Se significa essere vitali, non ideologici e senza pregiudizi, è un complimento!
Corsivo di Filippo Rossi
È la seconda volta che Alessandro Giuli sul Foglio ci definisce, a noi di Ffwebmagazine, “giovanilisti”. Termine, che indubbiamente, non utilizza come un complimento. Ci sembra di capire che la nostra colpa più grande, secondo Giuli, sarebbe quella di interpretare una destra che vuole stare al passo coi tempi; che non sale sulle alte vette della conoscenza per distillare al mondo gocce di sapienza tradizionale; che sa ascoltare la società invece di vivere separata da un mondo che immagina in rovina; che si mette in dubbio e non distribuisce certezze; cha sa parlare il linguaggio della modernità perché ne fa parte senza pregiudizi; che non vede la decadenza a ogni angolo di strada e a ogni anno che passa; che non vive in un eterno Kali Yuga psicologico costruito sul rifiuto del mondo e sul disprezzo per la gente; che non si arrocca su visioni gerarchiche e aristocratiche della politica; che non fa della necrofilia il suo registro culturale preminente, perché parla coi vivi ai vivi, e non di morti coi morti.
Come diceva il Secolo d’Italia l’altro giorno, una destra trendy, alla moda, che non vuole porsi fuori dal flusso della storia, che accetta la sfida e si sporca le mani, che mette in conto di sbagliare ma non ha paura di combattere “dalla parte giusta”. Una destra che vuole essere vincente, che vuole parlare con tutti, che non vuole rinchiudersi nella caverna di Polifemo ma prender il largo insieme a Ulisse. Navigando sulle rotte dell’imprevisto e della sorpresa.
Una destra non più incupita, nostalgica, astiosa o bacchettona. Una destra non ideologica, popolare senza essere trash, vitale. Una destra che sa ancora meravigliarsi, solare. Che sa sorridere. Non burocratica. Giovanilista? Sì, perché no. Espressione magari di quel giovanilismo tutto italiano che trova in Gian Burrasca la sua icona e il suo campione. Lo ammettiamo, preferiamo di gran lunga Gian Burrasca ai tanti, troppi tromboni che ancora cercano di imprigionare la politica italiana in gabbie mentali che ormai non reggono più. E allora dobbiamo ammetterlo: per noi “giovanilista” è e continua a essere un complimento. Grazie, Alessandro Giuli.
14 novembre 2009
Come diceva il Secolo d’Italia l’altro giorno, una destra trendy, alla moda, che non vuole porsi fuori dal flusso della storia, che accetta la sfida e si sporca le mani, che mette in conto di sbagliare ma non ha paura di combattere “dalla parte giusta”. Una destra che vuole essere vincente, che vuole parlare con tutti, che non vuole rinchiudersi nella caverna di Polifemo ma prender il largo insieme a Ulisse. Navigando sulle rotte dell’imprevisto e della sorpresa.
Una destra non più incupita, nostalgica, astiosa o bacchettona. Una destra non ideologica, popolare senza essere trash, vitale. Una destra che sa ancora meravigliarsi, solare. Che sa sorridere. Non burocratica. Giovanilista? Sì, perché no. Espressione magari di quel giovanilismo tutto italiano che trova in Gian Burrasca la sua icona e il suo campione. Lo ammettiamo, preferiamo di gran lunga Gian Burrasca ai tanti, troppi tromboni che ancora cercano di imprigionare la politica italiana in gabbie mentali che ormai non reggono più. E allora dobbiamo ammetterlo: per noi “giovanilista” è e continua a essere un complimento. Grazie, Alessandro Giuli.
14 novembre 2009
1 commento:
AHAHAHHAHAHAH una destra trendy e di moda... questa gente non si rende neppure conto di quanto è ridicola.
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