sabato 11 ottobre 2008

Facebookmania, stasera a Roma il 1° Mega Party italiano

Dal Secolo d'Italia di sabato 11 ottobre 2008
L’appuntamento è per stasera – dalle 22 alle 4 – allo Spazio Zero Village in Viale Tor di Quinto a Roma, prima città italiana a ospitare il 1° Mega Party di Facebook. Quarantamila adesioni annunciate e un programma all’insegna del made in Fb: a esibirsi in musica, danza e spettacoli vari, saranno artisti rigorosamente registrati al sito. «Abbiamo colto un desiderio di tutti – sottolinea soddisfatto Giovanni Simone, uno degli ideatori dell’evento – quello di incontrare nella real life i tanti amici conosciuti in rete». Già, la facebookmania si fa ogni giorno più contagiosa e i cybernauti, per una sera, si apprestano ad abbandonare tastiera e monitor per darsi ai festeggiamenti. Consumato nell’estate il sorpasso nei confronti di MySpace, principale concorrente, “il libro delle facce” conta nel nostro paese un milione di appassionati e il numero degli iscritti continua a crescere esponenzialmente. Un successo di dimensioni planetarie che ha fatto di Mark Zuckerberg, il brufoloso studente di Harvard che l’ha lanciato nel 2004, «il più giovane miliardario del mondo», come l’ha definito recentemente la rivista statunitense Forbes. Una storia esemplare, tanto che la Sony ha già annunciato di volerne fare un film diretto da Aaron Sorkin. L’idea di Zuckerberg – dare vita a una specie di bacheca online in grado di mettere in rete gli studenti del college coniugando tradizione, gli annuari con fotina personale, e innovazione, l’interattività multimediale del web – è risultata geniale. Il passaparola ha fatto il resto, attraversando l’oceano e facendo di Fb – con i suoi 132 milioni di iscritti – il social network più frequentato del mondo. E non solo dagli studenti. Sono sempre di più gli over 35 disponibili a misurarsi nell’agorà telematica, collezionando amici – perché i profili individuali possono essere visualizzati solo da “amici” riconosciuti come tali – e pubblicando disinvoltamente foto familiari, elencando minuziose liste di interessi personali e postando continui aggiornamenti sull’andamento della propria giornata con brevi bollettini (“stato” nel linguaggio di Fb). Del resto, il sito offre le applicazioni più diverse: oltre alla condivisione di testi, link e video, è possibile dare vita a gruppi “dedicati” a un tema, al fine di conoscere persone affini (o semplicemente per ridere insieme), organizzare eventi a inviti o semplicemente dilettarsi con giochini di varia natura. Trendyssimo è l’advocacy politico-sociale, sposare cause umanitarie o politiche: dalle più nobili – “stop child abuse” – alle più ironiche, come “aboliamo gli autovelox”. In tutto questo baillame non potevano mancare gli intellettuali, in tanti iscritti a Fb ma in pochi disponibili a parlarne bene. Vittorio Zambardino di Repubblica sembra quasi doversi giustificarsi per la discesa negli inferi del web: «Ai colleghi dico che questo è il pubblico, sono quelli che ci danno da mangiare. Sapere come vivono è importante. Per saperlo c’è un solo modo: essere uno di loro». «Snobberia da guru dell’internet divulgatio», commenta Gianluca Nicoletti, perfettamente a proprio agio su Fb, tanto da aver fatto dei suoi oltre 3.500 amici una redazione aggiunta virtuale di Melog, la trasmissione radiofonica che conduce su Radio 24. «Fb – ci dice – è un fenomeno da quando in Italia se ne sono accorti i soliti quattro strafighettoni e ci hanno intinto il piedino come facevano le signorine primi Novecento quando andavano al mare con i braghettoni alla caviglia. Potrei fare esempi in quantità di personaggi noti che non scrivono mai una nota, un pensiero, una provocazione oltre la foto ufficiale e uno scarno profilo. Altri pagano forzatamente la necessità di mostrasi “tecnologicamente avanzati” e hanno affidato a sottoposti il compito di alimentare la community di adoranti alla loro immaginetta. La callipigerrima (testuale, ndr) Marianna Aprile di Novella 2000 si è mostrata anni luce avanti». E infatti la giornalista pugliese si mostra entusiasta, se non altro per il lavoro risparmiato: «Per noi è l’ultima frontiera del gossip: non abbiamo più bisogno di paparazzare, pedinare, carpire notizie con interviste. I volti noti, specie quelli dell’intellighenzia e della cultura, si “costituiscono” su Fb, mettendo in piazza tutto di sé». Esibizionisti che – per dirla con Gian Paolo Serino, autore sul Giornale di un ritratto al vetriolo sulle “penne famose” iscritte a Fb – «fingono di cercare amici ma vogliono una claque virtuale»? Forse per qualcuno è così. Non è certo il caso di tanti scrittori-facebooker, pronti a mettersi in discussione. Francesca Mazzucato – autrice di Generazione McDonald’s, romanzo appena pubblicato dall’editore