Da Tremonti a Maradona, consigli per un fisco amico
Articolo di Luciano Maranza
Dal Secolo d'Italia di giovedì 3 luglio 2008
Nel lontano 1991, nella reggia posillipina di via Scipione Capece, dove da tutto il mondo arrivavano fans e tifosi ad osannarlo, Diego Armando Maradona fu considerato “sloggiato, sconosciuto e irreperibile” da un oscuro messo, che risolse con questa formula burocratica l’adempimento della notifica di un primo avviso di mora da parte del Fisco. Sconosciuto? Proprio lui, il Re di Napoli, uno degli uomini più famosi al mondo, il calciatore del secolo... Nonostante la presenza fissa di un portiere dello stabile, che misteriosamente mai fu interpellato dal notificatore, quella procedura così sbrigativa e superficiale (che però costituisce la prassi per qualsiasi contribuente) innescò una spirale di atti che di fatto privarono il Pibe del diritto costituzionale alla difesa: il diritto di replicare “nel merito” alle accuse di evasione fiscale che invece poterono esercitare i suoi colleghi di quel Napoli stellare, Careca e Alemao, premiati poi dall’assoluzione. Accadde, cioè, quanto potrebbe succedere a chiunque di noi se un messo dell’esattoria bussasse alla porta di casa e non ci trovasse, perché magari siamo sotto la doccia. E non ripassasse il giorno dopo perché “segue la procedura”, esponendoci al rischio di ingiunzioni, more, pignoramenti e ipoteche.
Sono queste le tesi esposte nel libro L’Oro del Pibe. Paradossi e ingiustizie del fisco italiano, da Maradona al signor Nessuno (Esi, Edizioni scientifiche italiane, 281 pp, €19, proventi degli autori in beneficenza), di Giuseppe Pedersoli e Luca Maurelli che si pone come obiettivo quello di dimostrare che un meccanismo scorretto che è alla base delle notifiche di atti spesso delicatissimi per il contribuente, possa colpire indifferentemente il vip quanto l’anonimo cittadino. Per una strana coincidenza, proprio qualche giorno fa, durante la presentazione della Finanziaria triennale e del Dpef, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva annunciato l’intenzione di riformare il sistema delle notifiche degli atti che generano enormi contenziosi per lo Stato, «perché è arrivato il momento di sostituire con strumenti telematici il sistema dei messi notificatori di stampo ottocentesco». Così Tremonti aveva fornito un assist involontario al Pibe e anche al libro che lo difende, proprio mettendo l’indice su un sistema di notifica aggressivo e superficiale che spesso fa assumere al fisco quel volto “cattivo” contro il quale il ministro si è sempre battuto. Gli autori de L’Oro del Pibe, Luca Maurelli, giornalista, e Giuseppe Pedersoli, già commercialista di Maradona e oggi Difensore civico del Comune di Napoli, chiariscono subito, in apertura di libro, che dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 2005, Diego Armando Maradona è – tecnicamente– un evasore fiscale. «La nostra non è dunque una difesa del vip in quanto tale, né tanto meno un tentativo di giustificare l’evasione; anzi, l’obiettivo è convincere la politica che alcune norme sono obsolete e andrebbero riscritte, e lo dimostriamo attraverso paradossi e casi clamorosi, che non riguardano solo la vicenda Maradona ma tanti piccoli e grandi ingiustizie subite dall’italiano medio», spiegano gli autori. Diego, stando alla sentenza e alle leggi in vigore, deve pagare una cifra enorme al Fisco italiano: quasi 35 milioni di di euro. «Eppure, se si fosse difeso in tempo o se gli fosse stato consentito dalle leggi di discutere nel merito del contenzioso, avrebbe dimostrato che era innocente, perché in Italia può accadere che per l’identica fattispecie, con il medesimo contenzioso originato da contratti-fotocopia, una persona sia condannata dal fisco e altri calciatori, cui fu effettuata una notifica scrupolosa, siano invece assolti», spiegano Maurelli e Pedersoli. «Ma può accadere anche che la stessa persona, condannata dal fisco a pagare quanto “evaso”, possa essere invece assolta nel processo penale dall’accusa di evasione fiscale. Esattamente ciò che è accaduto a Diego, uscito indenne da un’inchiesta della magistratura ordinaria su quei presunti proventi evasi, ma perseguitato comunque dall’Erario». «È stata una sconfitta, ma era una di quelle battaglie che valeva la pena di combattere», ha commentato, da qualche parte del mondo, Diego Maradona, rallegrandosi per l’uscita del libroverità, cui qualche giorno fa è andata la menzione speciale del “Premio internazionale giornalismo e cultura - Vietri sul mare 2008”. Dal signor Maradona al signor Nessuno: questa è l’idea di fondo del libro, che vuole essere un manuale di sopravvivenza agli abusi spesso involontari del Fisco, senza mai mettere in discussione le sentenze e il principio del pagamento delle tasse, in un periodo storico in cui il Paese è spaccato tra i teorici della linea dura a fini educativi e i paladini del fisco dal volto umano, che chiede ma non perseguita. Venerdì scorso, in conferenza stampa a Napoli, Maurelli e Pedersoli hanno ricevuto la visita dello storico avvocato di Maradona, il penalista Vincenzo Siniscalchi, già parlamentare indipendente dei Ds e oggi membro laico del Csm. Tra il pubblico, peraltro, c’era anche il parlamentare di Forza Italia, Marcello Di Caterina, a dimostrazione di come Maradona sia sempre stato, fuori e dentro dal campo, un personaggio discusso e per certi aspetti discutibile, ma amato e difeso in maniera assolutamente bipartisan.
