immagini da cartolina, al contrario le ho riprese anche sporche, senza acqua, al buio perché mancava l’illuminazione, con gente seduta o che bivaccava, senza nascondere il degrado ma anzi mostrandolo, denunciandolo. E adesso ho iniziato a fare lo stesso con i cortili e già ho iniziato a litigare con i portieri…»
Roma da poche settimane ha cambiato pagina, cosa ne pensa della svolta rappresentata dal nuovo sindaco?
«Sono molto soddisfatto per la vittoria di Alemanno. L’ho conosciuto e lo stimo, so che è un uomo determinato e sono sicuro che manterrà gli impegni presi. Il grande risultato elettorale ottenuto dal centrodestra, sia al governo che a Roma, darà la spinta necessaria al cambiamento, anche per fare – se necessario – scelte impopolari. Negli ultimi anni a Roma c’era stato un rilassamento totale, mentre Alemanno, ne sono convinto, sarà un sindaco futurista. Intendiamoci, non nel senso della riproposizione archeologica del futurismo storico – che è stato snobbato e tenuto nascosto per sessant’anni e solo da poco, anche a sinistra, se ne è tornato a parlare – ma nel senso più ampio del dimostrare capacità di aprire alla modernità, di anticipare le tendenze senza subirle, di essere protagonisti del proprio tempo. La sinistra si è appropriata del diritto a fare cultura, hanno fatto credere che solo loro avrebbero studiato e sono capaci… Adesso c'è l'occasione per domostrare che anche a destra c’è tanta competenza, tanta elaborazione creativa e una grande capacità di divulgare e rendere fruibile a tutti la cultura».
Non c’è festa che si rispetti, specialmente con l’avvicinarsi della bella stagione, senza che a un certo punto – magari quando la serata scricchiola tra sbadigli e digestioni faticose – faccia la sua irruzione in sala la voce dell’artista romano. E anche i più goffi possano lasciarsi andare e ballare al ritmo dell’hully gully, del cha cha cha e del twist con la disarmante sicurezza dei ballerini prodotti in serie da Maria De Filippi. Le canzoni del suo sterminato repertorio – da Pinne fucili e occhiali e Guarda come dondolo (arrangiate da Ennio Morricone e inserite nel film Il sorpasso di Dino Risi con Vittorio Gassman) alle vulcaniche Abbronzantissima e I Watussi, per continuare con altri classici come Tremarella e Il peperone – sono iniezioni di energia pura per i nonni ma anche per nipoti intronati da house music e rave party.
E allora annunciamolo: sarà possibile riascoltare quelle canzoni nella nuova raccolta dal titolo Replay (l’altra mia estate) che uscirà in occasione del settantesimo compleanno di Vianello, il prossimo 24 giugno. Del disco sarà disponibile anche una limitata tiratura in vinile. No, nessuna operazione nostalgia. Il motivo è un altro: valorizzare la copertina. Come si usava una volta, quando per scegliere l’immagine più accattivante si facevano lunghe e meticolose ricerche. La copertina dei Cd – dal formato ben più piccolo – è l’ultimo dei problemi dei discografici. Vianello, invece, per questa sua ultima creatura s’è avvalso della collaborazione di uno degli illustratori di maggiore talento “visionario”, capace di coniugare in sintesi originali, nel nome del pop, le più diverse forme d’arte: Pablo Echaurren. Pittore, scultore, romanziere, autore di fumetti di “avanguardia” – tra cui le bellissime “vite disegnate” di grandi protagonisti del Novecento, una su tutte: Evola in dada (Settimo Sigillo), la biografia in trenta cartoline del periodo dadaista di Julius Evola – e soprattutto, con la moglie Claudia Salaris, studiosa di storia e letteratura delle avanguardie, tra i principali esperti italiani di futurismo, Pablo è un vero e proprio supporter di Vianello: «Uno dei pochi artisti che mi dà la carica – ci ha confidato – protagonista com'è di una musica nettamente superiore a quella di oggi, l’unico vero beach boy italiano». Definizione quanto mai calzante perchè i Beach Boys sono il gruppo musicale statunitense dei Sessanta più rappresentativo del Surf rock, forma popolare del rock & roll americano strettamente associata alla vita balneare e alla cultura del surf, moda “emergente” dei giovani californiani di quegli anni ben raccontata nel 1978 dal regista-surfista John Milius nella pellicola cult Un mercoledì da leoni, inno libertario e festaiolo all’amicizia e alla gioventù.
