Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 13 luglio 2008
Il 31 luglio 1944 scompariva Antoine de Saint-Exupéry, un uomo che con la sua vita ha attraversato i momenti più salienti del secolo appena trascorso, che ancora oggi a più di 60 anni dalla sua morte, rimane un mito anche per noi contemporanei. Un mito che nasce sicuramente dalla sua opera più famosa e magnifica Il Piccolo Principe, ma che si riflette anche nell’esistenza, che Tonio (come lo chiamavano gli amici) ha investito nella scrittura, nella sceneggiatura, nel disegno, nell’aviazione e nell’amore. Sarà proprio l’amore e la tumultuosa storia con la bella sudamericana Consuelo Suncin a ispirare la storia de Il Piccolo Principe (pubblicata negli USA nel 1943, dove Exupéry si trovava), e a ispirare i tratti tipici di un amante guerriero in Antoine: difatti se D’Annunzio inviava centinaia di rose rosse alle sue ammiratrici, anche il suo collega francese non fu da meno, tanto da scrivere a Consuelo una dichiarazione d’amore lunga 40 pagine e alla quale chiese un bacio portandola sul cielo di Buenos Aires con un aeroplano, al quale spense i motori, che furono riaccesi solo dopo la concessione datagli dalla sua bella.
Il parallelo con il Vate può sembrare forzato. Ma di certo non è una forzatura inserire la figura di Saint-Exupéry nell'immaginario di riferimento della destra. Basti pensare alla fascinazione con cui guardò alla vita dell’aviatore francese Hugo Pratt, che prima di morire nel 1994, pubblicò Saint-Exupery – L’ultimo volo, un’opera che traccia tutti i momenti importanti della vita dello scrittore, fino alla morte nel mar Tirreno. Le strisce di quest’opera usano come falsariga il romanzo di Exupéry, Pilote de guerre del 1942, in cui la realtà si mischia con i ricordi dell’infanzia. Pratt dipinge infatti con l’azzurro per parlare della realtà dell’ultimo volo, e con il seppia per perdersi nei ricordi del pilota.
La vita dell'avventuroso francese peraltro sembra quella di un fumetto per le sue avventure e per i luoghi in cui si snoda. Antoine de Saint-Exupéry nasce a Lione il 29 maggio 1900, da una famiglia aristocratica francese. All’età di quattro anni perde il padre e sarà cresciuto dalla madre (da lui profondamente amata, dalla loro corrispondenza nasce il libro del 1955 Lettres à sa mère) con i fratelli, nei due castelli di famiglia. La sua adolescenza si intreccia subito con l’aria: a 12 anni avrà il suo primo battesimo del volo, ed è grazie alla cacciata dalla scuola navale nel 1917 insieme al fratello Francoise (diranno che aveva la testa fra le nuvole) che a 21 anni impara a volare nel 2º reggimento d’aviazione a Strasburgo.
Il parallelo con il Vate può sembrare forzato. Ma di certo non è una forzatura inserire la figura di Saint-Exupéry nell'immaginario di riferimento della destra. Basti pensare alla fascinazione con cui guardò alla vita dell’aviatore francese Hugo Pratt, che prima di morire nel 1994, pubblicò Saint-Exupery – L’ultimo volo, un’opera che traccia tutti i momenti importanti della vita dello scrittore, fino alla morte nel mar Tirreno. Le strisce di quest’opera usano come falsariga il romanzo di Exupéry, Pilote de guerre del 1942, in cui la realtà si mischia con i ricordi dell’infanzia. Pratt dipinge infatti con l’azzurro per parlare della realtà dell’ultimo volo, e con il seppia per perdersi nei ricordi del pilota.