Sono queste le tesi esposte nel libro L’Oro del Pibe. Paradossi e ingiustizie del fisco italiano, da Maradona al signor Nessuno (Esi, Edizioni scientifiche italiane, 281 pp, €19, proventi degli autori in beneficenza), di Giuseppe Pedersoli e Luca Maurelli che si pone come obiettivo quello di dimostrare che un meccanismo scorretto che è alla base delle notifiche di atti spesso delicatissimi per il contribuente, possa colpire indifferentemente il vip quanto l’anonimo cittadino. Per una strana coincidenza, proprio qualche giorno fa, durante la presentazione della Finanziaria triennale e del Dpef, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva annunciato l’intenzione di riformare il sistema delle notifiche degli atti che generano enormi contenziosi per lo Stato, «perché è arrivato il momento di sostituire con strumenti telematici il sistema dei messi notificatori di stampo ottocentesco». Così Tremonti aveva fornito un assist involontario al Pibe e anche al libro che lo difende, proprio mettendo l’indice su un sistema di notifica aggressivo e superficiale che spesso fa assumere al fisco quel volto “cattivo” contro il quale il ministro si è sempre battuto. Gli autori de L’Oro del Pibe, Luca Maurelli, giornalista, e Giuseppe Pedersoli, già commercialista di Maradona e oggi Difensore civico del Comune di Napoli, chiariscono subito, in apertura di libro, che dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 2005, Diego Armando Maradona è – tecnicamente– un evasore fiscale. «La nostra non è dunque una difesa del vip in quanto tale, né tanto meno un tentativo di giustificare l’evasione; anzi, l’obiettivo è convincere la politica che alcune norme sono obsolete e andrebbero riscritte, e lo dimostriamo attraverso paradossi e casi clamorosi, che non riguardano solo la vicenda Maradona ma tanti piccoli e grandi ingiustizie subite dall’italiano medio», spiegano gli autori. Diego, stando alla sentenza e alle leggi in vigore, deve pagare una cifra enorme al Fisco italiano: quasi 35 milioni di di euro. «Eppure, se si fosse difeso in tempo o se gli fosse stato consentito dalle leggi di discutere nel merito del contenzioso, avrebbe dimostrato che era innocente, perché in Italia può accadere che per l’identica fattispecie, con il medesimo contenzioso originato da contratti-fotocopia, una persona sia condannata dal fisco e altri calciatori, cui fu effettuata una notifica scrupolosa, siano invece assolti», spiegano Maurelli e Pedersoli. «Ma può accadere anche che la stessa persona, condannata dal fisco a pagare quanto “evaso”, possa essere invece assolta nel processo penale dall’accusa di evasione fiscale. Esattamente ciò che è accaduto a Diego, uscito indenne da un’inchiesta della magistratura ordinaria su quei presunti proventi evasi, ma perseguitato comunque dall’Erario». «È stata una sconfitta, ma era una di quelle battaglie che valeva la pena di combattere», ha commentato, da qualche parte del mondo, Diego Maradona, rallegrandosi per l’uscita del libroverità, cui qualche giorno fa è andata la menzione speciale del “Premio internazionale giornalismo e cultura - Vietri sul mare 2008”. Dal signor Maradona al signor Nessuno: questa è l’idea di fondo del libro, che vuole essere un manuale di sopravvivenza agli abusi spesso involontari del Fisco, senza mai mettere in discussione le sentenze e il principio del pagamento delle tasse, in un periodo storico in cui il Paese è spaccato tra i teorici della linea dura a fini educativi e i paladini del fisco dal volto umano, che chiede ma non perseguita. Venerdì scorso, in conferenza stampa a Napoli, Maurelli e Pedersoli hanno ricevuto la visita dello storico avvocato di Maradona, il penalista Vincenzo Siniscalchi, già parlamentare indipendente dei Ds e oggi membro laico del Csm. Tra il pubblico, peraltro, c’era anche il parlamentare di Forza Italia, Marcello Di Caterina, a dimostrazione di come Maradona sia sempre stato, fuori e dentro dal campo, un personaggio discusso e per certi aspetti discutibile, ma amato e difeso in maniera assolutamente bipartisan.
1 commento:
E un grande libro, e si vede che e stato scritto da qualcuno che e veramente esperto di economia, e un gran fan di Maradona, un vero napoletano via.
Saluti
F.
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