E non è tutto. «Vianello – sostiene Echaurren – è un futurista. Non soltanto per il Dna, essendo figlio di Alberto, presente nell’antologia marinettiana I nuovi poeti futuristi (Roma, edizioni futuriste di Poesia 1925), ma come erede e interprete, inconsapevole, di un segmento di futurismo messo da parte ma non per questo meno importante: quello comico, il genere burlesque fatto di ironia e giocosità che discende direttamente dal romano Petrolini e dal napoletano Rodolfo De Angelis, (autore di canzoni come Ma cos’è questa crisi 1933). Un futurismo autodidatta e scanzonato, lo stesso di Palazzeschi che, non a caso, veniva presentato da Marinetti come un un poeta che si inventava perchè tale movimento – che esaltava la libertà dell’espressione artistica – gliene dava l’occasione».
Di questa collaborazione (e come dargli torto?), Vianello è entusiasta: «Per la copertina Pablo ha realizzato un disegno dei suoi, è riuscito mirabilmente a sintetizzare tutta la mia carriera». La carriera di un artista dai mille talenti, la sua, che – a differenza di tanti colleghi che ripropongono stancamente lo stesso cliché finendo per fare la sbiadita imitazione di loro stessi – ha saputo reinventarsi e misurarsi con nuove sfide. L’ultima, in ordine di tempo, è forse la più difficile: la presidenza, da pochi giorni, dell’IMAIE, l’istituto preposto alla tutela dei diritti degli artisti, una gatta da pelare che il consiglio d’amministrazione, dopo vicende burrascose, gli ha affidato all’unanimità.
Vianello, ci parli del nuovo disco e dei nuovi progetti in cantiere.
«Contiene tutti i miei cavalli di battaglia e molte delle canzoni che mi hanno sempre attribuito perché fanno un po’ il verso alle mie, come Sei diventata nera e Stessa spiaggia stesso mare. In occasione dell’uscita del disco e del mio compleanno voglio offrire gratuitamente alla città di Roma una festa-concerto per presentarlo e almeno – ride – per farmi fare gli auguri».
Echaurren, che se ne intende, l’ha definita un futurista, che ne pensa e che ricordo ha di suo padre Alberto?
«E' sostanzialmente vero. Analizzando le mie canzoni è possibile capire che hanno davvero caratteristiche futuriste: il vitalismo, l’allegria, la libertà d’espressione. Mio padre lo ricordo con rispetto e grande ammirazione, era un uomo severo e autoritario, tormentava me e i miei fratelli (due) spingendoci a interessarci di cultura, che giudicava essenziale: leggere, informarci, aprirci all’espressione artistica. Solo dopo abbiamo capito che aveva ragione lui».
Negli anni Settanta lei venne messo al bando dal pubblico ideologizzato perché – sostenevano – le sue canzoni erano disimpegnate, controrivoluzionarie.
