giovedì 22 maggio 2008

Se Clint Eastwood oscura Woody Allen (di Filippo Rossi)

Articolo di Filippo Rossi
Dal Secolo d'Italia di giovedì 22 maggio 2008
Clint Eastwood? «Un genio del cinema che passa di monumento in monumento affrontando temi enormi». Woody Allen? «Un vecchietto che sforna filmetti simatici ma leggeri e anche un po’ ripetitivi». No, questi giudizi non sono farina del “sacco” Secolo d’Italia, magari scritti nel ricordo nostalgico di quando l’icona western veniva tacciata dai salotti intellettuali di essere un «anarchico di destra», un «nipotino di Céline» un po’ «fascistoide».
L’elogio di Clint e la stroncatura di Woody sono state sfornate dalle rotative dell’Unità che così, con la vetrina qualificata della prima pagina culturale a firma di Alberto Crespi, ha sancito, se ancora ce ne fosse bisogno, la debacle epocale di una sinistra italiana che si sta arrendendo su tutta la linea: una Caporetto culturale di un mondo che si ritrova senza icone, senza immaginario, senza bandiere. L’elogio di Clint il libertario e l’individualista a fronte della stroncatura di Woody il salottiero rappresenta la migliore prova che la sinistra italiana sta abdicando a ogni sua vecchia certezza. Niente è più assodato, cadono i postulati, ogni verità fondamentale soffre di una qualche crepa. Persino Travaglio, ormai, viene messo in discussione. Fanfaluche, qualcuno obietterà: una crisi politica non può certo passare per una critica cinematografica.
Ma tant’è, una cosa è certa: il sistema di potere della sinistra italiana ha iniziato a sfaldarsi nel momento in cui, una volta diventato inutilizzabile il vecchio apparato ideologico, ha incorporato un immaginario collettivo certamente maggioritario ma che non apparteneva alla sua tradizione politico-culturale. Strategia furbetta ma con un grande difetto: ha accatastato icone alla rinfusa senza metabolizzarle e senza capire che non le potevano appartenere. La nostra sinistra ha in fondo cominciato a perdere nel 1994, il giorno in cui un certo Walter Veltroni, allora direttore dell’Unità, ha deciso di vendere allegati al giornale gli album delle figurine dei calciatori. Sembrava una bella idea: è stato l’inizio della fine.
Filippo Rossi, giornalista e scrittore (autore, con Luciano Lanna, del saggio-dizionario Fascisti immaginari. Tutto quello che c'è da sapere sulla destra, Vallecchi 2003), ha cominciato al quotidiano Il Tempo, è stato caporedattore del settimanale l'Italia, direttore delle news di Radio 101 e collaboratore di diverse testate politico-culturali. Attualmente è coordinatore editoriale della fondazione presieduta da Gianfranco Fini, "Farefuturo".

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