Marlin – risponde (di persona) in un nanosecondo. Disponibilissimo è anche Luca Telese. Non solo “cuori neri”, perché Fb è assolutamente bipartisan. Altrettanto alla mano è Cristiano Armati, autore di Cuori rossi. Ippolito Edmondo Ferrario, scrittore e gallerista milanese con ben tre libri in uscita – Les Affreux, I Terribili. Storia dei mercenari italiani in Congo e Il segreto del castello di Milano (Mursia) e Le notti gotiche di Triora (Frilli) – è su Fb «per il piacere di confrontarmi con i miei lettori». Fabrizio Rondolino, addirittura, pubblica in esclusiva per i suoi 700 amici di Fb una strepitosa “Autobiografia di Pinocchio” a puntate che riprende e rielabora una prima versione apparsa sul La Stampa nel 2002. Cristina Di Giorgi, autrice di Note alternative, la musica emergente dei giovani di destra (Edizioni Trecento), confessa candidamente: «Mediante la mia pagina personale – ci dice – sono entrata in contatto con diverse persone interessate al volume e sono riuscita anche ad organizzare presentazioni in città diverse dalla mia». C’è mica niente di male! Non meno numeroso il partito dei sostenitori di Fb. Giovanni Tarantino, giovane collaboratore del Secolo d’Italia e indagatore delle mode giovanili, lo definisce «un luogo postmoderno dove le idee circolano bene e velocemente». Domenico Naso, giornalista e animatore del Megafono.net, blog liberale, liberista e libertario, sottolinea: «Fb è l’ultima frontiera della condivisione di interessi su Internet. I blog, che fino a un paio di anni fa credevamo invincibili, oggi arrancano, non riescono a stare al passo con uno strumento così multiforme». Filippo Rossi, giornalista e scrittore, non è stato a guardare e su Fb ha dato vita al gruppo “Caffeina Cultura”, dal nome del festival viterbese da lui ideato. Per la definizione del programma e persino della sigla da scegliere per la prossima edizione – la terza, prevista per luglio 2009 – si è rivolto ai 1000 iscritti aggregati in poche settimane: vero e proprio esempio di un uso partecipativo del mezzo. «Fb rimpicciolisce il mondo e con uno sforzo minimo – ci spiega Barbara Mennitti, direttore di Ideazione.com e sostenitrice di un uso equilibrato di Fb – si può utilizzare in molti modi: per restare in contatto con i vecchi amici o come vetrina di quello che si fa, per ampliare la propria rete di conoscenze (anche se virtuali), per sfidare qualcuno al gioco o per lanciare campagne e darvi risonanza». Di tutt’altro avviso Gianfranco Franchi, letterato romano di sangue triestino e responsabile di Lankelot.eu: «Ci sono persone che non vedo o non sento da anni. La ragione? Non abbiamo più niente da dirci. La prova? Fb. Ci ritroviamo, “ciao, che fine hai fatto?”, diciamo due o tre frasi e poi restiamo in silenzio. La verità è che la vita ha già fatto la sua selezione. Internet può servire a una piccola e media editoria di progetto e senza padrone». Altrettanto scettico è Giancarlo Loquenzi, che pure ha creato su Fb un gruppo di riferimento al giornale online che dirige, L’occidentale: «Si ammucchiano “amici” più per una sindrome da collezionista che per una vera voglia di relazioni. L’unico vantaggio di Fb è aver ridotto il numero delle persone che fanno ricorso ai siti porno». E questo è un dato certificato da Bill Tancer, direttore di Hitwise, una delle principali agenzie di monitoraggio del web: dopo un decennio di dominio assoluto dei siti a luce rossa, sono i social network a farla da padrone. Un dato che certamente non sfugge ai politici, il cui numero di presenze su Fb aumenta di giorno in giorno. Gianmario Mariniello, pioniere della giovane destra sul web, è stato tra i primi a sbarcare su Fb: «Lo strumento telematico non può sostituire il contatto umano, né aiuta a fare voti – avverte – oggi, però, avere un profilo su Fb è fondamentale per aumentare la propria visibilità. Poi capita spesso che i contatti virtuali divengano contatti reali. E questo è sicuramente un completamento necessario per chi fa politica». Approccio più immaginifico quello di Miro Renzaglia, poeta, scrittore e blogger: «Fb è l’iperuranio. Vale a dire: il regno da dove la luce dell’essere reale proietta sul fondo della caverna l’ombra delle persone, creando l’illusione del mondo apparente. Sostituita la caverna platonica con lo schermo del pc, mi sembra l’analogia tenga... Peccato che io non creda all’iperuranio! Vabbeh, per un po’ ci giocherò lo stesso: l’apparenza è così divertente...». Come si vede, il dibattito è aperto. A tagliare la testa al toro è l’editore Alberto Castelvecchi, facebooker popolarissimo con le sue 2000 amicizie: «Fb logora chi non ce l’ha». Chi ancora non ce l’ha, aggiungiamo noi.
(Questa è la versione integrale dell'articolo, pubblicata sul Secolo con qualche piccolo taglio dovuto a ragioni di spazio)

