Articolo di Filippo Rossi
Giano Accame è scomparso. Con lui se ne va un maestro di libertà intellettuale. Se il mondo fosse giusto, le parole dovrebbero finire qui, per lasciare spazio alla commozione e al dolore dei tanti che si sono formati sull’esperienza umana e culturale del giornalista e scrittore. Ma è proprio la consapevolezza che ad averci lasciato non è stato solo un collega ma un maestro di libertà che in qualche modo obbliga alla parola. Al ricordo di un’esperienza intellettuale per forza di cose “collettiva”. Perché la sua vita, senza volerlo, è stata la vita di tanti. Uno scrittore di destra che ha dovuto conquistare la propria libertà «faticosamente e giorno per giorno, vincendo pregiudizi, difficoltà e tentativi di discriminazione», così Giano Accame parlava di sé qualche anno fa a un gruppo di studenti di un liceo classico di Napoli.
Considerato uno degli intellettuali storici della destra italiana, Accame è stato un pensatore “eretico”, pronto a prendere posizioni controcorrente e a difenderle a spada tratta anche contro gli alleati di partito. Redattore delle più importanti riviste della destra italiana, da Il Borghese a Il Fiorino fino al Secolo d'Italia, di cui fu per anni direttore. Di questa esperienza, ci piace ricordare quella prima pagina del lontano 1998: una foto di Gianfranco Fini con una bambina di colore in braccio; il titolo, “Solidarietà”; e l’editoriale in cui Accame spiegava come la destra italiana non sarebbe mai potuta diventare xenofoba e razzista. Anni luce prima dei “cosiddetti” strappi di Fini sul tema dell’immigrazione.
Un anno fa, la rivista Letteratura-Tradizione gli ha dedicato un monografico per il suo ottantesimo compleanno, il 30 luglio 2008. Quello “Speciale Giano Accame” era stata l’occasione – come ha spiegato Luciano Lanna sul Secolo d’Italia – per tentare di ricordare tutto quello che Giano ha rappresentato e continua a rappresentare per una destra maggioritaria e al tempo stesso radicata nel Novecento italiano. «Che cosa deve colpire di un individuo, a tutt’oggi attivissimo nella politica militante e a un tempo uomo di libri e di studi come Giano Accame?», si domandava lo storico Marcello Staglieno. La risposta era corale: uno straordinario impegno di militanza intellettuale e personale per restituire alla destra italiana la piena legittimità nel dibattito politico e culturale.
Giornalista, scrittore, intellettuale, storico dell’Italia repubblicana e studioso di politica economica, aderente al Msi dalle origini sino al ’56, animatore dei Centri di vita italiana con Ernesto De Marzio, firmatario del manifesto per una Nuova Repubblica presidenziale nel lontano ’64, inviato speciale per dieci anni del settimanale il Borghese dei tempi d’oro, il primo intellettuale di destra ad avere posizioni filoisraeliane, inviato economico del Fiorino, caporedattore al Settimanale, autore di libri come Socialismo tricolore, Il fascismo immenso e rosso, Ezra Pound economista, La destra sociale, Una storia della Repubblica, Accame ha sempre lavorato – come scrive il suo collega di studi universitari Giorgio Galli – «per far uscire la destra dal lungo letargo». Lo ha spiegato lui stesso: «Anche negli anni più ottusi e bui mi sono mosso come pochi per un allargamento. Oltre la sconfitta bellica, degli orizzonti culturali, per ristabilire dei collegamenti, per sentirci meno soli e vivere la nostra esperienza in un quadro di riferimenti mondiali, da cui non dovevano essere esclusi nemmeno gli interessantissimi fermenti di rivitalizzazione della tradizione nazionale che si andava sviluppando a sinistra».
