giovedì 12 giugno 2008

Ventisette anni fa, quando tutta l'Italia finì dentro a un pozzo (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia di mercoledì 11 giugno 2008
Ventisette anni fa l’Italia intera viveva una delle prime tragedie collettive che ebbero grande risalto mediatico – e furono vissute sumultaneamente da tutti gli italiani –grazie al ruolo svolto dalla televisione. Il Paese intero, infatti, tratteneva il respiro nel seguire le sorti del piccolo Alfredino Rampi, il bambino nato a Roma l’11 aprile del ’75, e morto tragicamente a Vermicino, il 13 giugno ’81, all’età di soli 6 anni, dopo essere caduto in un pozzo artesiano profondo 80 metri.
Il fatto scosse, come detto, le coscienze collettive degli italiani: mercoledì 10 giugno 1981, intorno alle 19, Alfredo cadeva accidentalmente nel pozzo nei pressi della campagna vicino al comune di Frascati. I soccorritori cercarono di salvarlo in qualunque modo. Sul luogo si portò anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini: addirittura anche un coraggioso volontario, Angelo Licheri (di professione fotografo) si fece calare nel pozzo, perché piccolo di statura e molto magro. Riuscì ad avvicinarsi al bambino, tentò di allacciargli l’imbragatura per tirarlo fuori dal pozzo, ma per ben tre volte l'imbragatura si aprì; tentò quindi di prenderlo per le braccia, ma purtroppo il bambino scivolò ancora più in profondità. In tutto, Licheri rimase a testa in giù 45 minuti. Il dramma fu seguito tramite una diretta televisiva non stop lunga 18 ore a reti Rai unificate.
L’Italia intera rimase in ansia a seguire l’evolversi della situazione, che recentemente è stata raccontata anche nel bellissimo libro di Massimo Gamba, Vermicino, l’Italia nel pozzo, edito da Sperling & Kupfer: si stimò che più di 21 milioni di persone avessero seguito alla televisione la straziante vicenda. La voce di Alfredino che, sempre più flebile, attraverso gli schermi della televisione, raggiungeva le case degli italiani rimase un ricordo indelebile quanto drammatico ed è rimasta impressa nell’immaginario. Così, ad esempio, la tragedia è stata di ispirazione per i Baustelle, band indierocktoscana, che in una canzone intitolata proprio Alfredo, ricordano l’atmosfera di quei giorni, evocando le figure più rappresentative dell’Italia dei primi anni Ottanta, cantandole dal punto divisto del piccolo Alfredino: «Son caduto dentro il buco / Bravi, son venuti subito/ Son stato stupido / Ma sono qua gliaiuti / Quelli dei pompieri / I carabinieri/ Intanto Dio guardava il Figlio Suo / E in onda lo mandò / A Woytila e alla P2/ A tutti lo indicò / A Cossiga e alla Dc / Ai Br e Platini / A Repubblica e alla Rai / La morte ricordò».
Il corpo di Alfredino Rampi venne recuperato l’11 luglio, un mese più tardi, dopo lunghi lavori. Il giorno della sua morte, anche allo stadio Olimpico di Roma, dove si giocava una finale di coppa Italia tra Roma e Torino, si levò unanime il coro “Alfredo-Alfredo”. Ai funerali partecipò una folla immensa, ma non mancarono le polemiche sui soccorsi e sul ruolo avuto dai media nella vicenda. E, come si legge sulla testata on line toronews.net,: «sul corpo del bambino venne ritrovata una imbragatura e si ipotizzò addirittura che qualcuno lo avesse calato volontariamentenel pozzo: si parlò addirittura della P2, intenzionata a sviare l’attenzione del paese in quei giorni drammatici, ma nulla venne mai scoperto o provato». La stessa madre di Alfredo, Franca Rampi, in seguito decise di fondare il "Centro Rampi" che si occupa di Protezione Civile e minori.
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Collaboratore del Secolo d’Italia, si è laureato in Scienze storiche con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra.

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