La vita dell'avventuroso francese peraltro sembra quella di un fumetto per le sue avventure e per i luoghi in cui si snoda. Antoine de Saint-Exupéry nasce a Lione il 29 maggio 1900, da una famiglia aristocratica francese. All’età di quattro anni perde il padre e sarà cresciuto dalla madre (da lui profondamente amata, dalla loro corrispondenza nasce il libro del 1955 Lettres à sa mère) con i fratelli, nei due castelli di famiglia. La sua adolescenza si intreccia subito con l’aria: a 12 anni avrà il suo primo battesimo del volo, ed è grazie alla cacciata dalla scuola navale nel 1917 insieme al fratello Francoise (diranno che aveva la testa fra le nuvole) che a 21 anni impara a volare nel 2º reggimento d’aviazione a Strasburgo.
L’incontro con il volo cambierà la sua esistenza e la sua scrittura. La sua prima opera del 1926, che gli varrà un premio e un contratto con Gallimard, si chiamerà L’aviateur. Saranno i suoi viaggi in volo, le impressioni, le ore di ripose e di degenza per i numerosi incidenti che gli daranno modo di scrivere tante opere che in Italia sono sconosciute. Dal 1928 comincerà a lavorare con il servizio aeropostale in sud America e in Africa, tanto che sarà tra i pionieri della società aeropostale argentina. La lunga permanenza in Marocco a Cap Juby per stringere un legame con le tribù maure, e le lunghe notti di solitudine gli permetteranno di scrivere Courrier Sud. Nel 1930 conoscerà la sua futura moglie Consuelo, che sposerà nel 1931, anno in cui pubblicherà anche Vol de nuit.
Il primo incidente avvenne nel 1933, quando da collaudatore di velivoli, dopo un incidente in una baia rischia di morire affogato. L’anno dopo, in missione per Air France, parte per Saigon il 12 luglio, ma per una avaria rimarrà all’imboccatura del fiume Mekong per quasi 10 giorni, tornando a Parigi malato (esiste un progetto abbandonato, ma di cui esistono i bozzetti di sceneggiatura, di un film chiamato Le raid manquè Paris-Saigon). Nel 1935 Paris Soir lo invia a Mosca, per raccontare i cambiamenti della rivoluzione, e lui scriverà 6 articoli che avranno molto successo in patria. In più nello stesso anno sempre per Air France, effettua un volo promozionale di 11 000 km per tutto il Mediterraneo insieme al suo amico Prévot, dal quale torneranno sfiancati. Sempre con Prévot l’anno dopo, il 30 dicembre, in una incursione Parigi-Saigon per ricollegare le due capitali, cadono nel deserto e saranno ritrovati tre giorni dopo: a quel tempo Exupéry scriveva per L’intransigeant, per il quale raccontò la guerra civile spagnola che lo vide schierato spiritualmente con i repubblicani; doveva raccontarvi anche questo viaggio, ma alla fine dovette scrivere della sua prigionia nel deserto.
In questa fase il pilota-scrittore diventa anche sceneggiatore. Butta giù lo script di Corrier Sud e lavora al film Terre des hommes, tratto da un racconto scritto nel 1938 dopo l’ennesimo incidente (nelle sale la pellicola approderà nel '41). Nel 1939 si apre la pagina della guerra. La missione di Exupéry su Arras, narrata in Pilote de guerre, gli varrà la croce di ferro. Dopo l’armistizio andrà negli Stati Uniti, ed infatti è lì che pubblicherà Il Piccolo Principe: l’idea nacque dal suo editore americano, Curtice Hitchcock, che vedendo i disegni che lo scrittore gli dedicava, gli propose di fare un libro illustrato. Ma il richiamo del cielo diventa presto troppo forte, soprattutto perché oltreoceano aveva sempre invitato i francesi a combattere con gli alleati e ora sente che non può tirarsi indietro. Fa le valigie, saluta l'amata e parte. L'ultima avventura lo porterà in Marocco, dove dopo l'ennesimo incidente, e nonostante il divieto di volo per età e salute (aveva 44 anni e come visto, numerosi ricoveri alle spalle) riprende il volo. Il suo aeroplano, partito dalla base di Bastia in Corsica, sparisce nel luglio del 1944 in circostanze misteriose, forse abbattuto da un caccia tedesco, forse schiantato da un guasto.
