Un quartiere della Capitale è stato interamente dedicato ai grandi del fumetto italiano
Dal Secolo d'Italia di sabato 21 novembre 2009
Articolo di Valter Delle Donne
La consacrazione ufficiale c'è stata ieri al quartiere Torrino Mezzocammino, periferia di Roma, a metà strada tra l'Eur e Ostia. La presentazione della Rotonda dei fumetti è un altro passo avanti per un quartiere, inaugurato quattro anni fa, interamente dedicato a uno dei fenomeni artistici del '900: il fumetto.
Ieri pomeriggio l'assessore alla Cultura, Umberto Croppi, ha partecipato all'inaugurazione dell'arredo urbano di piazza Andrea Pazienza (il dissacrante disegnatore di Zanardi e altri personaggi entrati nel Pantheon delle strisce), realizzato con 24 pannelli mosaicati riproducenti altrettanti personaggi che rappresentano la storia del fumetto italiano. Un ulteriore promozione per il fumetto: da fenomeno minore (qualificati abitualmente con il termine dispregiativo di giornaletti o giornalini) a movimento culturale di serie A. Può essere emblematico l'incrocio toponomastico di questa zona di Roma, che intreccia via Bartolomeo Cavaceppi (scultore dei pontefici alla fine del 1700) con via Aurelio Galeppini (disegnatore degli albi di Tex Willer). Sacro e profano, verrebbe da dire e non solo per questo: tra le oltre mille persone che ieri pomeriggio affollavano la zona, è intervenuto anche il vescovo ausiliare Ernesto Mandara, che ha "benedetto" l'iniziativa, avanzando persino un suggerimento personale. «Lo so che sono strade dedicate ai comics italiani, ma da vecchio lettore di Topolino, non ci starebbe male una strada anche per lui». La scelta, infatti, è quella di dedicare un omaggio agli operatori di un settore che ha allietato la vita e l'infanzia di milioni di italiani. Lo sdoganamento di una forma d'arte vera e propria. Così l'area edificata vanta strade e piazze dedicate a mostri sacri come Gian Luigi Bonelli, (padre della omonima casa editrice che produce eroi di carta come Tex, Zagor e Dylan Dog). C'è spazio praticamente per tutti i più grandi autori degli albi disegnati: da Guido Crepax (creatore di Valentina) a Benito Jacovitti (i suoi Diari Vitt hanno riempito le cartelle di generazioni di studenti). All'inaugurazione con gli assessori Cavallari e Bordoni e il presidente del Municipio, Calzetta, il più felice è il presidente del comprensorio Torrino Mezzoccammino, Maurizio Nicastro, il quale racconta così la genesi dell'iniziativa: «Sono un appassionato di fumetti da sempre. Quando stavamo lavorando all'edificazione del quartiere, mi sono detto: perché non dedicare le strade a una forma d'arte che finora è stata così sottovalutata?». A questo punto l'imprenditore, appassionato di fumetti, andò a proporre l'idea all'allora giunta capitolina. «La mia idea fu immediatamente accolta così quattro anni fa abbiamo avuto l'intitolazione delle prime strade». Un'operazione che è andata avanti: ieri la presentazione di ventiquattro pannelli giganti che ritraggono, fra gli altri, Billy Bis, Zanardi, Tex, Diabolik, Zagor, CoccoBill, il signor Bonaventura. Non mancano fumetti umoristici, come le Sturmtruppen e Lupo Alberto o personaggi cari ai bambini come le Winx e Tiramolla. Sono pannelli in mosaici di fotoceramica (altezza 4,20 metri, larghezza 3,60) che regalano un suggestivo effetto parco dei divertimenti a tutta la zona. Non a caso, accanto a piazza Andrea Pazienza, sul bordo inferiore della Circonvallazione meridionale, c'è il Parco che sorge su quaranta ettari di verde, quattro dei quali, con un ingresso tutto dedicato a Corto Maltese, nato dalla fantasia di Hugo Pratt (ovviamente anche lui vanta una strada tutta sua). Nel resto dell'area verde è stato realizzato uno spazio giochi per bambini, un'area per cani di tremila metri quadrati, un campo di pallavolo e uno di pallacanestro. Progressivamente tutti i 38 ettari del parco verranno aperti al pubblico e collegati tramite una pista ciclabile di sette chilometri.
Nicastro non nasconde la soddisfazione dopo la cerimonia: «Non mi aspettavo così tanta gente. Con i pannelli mosaicati cerchiamo di rappresentare tutta la storia del fumetto italiano». Roba da ragazzini? «Macché. Io ho 66 anni - replica secco - ho imparato a leggere sugli albi di Tex quando avevo cinque anni. Ho tutta la collezione completa». L'imprenditore romano ricorda anche il momento in cui gli si è accesa la lampadina: «Ho gli uffici in via Giuseppe Mangili. E ogni volta mi domandavo chi fosse mai questo tizio. Facendo qualche ricerca ho scoperto che era un architetto, tra l'altro era stato l'inventore dei coriandoli». A quel punto, come un personaggio dei fumetti, come Archimede pitagorico, ha gridato il suo: Eureka! «Perché chi ha inventato i coriandoli sì e chi realizza storie a fumetti no?». Ma Nicastro non si fermerà qui. Il prossimo passo sembra realizzare quanto immaginato nel film Bianca di Nanni Moretti, dove il protagonista va ad insegnare in una scuola intestata all'attrice Marilyn Monroe e i professori tengono lezioni su Gino Paoli. «Tutti gli istituti scolastici del consorzio saranno intestati a personaggi dei fumetti». Si comincia con l'asilo: che si chiamerà la Stefi, personaggio del Corriere dei piccoli nato dalla fantasia di Grazia Nidasio, spin-off (come si usa dire adesso) di un altro celebre fumetto, Valentina Melaverde. Inutile chiedere a Nicastro se davvero i fumetti sono cultura di serie A. «Non si discute nemmeno. Per me sono cultura perché sono rappresentate da un'insieme di storia e di disegno che danno loro un pieno valore».