«Abituato com’ero al calore del pubblico ci rimasi malissimo quando arrivarono quei fischi e avvertii l’ostilità dei “contestatori”. Ma io intendevo la musica come un fatto di divertimento collettivo e come espressione dello stato d'animo generazionale, non come strumento per fare politica e non sarei mai stato credibile a improvvisarmi cantautore cosiddetto impegnato. Così preferii farmi da parte e fondare una casa discografica, l’Apollo Records, con la quale lanciare giovani sconosciuti come i Ricchi e Poveri, Amedeo Minghi e Renato Zero. Con mia moglie Wilma Goich, anni dopo, ci rimettemmo in gioco formando il duo musicale I Vianella. Volevamo fare una cosa diversa e non sembrare due reduci alla ricerca del successo perduto. Puntammo sulla canzone romanesca, che a differenza di quella napoletana, già affermata nel mondo, non era mai arrivata neanche alla ribalta nazionale. Fu un azzardo ma funzionò e Semo gente de borgata, canzone lontana anni luce dal filone della protesta ideologizzata, andò benissimo al Disco per l’estate. Poi il sodalizio professionale e il matrimonio finirono e io tornai alla mia attività di solista girando tutte le città italiane».
Quella canzone gliela scrisse Franco Califano, che non perde occasione per ricordare come lui le sia debitore del grande successo avuto come autore.
«Ero già famoso ed eravamo molto amici, passavamo le serate insieme a bere e parlare di donne – scherza – quando lui mi fece leggere una poesia sull’amicizia e io gli proposi di scrivere testi per canzoni, dandogli qualche consiglio al riguardo. Lui mi presentò un pacchetto di proposte e nacque la canzone Da molto lontano… Poi Franco ha fatto la storia della musica italiana, io posso solo essere fiero di essere stato il primo a credere in lui».
Un amore sincero, il suo per Roma, che non si è fermato alle canzoni.
«Sì, amo molto la mia città, sono orgogliosamente romano e ho cercato di esprimere questo mio sentimento esplorandone il patrimonio culturale meno conosciuto. Ho realizzato un dvd – il primo di una serie – sulle fontane di Roma con l’idea di farne un racconto nelle scuole, per sensibilizzare i più giovani a scoprire e vivere la loro città, e portarlo in giro per l’Italia. La fontana, con i suoi giochi d’acqua, è il monumento più vivo e Roma ne è ricchissima. Ma piuttosto che, come hanno già fatto molti, riprodurne le classiche immagini da cartolina, al contrario le ho riprese anche sporche, senza acqua, al buio perché mancava l’illuminazione, con gente seduta o che bivaccava, senza nascondere il degrado ma anzi mostrandolo, denunciandolo. E adesso ho iniziato a fare lo stesso con i cortili e già ho iniziato a litigare con i portieri…»
Roma da poche settimane ha cambiato pagina, cosa ne pensa della svolta rappresentata dal nuovo sindaco?
«Sono molto soddisfatto per la vittoria di Alemanno. L’ho conosciuto e lo stimo, so che è un uomo determinato e sono sicuro che manterrà gli impegni presi. Il grande risultato elettorale ottenuto dal centrodestra, sia al governo che a Roma, darà la spinta necessaria al cambiamento, anche per fare – se necessario – scelte impopolari. Negli ultimi anni a Roma c’era stato un rilassamento totale, mentre Alemanno, ne sono convinto, sarà un sindaco futurista. Intendiamoci, non nel senso della riproposizione archeologica del futurismo storico – che è stato snobbato e tenuto nascosto per sessant’anni e solo da poco, anche a sinistra, se ne è tornato a parlare – ma nel senso più ampio del dimostrare capacità di aprire alla modernità, di anticipare le tendenze senza subirle, di essere protagonisti del proprio tempo. La sinistra si è appropriata del diritto a fare cultura, hanno fatto credere che solo loro avrebbero studiato e sono capaci… Adesso c'è l'occasione per domostrare che anche a destra c’è tanta competenza, tanta elaborazione creativa e una grande capacità di divulgare e rendere fruibile a tutti la cultura».
2 commenti:
Eccellente Roberto! Eccellente!!!
Grazie Giovanni, questa intervista l'ho fatta con particolare gusto perchè le canzoni di Vianello sono straordinarie e lui è stato di una gentilezza e una disponibilità incredibile. La copertina di Pablo è bellissima e sarò tra i primi ad acquistare il cd. Del resto, l'estate si avvicina e tra poco inizieranno le danze: A A abbronzatissima.
Buon fine settimana... lungo.
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