giovedì 19 marzo 2009

Ricordando il Mister Magoo di Millard Kaufman, miope maestro di leggerezza (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia di giovedì 19 marzo 2009
«Mi sembrava che l’Iraq fosse al centro dell’attenzione, ecco perché l’ho ambientato lì, ma avrei potuto scegliere un posto a caso, tipo Oswego, nello stato di New York, che è un altro posto in cui non sono mai stato». Leggerezza, sincerità, ironia, sarcasmo, casualità e voglia di conoscere e scoprire posti nuovi. Questi e altri potrebbero essere alcuni degli elementi per cui si continuerà ancora a parlare di Millard Kaufman – il celebre sceneggiatore nonché creatore dello storico personaggio dei cartoni animati Mister Magoo – che, poco prima della sua dipartita a Los Angeles, avvenuta all’improvviso sabato scorso, aveva fatto anche in tempo a debuttare come scrittore.
È da poco arrivato anche in Italia il romanzo d’esordio di Kaufman che, all’età di novantadue anni, è riuscito a realizzare la sua prima opera narrativa. Solo due anni fa, nel 2007, aveva infatti fatto la sua comparsa negli Stati Uniti il suo Bowl of cherries, tradotto in Italia come Molto lontano dal paradiso (Baldini Castoldi Dalai, pp. 408, euro 19). È la storia di Judd Breslau, quattordicenne prodigio abbandonato dal padre e che vive con una madre semialcolizzata, il quale viene cacciato dall’università di Yale senza troppi complimenti. E Judd si imbatte allora in Phillips Chatterton, uno stravagante egittologo che lavora a un misterioso progetto nella sua casa-laboratorio, che diventa il punto di riferimento del ragazzo. Valerie, la figlia del professore, sarà la causa, più o meno diretta, di una vorticosa girandola di episodi e situazioni che trascineranno Judd in un ranch in Colorado, sul set di un film pornografico a New York e, infine, dentro una cella in una sperduta provincia irachena, dove era finito per ammirare l’architettura locale.
Una vera e propria odissea che si snoda in un romanzo sempre in magico equilibrio tra farsa e critica politica, tra avventura picaresca e racconto di formazione, dove le gioie, i dolori, le speranze, le paure e l’inesauribile ansia vitale dei protagonisti vengono descritti con insospettabile sensibilità. Fino a quando Judd, in attesa di esecuzione nel carcere della cittadina irachena, ripercorre i frammentati ricordi della sua giovane vita, dove il presente, rappresentato da una deplorevole prigionia, si mischia al ricordo di un passato prossimo, in un alternarsi di eventi che accomuna il ragazzo americano immaginato da Kaufman ad altri celebri giovani americani come il “giovane Holden” di Salinger o il Garp di David Irving. Il tutto senza risparmiare qualche critica – anche pesante – sulle scelte del presidente George W. Bush relativamente alla guerra in Iraq, e alla sua ossessione sull’esistenza di armi di distruzione di massa. Un’ironia dissacratoria, quella di Kaufman, che a novant’anni anni si è dimostrato molto più giovane di tanti che solo anagraficamente possono definirsi tali. Una prerogativa che ha sempre reso attuale il pensiero e il lavoro di Millard Kaufman che da decennio era famoso soprattutto come sce neggiatore e cartoonist.
Nato nel 1917, Kaufman durante la seconda guerra mondiale ha combattuto a Guadalcanal e ha partecipato agli sbarchi di Guam e Okinawa. E subito dopo la guerra si è dedicato alla creazione del cartoon Mister Magoo. Adesso lo abbiamo riscoperto nei panni di un esordiente un pò speciale, di novantadue anni, particolare anagrafico di poca rilevanza dato che questo non gli ha impedito di tracciare un esilarante e commovente ritratto dell’adolescenza, suscitando l’entusiasmo di McSweeney’s, il laboratorio di scrittura di Dave Eggers, che ha lanciato il romanzo, considerato il termometro delle tendenze della narrativa americana contemporanea. Proprio l’editore McSweeney’s ha reso noto che, comunque, nel corso di quest’anno uscirà il secondo romanzo di Kaufman, intitolato Misadventure. In italiano significa “disavventura”, una parola che suona come un leit-motiv lungo tutta la carriera e la produzione creativa di Kaufman. Infatti, in perenne disavventura viveva il personaggio di Mister Magoo. Creato, insieme a John Hubley nel lontano 1949 per la United Productions of America, uno studio di animazione fondato da alcuni dissidenti della Disney Company in rottura con la famosa azienda. Quincy Magoo – questo il nome per intero del personaggio – era un ricco pensionato, basso e molto miope, al punto da essere praticamente cieco. Nel 1949 Kaufman ne scrisse la prima sceneggiatura, intitolata Ragtime Bear, il cartoon che vede l’esordio di Mr. Magoo, personaggio creato ispirandosi a un suo zio. Questi, in realtà, ci vedeva benis ma, come racconta Kaufman, «interpretava ogni cosa che vedeva in maniera molto particolare, a volte poteva essere un pò difficile, ma vedeva solo le cose per come esistevano secondo il suo punto di vista molto soggettivo».
