venerdì 12 settembre 2008

Mondo ultras, gli stereotipi non spiegano (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia di giovedì 11 settembre 2008
E alla fine stangata è stata: chiuse le curve del “San Paolo” di Napoli fino al 31 ottobre e diecimila euro di multa per la società di De Laurentis. «I delinquenti stanno là, chiudiamo le curve» si legge nel comunicato del giudice sportivo Giampaolo Tosei che non ha rinunciato al pugno duro.
Certo, a Napoli non ci stanno: la società sta per intentare il ricorso e gran parte della tifoseria è amareggiata. Sono moltissimi, infatti, i supporters napoletani che hanno sottoscritto un abbonamento per le curve A e B e che non hanno partecipato alla trasferta di Roma e che quindi andrebbero penalizzati pur non avendo commesso alcun reato. E riprende consistenza da più parti l’equazione, veramente eccessiva, tifosi delle curve uguale delinquenti.
L’Osservatorio, intanto, aveva diramato una classifica riguardante le tifoserie italiane, distinte tra “buone”, quelle di Lazio e Fiorentina, “cattive”, Roma e Napoli, “cattive solo fuori casa”, Inter e Juventus, e “dormienti”, Catania e Livorno: una selezione che, tuttavia, non dice molto.
Chi invece, negli ultimi tempi, dimostra di aver saputo inquadrare bene la questione ultras – del resto la narrativa e la letteratura riescono dove le statistiche e la sociologia fanno acqua - è lo scrittore Pierluigi Felli, già autore di libri come Camerata addio, L’amor teppista e più di recente Vendetta ultras (Pulp Edizioni, pp. 110, euro 11). Ora nell’ultimo dei suoi romanzi - Ragazzi di curva (Edizioni Novecento, pp. 103, euro 11) – che si presenta listato a lutto in memoria di Gabriele Sandri, lo scrittore pontino fa ricordare al protagonista, Ismaele De Santis, i “suoi” anni Ottanta vissuti da ultras della Lazio, proiettando i ragionamenti in un futuro immaginario, datato 2017, in cui il figlio sceglie le stesse orme del padre, vivendo la passione calcistica da ultras, ma decidendo di tifare per il Napoli.
Alcune previsioni, eppur fantasiose e provocatorie, sono inquietanti. Ad esempio, Ismaele De Santis vede scomparire la sua squadra del cuore e assiste settimana dopo settimana a scontri basati solo sulle differenze cromatiche delle tifoserie divise in due grandi gruppi, i Blood, dove si raccolgono tutti i fans di squadre che hanno a che fare con il colore rosso, e i Crisps, dove accade lo stesso ma tra sostenitori di club contraddistinti dal blu. «Chiaramente si tratta di una ricostruzione di fantasia. – spiega Felli – Tuttavia non è inimmaginabile uno scenario in cui le tifoserie si uniscano superando le rivalità e le antiche divisioni facendo fronte comune sulle battaglie condivise. Di fronte alla deriva del cosiddetto calcio moderno, ad esempio, è possibile che le vecchie inimicizie vadano in subordine. Ma non solo: appresa la notizia della morte di Gabriele Sandri, le prime tifoserie a mobilitarsi in azioni di protesta sono state quella atalantina e quella tarantina, realtà storicamente anti-laziali». E quindi sembrerebbe che su battaglie comuni il campanilismo venga accantonato. Tuttavia quando si parla di ultras è quasi sempre per demonizzare la realtà del tifo calcistico, come si evince anche dai recenti fatti di Napoli. «Ogni sorta di vandalismo è da condannare. – precisa Felli – Non capisco cosa ci sia di utile nel danneggiare un vagone o imbrattare un monumento. Ma le colpe dei facinorosi non legittimano le distorsioni di alcuni eventi: per esempio, nell’episodio 23 de La Nuova squadra, la fiction di Rai Tre, si riproduce un evento identico al caso Sandri ambientato a Napoli in cui i “cattivi” sono gli ultras, armati ad un autogrill e che tentano di distorcere le prove dei loro crimini. Sono casi come questi che fanno disinformazione e rischiano di influenzare un processo che è tuttora in corso, mettendo sempre l’ultras nell’occhio del ciclone».
A detta di chi ne fa parte, invece, il mondo delle curve sembra essere anche portatore di messaggi positivi, di amicizia e solidarietà. «Ricordo – prosegue Felli – quando nel 1985 grazie a Padre Fedele Bisceglie, per l’occasione ribattezzato Frate ultrà, si realizzò a Cosenza il primo raduno degli ultras italiani al quale parteciparono gruppi che fino a quel momento erano stati in “guerra” tra loro come Cucs Roma, Fedayn Napoli, Granata South Force Salernitana, Blue Lions Napoli, Gioventù Giallorossa Messina, Gioventù Rossazzurra Catania, Falange d'Assalto Cavese, Freak Brothers Ternana, Warriors Reggina, Wild Eagles Catanzaro, Mastiffs Nocerina, Fossa dei Grifoni Genoa, Fedayn Casertana, Brigate Nerazzurre Atalanta, Falange d'Assalto Catania, Ultrà Fiorentina, NS Cosenza… insomma un po’ tutto il panorama italiano. C’era un clima di curiosità e autentica amicizia: oggi purtroppo si tende, invece che ad unire, a dividere e a spaccare le tifoserie con una presunta logica politica».
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Attento indagatore delle culture e delle dinamiche giovanili, collabora con il Secolo d’Italia. Si è laureato in Scienze storiche con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi preoccupa molto questo giustificare le azioni di questi teppisti che utilizzano tutti i pretesti possibili e immaginabili per menare le mani. La morte di Gabriele Sandri è una tragedia per noi tifosi e per lo stato italiano ma è indegno strumentalizzare la morte di quel ragazzo per fare della violenza gratuita come è accaduto. I tifosi del Napoli e comunque in generale chi vive il calcio come lo vivono gli Ultras sono in genere persone con un livello culturale bassissimo e famiglie sfasciate e per lo più senza valori. Mi preoccupa che il Secolo d'Italia abbia dedicato un articolo a questi animali.

Giovanni