La vita di Saint-Exupéry, insomma, è stata una grande avventura fino in fondo. E lui che diceva “Non chiediamo di essere eterni, ma di non vedere gli atti e le cose perdere tutto di un colpo il loro senso”, è passato all’eternità della memoria come simbolo dell'avventura pulita. Oggi Saint-Exupéry e il suo piccolo ometto biondo sono osannati e conosciuti ovunque, ma forse hanno messo un po' in ombra - con le interpretazioni "buoniste" che ne sono state date - lo spirito ardito e l’eroismo originario della favola e dell’autore. Il libro resta anche come una sorta di profezia sul destino dello scrittore: Exupéry è scomparso nel mare, alimentando per anni il mistero sulle circostanze della sua morte, proprio come il suo principe che “cadde dolcemente come cade un albero” e di cui non trova traccia, se non nel ricordo. Addirittura nel 1994, si pensava che il milite ignoto di Tolome in Francia, fosse proprio lo scrittore.
La vita di Saint-Exupéry, insomma, è stata una grande avventura fino in fondo. E lui che diceva “Non chiediamo di essere eterni, ma di non vedere gli atti e le cose perdere tutto di un colpo il loro senso”, è passato all’eternità della memoria come simbolo dell'avventura pulita. Oggi Saint-Exupéry e il suo piccolo ometto biondo sono osannati e conosciuti ovunque, ma forse hanno messo un po' in ombra - con le interpretazioni "buoniste" che ne sono state date - lo spirito ardito e l’eroismo originario della favola e dell’autore. Il libro resta anche come una sorta di profezia sul destino dello scrittore: Exupéry è scomparso nel mare, alimentando per anni il mistero sulle circostanze della sua morte, proprio come il suo principe che “cadde dolcemente come cade un albero” e di cui non trova traccia, se non nel ricordo. Addirittura nel 1994, si pensava che il milite ignoto di Tolome in Francia, fosse proprio lo scrittore.
Anche l’ammissione di qualche tempo fa di un tedesco di nome Horst Rippert che ha detto di aver abbattuto lui il LigthningP38 del francese, non ha oscurato il mito. Mito che è cresciuto in opere postume come Cittadelle del 1948, nelle corrispondenze alla mamma e agli amici per raccontare la guerra, e che vive oggi anche nel merchandising nato intorno all’opera appunto più amata dal pubblico: del principino si trovano profumi, zaini, astucci, magliette e quant’altro. La gadget-mania forse farà storcere il naso a qualche purista ma non oscura la grandezza di questo piccolo grande libro che da 60 anni fa crescere bambini e fa sognare e riflettere ancora gli adulti. E’ tradotto in tutto il mondo, è uscito addirittura in napoletano ('O Princepe Piccerillo, uscito per i tipi di Franco di Mauro) e c'è chi anche la sua continuazione, immaginando di trasformarlo in una saga. Ma soprattutto è un romanzo che fa riflettere. E' un romanzo che colpisce nel profondo soprattutto per la sua semplicità, per il suo odio per gli adulti e le loro idiozie, per la nostalgia delle radici e dei legami, scritte da un uomo venerato e onorato da tutto il mondo dei grandi. Il sapore iniziatico di quelle pagine ci aiuta a capire meglio le inquietudini di un uomo che ha vissuto la storia del cielo e della terra e soprattutto l’ha fatta. “E’ tutto un grande mistero” dice. E non ha tutti i torti.
SIMONE MIGLIORATO. Classe 1986, aspirante studente universitario, portiere di calcio e amante della letteratura e della scrittura. Vive a Roma, cercando di muoversi tra i tanti sforzi possibili. Cura il blog Dritto verso Itaca e questo è il suo profilo su myspace.
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