Nelle sue storie dei “cartoon” Magoo, invece, a causa della sua debole vista, si trovava continuamente nei guai, in genere senza rendersi assolutamente conto dei pericoli che corre e delle disavventure che gli capitano. Calvo e brontolone, Magoo si ostinava a non volere accettare la sua condizione di miope e rifiutava l’imposizione degli occhiali, lasciandosi così accompagnare dal nipote Waldo e da un cane di nome Mc Barker. E così, il vecchietto miope si trovava sempre al centro di storie caratterizzate dagli equivoci dell’incoscienza di Magoo, che prende l’aereo creden credendosi in nave o che assiste a un conflitto a fuoco tra polizia e banditi e crede di trovarsi a una festa animata dai fuochi d’artificio. Mister Magoo però, da sempre icona di spensieratezza e di libertà, di rifiuto della costrizione a cui lo avrebbe ridotto la sua condizione di ipovedente, riusciva sempre a passare incolume in mezzo a tutto ciò, senza riportare alcuna conseguenza dai pericoli che effettivamente correva, senza rendersene conto. Probabilmente perché era sempre accompagnato da una inesorabile fortuna, che lo assiste anche quando si trova in equilibrio sui grattacieli, credendosi in ascensore. Un personaggio davvero particolare quello di Mr. Magoo che si fece conoscere in Italia dapprima, negli primi anni Settanta, sulla celeberrima “Tv dei Ragazzi” che andava in onda alle 17,30 sull’allora Primo Canale della Rai, e poi grazie la diffusione del cartone animato attraverso le tv locali seguita da Mediaset, e che nel 1997 divenne anche un film per il cinema, con Leslie Nielsen nei panni del miope protagonista. Tra l’altro ci fu anche una bella serie di mediometraggi in cui Mister Magoo interpretava i classici della letteratura per l’infanzia, da Un canto di Natale a L’isola del tesoro e fu un vero successo di massa nelle domeniche pomeriggio italiane del 1970-71.
Chissà che non sia stata la particolare condizione di precarietà, sempre assistita dal lieto fine, e di libertà a colpire l’immaginario di alcuni tifosi della Roma, che già da qualche anno sventolano nella parte bassa della Curva Sud dello stadio “Olimpico” un bandierone in cui viene rappresentato proprio il nostro Mr. Magoo. Un’innovazione grafica, quella degli ultras giallorossi, che ha lasciato tutti spiazzati quando gli osservatori del fenomeno tifo si resero conto della scelta iconografica: per la prima volta in una curva venivano riposte simbologie tetre, come teschi, o “cattiviste”, come quelle che raffigurano bande tipo dei drughi di Arancia meccanica, se non addirittura tristemente politiche, per preferire un tranquillo e anziano signore borghese, reso incosciente dalla sua spensieratezza malgrado la miopia, che evidentemente a modo suo simboleggiava la capacità di affrontare la vita con leggerezza. Che del resto è sempre stata una prerogativa di Kaufman, che durante i suoi novantadue anni ha sempre dimostrato di sapere sognare a occhi aperti. Amava farlo durante i suoi viaggi, molti dei quali proprio in Italia, come ha raccontato di recente, di quando andò in cima al Duomo di Milano, che lui chiamava “The Cathedral”, a riflettere guardando il Cielo, che per lui era simbolo per eccellenza di libertà. Al quale adesso sarà approdato dopo aver abbandonato la vita terrena, libero come sempre e magari sperando di non essere troppo lontano dal Paradiso.
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Attento indagatore delle culture e delle dinamiche giovanili, collabora con il Secolo d’Italia. Si è laureato in Scienze storiche con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra.

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