Da noi c'è ancora qualcuno che storce il naso quando si parla di questo argomento. Un atteggiamento che è invece in pieno contrasto con altri Paesi occidentali. Maestri, in tal senso, sono i francesi. La bande dessinée, o più semplicemente bédé, come i cugini d'oltralpe chiamano il fumetto, ha un posto privilegiato nella cultura francese, oltre a un mercato che, nonostante la crisi, continua a essere prospero. In Francia l'editoria a fumetti media tra obiettivi commerciali e istanze artistiche tanto che le pubblicazioni a fumetti concorrono nei premi letterari con la stessa dignità. Insomma, per i francesi un romanzo di Umberto Eco e un albo di Milo Manara hanno la stessa autorevolezza. Anche negli Stati Uniti la tendenza a elevare il comics a forma d'arte sta prendendo piede. L'esempio più significativo è incarnato da Frank Miller. Nato artisticamente come autore di storie a fumetti (per la Marvel e per la Dc Comic), creatore della serie Sin City e di 300, è diventato un autore importante anche per il grande schermo. Una ulteriore promozione di questa forma d'arte arriverà con ogni probabilità con l'uscita del film della Marvel, Thor, il supereroe ispirato alla mitologia vichinga. La pellicola sarà diretta da Kenneth Branagh, attore e regista britannico, che ha costruito la sua carriera sull'allestimento per il cinema di opere di Shakespeare. Insomma, sia Amleto di Shakespeare o il Dio del Tuono di Stan Lee, anche per gli americani è sempre e comunque una forma d'arte.
Croppi: così diventammo "fumettari", sognando di essere Corto Maltese
Intervista a cura di Federica Perri
In principio furono Pecos Bill e Flash Gordon, gli antesignani dell'avventura sulle nuove frontiere. Poi arrivò Corto Maltese, e non ci fu - quasi più - spazio per nessuno. Umberto Croppi, l'assessore capitolino alla Cultura, racconta volentieri la sua storia adolescenziale di "fumettaro", storia comune a un'intera generazione che ha scelto i suoi eroi di carta con la stessa passione dedicata a quelli in carne e ossa.
Sul fumetto gravavano negli anni '70 tanti stereotipi. Letteratura di serie B, roba da scemi, e in qualche caso da comunisti...
Ma va là. Io, classe '56, come tanti altri a destra sono stato un forte lettore fin da giovanissimo, e non parlo di romanzi ma di saggi, filosofia, analisi storica. Eppure non ho mai percepito il fumetto come una forma alternativa di letteratura, come un'evasione da cose più impegnate, ma semmai come una variante, assolutamente allo stesso livello dei libri.
Preferenze, l'avventura. E poi?
Il fantastico, sicuramente. Metal Hurlant e Pilote, per citare il nome di due riviste che hanno fatto epoca. E le graphic novel di Enki Bilal e Pierre Christin, quelli di Le falangi dell'ordine nero e Battuta di caccia, che hanno ispirato Ridley Scott per Blade Runner, tanto per spiegare ai profani quali erano le atmosfere. E poi Moebius, Andrea Pazienza, ma anche il Gruppo Tnt.
Fumetto e politica a destra. Generalmente vengono in mente cose un po' trash, tipo le vignette anticomuniste del Borghese. Immaginiamo che non fossero il suo genere.
C'era molto altro, per la mia generazione, che ha utilizzato fino in fondo il fumetto come strumento di comunicazione situazionista. Non conoscevamo le tecniche del "detournement" declinate da Guy Debord, ma le utilizzavamo istintivamente su tante riviste giovanili dell'epoca, rielaborando in modo spiazzante le "nuvolette" delle strip più famose.
Be', poi ci fu "La Voce della Fogna", la prima e più memorabile esperienza di fumetto di destra.
Quella, ma non solo. Le potenzialità libertarie, "politiche" in senso lato connesse al fumetto mi affascinavano. Nel 1976 fui in qualche modo l'editore del primo manifesto politico a fumetti: si intitolava Civiltà/Civilizzazione, disegnato da Maurizio Guercio, un ragazzo di Latina che mi fu presentato al convegno di fondazione di Linea Futura.
La trama?
Chiunque ha la mia età se lo ricorda. Era la storia di due adolescenti che vivevano in una città ipertecnologica del futuro, un mondo asettico, razionalista, deprimente, racchiuso da un muro invalicabile. È la ragazza ad aprire un varco dall'altra parte e a disvelare il mondo del passato, l'armonia delle grandi civiltà. Era un tema che ci appassionava molto all'epoca, quel poster andò a ruba e ne facemmo anche un manifesto da affiggere per strada.
Ma fumetti ne ha mai disegnati?
Io no, ma tanti del nostro mondo ci provavano, anche se poi scelsero altre strade. Penso ad Almerigo Grilz, leader del Fronte a Trieste e poi reporter di guerra ucciso in Mozambico mentre faceva il suo lavoro: da ragazzo firmò fumetti d'avventura, e poi quelle emozioni se le andò a cercare davvero, in prima linea. O anche, a Milano, l'esperienza di Provaganda, la rivista sulla comunicazione del gruppo di Francesca Conforti che usava il fumetto come strumento espressivo "immediato" e segno di contemporaneità.
Insomma, in "piazza Andrea Pazienza" si trova a suo agio...
Certo, qui è raffigurata un'idea della mia generazione più positiva e vera di quella che tante volte si racconta. Non furono solo anni di piombo, ma anche di carta, inchiostro, creatività, fantasia...
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