3 commenti:

Antonio Gurrado ha detto...

Roberto, alla primavera dell'anno scorso ero a Oxford e un'universitaria americana mi aveva proposto: "Ci sentiamo su Facebook". Ho dovuto ammettere la mia ignoranza (una volta tanto). Lei mi ha spiegato di cosa si trattasse, nell'Inglese incerto che caratterizza le universitarie americane, ho espresso un sano scetticismo (un po' come il signore ottocentesco che, guardando partire il primo treno, dichiarò che non sarebbe andato lontano, in tutti i sensi; un po' come il signore novecenteco che, ascoltando il primo provino dei Beatles, disse che il loro sound era superato) quindi ho detto che allora non ci saremmo sentiti affatto.
Poi, a partire dall'autunno, ho vissuto a Pavia e lì sono stato progressivamente accerchiato da un centinaio di universitari italiani impazziti i quali, nell'Italiano incerto che li caratterizza, hanno intessuto magnifiche lodi di Facebook facendo riferimento a gruppi e consorterie esoteriche di questo o uel Collegio, di questa o quella Carboneria, tale da farmi prendere il coraggio a due mani, un pomeriggio invernale, scolpire il mio profilo ed entrare per uno o due giorni di prova, tanto per vedere com'era. Oggi ho 143 amici, fra i quali te (ma anche Sabina Guzzanti e Annalena Benini, Michela Murgia e Livio Romano, oltre a ex fidanzate mie e altrui, donne irraggiungibili, morbosi rompicoglioni, etc.), 8 foto (nella maggior parte delle quali gioco al bigliardo) e 15 gruppi (fra i quali spiccano "Io odio Trenitalia", "Monty Python's Completely Unnecessary Webring" e "Il Telo sulla Ghirlandina". Sono altresì fan sfegatato di 12 faccende: Sarah Palin, il Milan, Damiano Cunego, Corrado Guzzanti, Yelena Isinbaeva, Giovannino Guareschi, Voltaire, James Joyce, Sabina Guzzanti, i Beatles, Franco Battiato e San Pio V.

Il bello è che da un paio di settimane stanno crescendo esponenzialmente gli iscritti meridionali - cosa che, oltre a consentirmi di ritrovare compagni di liceo dimenticati magari a ragione, dimostra come Facebook abbia conquistato l'Italia.

Ieri mia madre ha detto che se la aiuto si apre un profilo anche lei. Non la aiuterò.

G.

giovanna massironi ha detto...

dai fai un profilo alla mamma!

Antonio Gurrado ha detto...

No, mi vergogno.

G.