Del resto, già nel 1961, come segretario generale del Centro di vita italiana, promosse e organizzò il primo Incontro romano della cultura andandosi a cercare in tutto il mondo gli uomini e gli autori con cui dimostrare che la nostra cultura non era affatto sotto lo scacco della doppia egemonia neo-marxista e azionista. La prima seduta fu addirittura aperta con la presidenza del poeta greco Odisseo Elitis, successivamente premio Nobel per la letteratura, e l’ultima da Michel Déon, futuro accademico di Francia. E Accame fornì una certa idea della destra attraverso la partecipazione attiva al convegno di figure come Ernst Jünger e Gabriel Marcel, John Dos Passos e Marcel de Corte, Vintila Horia e Armin Mohler, Hans-Joachim Schoeps e Paul Serant… Un’intuizione, quella di Accame, che veniva da lontano e che muoveva dalla consapevolezza della necessità di rivendicare e attualizzare la grande lezione incompiuta del Novecento.«Tutta la sua militanza politico-culturale ha scritto Luciano Lanna – è stata condotta all’insegna del dialogo e del superamento degli steccati, basti ricordare la sua interlocuzione negli anni con intellettuali di sinistra come Massimo Cacciari, Pablo Echaurren, Gianni Borgna o Gad Lerner, e come negare lo spirito a tutto campo che ha animato i suoi principali lavori da storico? Da Socialismo tricolore, in cui sottolineava le venature nazionali del Risorgimento socialista e la svolta del riformismo craxiano in direzione del decisionismo e delle aperture verso la destra a Una storia della Repubblica pubblicata da Rizzoli nel 2001, una ricostruzione dedicata non certo all’esperienza di Salò ma all’Italia in cui viviamo dal ’46, dalla grande mostra del Colosseo dell’84 su “L’economia italiana tra le due guerre” sino ai ventiquattro profili di storia delle idee tracciati per Rai Educational con la serie televisiva Intelligenze scomode del ’900».
La decisione giovanile di aderire alla Rsi non ha mai, per Giano, significato nostalgismo, estremismo o tentazioni al ripiegamento identitario. In fondo, il suo è stato il percorso di un nazionalista moderno, socialmente illuminato, raziocinante e dialogico verso la costruzione di una destra normale, maggioritaria, a vocazione egemonica. Con questo spirito “maggioritario”, nel 1964 diresse Nuova Repubblica, organo del movimento presidenzialista del repubblicano Randolfo Pacciardi, l’Unione democratica per la nuova Repubblica. Come stretto collaboratore di Pacciardi, Accame fu anticipatore, durante gli anni Sessanta, del dibattito sulla repubblica presidenziale. Con un orientamento sempre ben fisso: «Dedicare sempre maggiori attenzioni al dato comunitario della società e della cultura, rispetto a quelle che la vecchia destra riservava alle strutture amministrative e politiche dello Stato, ai suoi organi elettivi e ai suoi poliziotti...». Una destra non burocratica. Non legalitaria. Poco “legge e ordine” e molte libertà. Una lezione che Accame ha costantemente fondato sull’esperienza storica: «Anche nel deserto delle strutture politiche unitarie – ha scritto – l’anima nazionale ha costruito le sue flotte e le sue cattedrali, la torre veneta a Salonicco, la torre dei genovesi a Costantinopoli, la sua potenza religiosa, economica e commerciale, ha scritto i suoi poemi, ha riempito il paese di castelli, di municipi, di statue e di quadri, ha fatto le sue scoperte e ha trasmesso nei secoli da Dante a Petrarca a Machiavelli a Leopardi una certa idea dell’Italia… ». Ecco, è con questa sensibilità globale e aperta che Giano Accame, il nostro Giano Accame, ha aiutato la destra a fare i conti e a ritrovare una sintonia profonda con la propria storia e con il proprio futuro. Grazie Giano, da parte di tutti noi. La tua scomparsa sarà l’occasione per rileggerti con gli occhi di chi ha la certezza che, se la destra italiana è potuta arrivare dove è arrivata, è anche grazie a un intellettuale libero. Come te.
16 aprile 2009
Filippo Rossi, giornalista e scrittore (autore, con Luciano Lanna, del saggio-dizionario Fascisti immaginari. Tutto quello che c'è da sapere sulla destra, Vallecchi 2003), ha cominciato al quotidiano Il Tempo, è stato caporedattore del settimanale l'Italia, direttore delle news di Radio 101 e collaboratore di diverse testate politico-culturali. Attualmente è coordinatore editoriale della fondazione presieduta da Gianfranco Fini, "Farefuturo" e direttore del web magazine.
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