Intervista a cura di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia di martedì 29 dicembre 2009
Bella, mediterranea, spontanea, spiritosa, sensuale e anche un po' sexy. Grintosa e malinconica. Attaccatissima alla famiglia ed alla sua terra, la Puglia. Flavia Pennetta, numero uno del tennis femminile italiano e attualmente dodicesima nel ranking internazionale in rosa, è senza dubbio l'icona vincente dello sport italiano nel 2009. Apolide per necessità come tutti gli atleti dell'universo con la racchetta, è visceralmente legata ai colori azzurri. E tra i tanti successi individuali che hanno segnato la sua ascesa tra le stelle del firmamento femminile e la seconda vittoria con la squadra italiana in Federation Cup non ha dubbi: “Gioire con le mie compagne ed i miei tecnici, avvolta nella bandiera italiana, è un piacere senza pari”. Ha demolito lo stereotipo dell'atleta musone con delle riuscitissime performance sia dalle “Iene” che allo show “Chiambretti night”. E sulle pagine di “Vanity Fair” ha dimostrato di poter concorrere con le attrici più suadenti in bellezza e charme...
Aver sbaragliato più volte un mostro sacro come Venus Williams l'ha consacrata regina del tennis nazionale...
Sono molto contenta per i traguardi raggiunti in questa stagione. Tutti parlano delle mie vittorie, la gente per strada attraverso le mie imprese ha iniziato a riscoprire e praticare il mio sport.
E' sempre stata una vincente?
No, da piccola volevo abbandonare tutto dopo una batosta in un torneo giovanile. Avevo dodici anni. Ma non ho mai mollato. E devo ringraziare i miei maestri ed istruttori che mi hanno insegnato a lottare e a non arrendermi mai.
Le donne del tennis vincono più degli uomini. In Italia al governo i ministri Meloni e Gelmini si segnalano per attivismo. Nel sindacato brilla la stella di Renata Polverini, in tv c'è Daria Bignardi che impazza con le sue interviste glaciali...
E' giusto che la concretezza femminile sia apprezzata, soprattutto se unita al talento.
C'è un segreto nel risalire dopo un ko?
Bisogna credere nelle proprie qualità: il merito alla fine ha sempre la meglio. E poi non ci si deve prendere troppo sul serio. Infine conta moltissimo l'approccio alle sfide: essere spensierati e divertirsi rende tutto più facile.
Il suo punto di forza?
E' la normalità. Ci sono giocatrici più dotate fisicamente di me. Eppure le ho battute. Ho sempre saputo aspettare il mio turno, consapevole dei miei mezzi e delle mie possibilità.
Nel 2009 ha brillato sia nelle gare individuali che nella Fed Cup. Dove ha provato le emozioni più forti?
Vincere un trofeo di squadra, con i nostri colori, non ha prezzo. L'ultima coppa vinta contro le americane, oltre a segnare una pagina storica del tennis italiano, è indimenticabile per il fascino che trasmette la nazionale. Nella nostra disciplina si è sempre soli, si suda per mesi con il proprio allenatore e la competizione per nazioni conferisce una dimensione comunitaria unica, creando un rapporto intenso con il ct, le compagne e tutto lo staff. Non vedo l'ora di ritornare in campo contro l'Ucraina.
Dalla sua città natale, Brindisi, agli Us Open. Se dovesse indicare il segreto per seguire le sue orme ad un giovane atleta da dove partirebbe?
R – Per me è stato essenziale avere pazienza. Non accettare la logica del “tutto e subito”. Ho costruito una carriera sul lavoro, sul sacrificio negli allenamenti.
Molto importanti sono le motivazioni...
Le ho trovate scavando dentro me stessa. La voglia di arrivare in alto segna il destino personale.
Durante le lunghe tournee come trascorre il tempo libero?
Guardo molti film e ascolto tantissima musica. Spagnola, americana, italiana. Adoro i Negroamaro. Sono pugliesi come me e il cantante Giuliano Sangiorgi ha una voce splendida. Poi leggo un po' di tutto, riviste come “Cosmopolitan”...
Qual è stato l'avvenimento di quest'anno che l'ha colpita di più?
Il terremoto dell'Abruzzo. Vedere tanti nostri connazionali a cui il sisma ha portato via la casa e gli affetti mi ha davvero stravolto.
Nell'emergenza però....
E' venuta fuori l'anima solidarista tipica degli italiani. Tutti ci siamo stretti intorno ai cittadini de L'Aquila e dei comuni colpiti. C'e' stata una gara virtuosa per far arrivare aiuti e testimonianze di vicinanza. L'avvenuta ricostruzione di molte case e l'aver cancellato i campi per gli sfollati sono la dimostrazione della forza dell'Italia. Nei momenti di difficoltà sappiamo unirci e rialzarci insieme.
Cosa si aspetta dal 2010?
Aver sbaragliato più volte un mostro sacro come Venus Williams l'ha consacrata regina del tennis nazionale...
Sono molto contenta per i traguardi raggiunti in questa stagione. Tutti parlano delle mie vittorie, la gente per strada attraverso le mie imprese ha iniziato a riscoprire e praticare il mio sport.
E' sempre stata una vincente?
No, da piccola volevo abbandonare tutto dopo una batosta in un torneo giovanile. Avevo dodici anni. Ma non ho mai mollato. E devo ringraziare i miei maestri ed istruttori che mi hanno insegnato a lottare e a non arrendermi mai.
Le donne del tennis vincono più degli uomini. In Italia al governo i ministri Meloni e Gelmini si segnalano per attivismo. Nel sindacato brilla la stella di Renata Polverini, in tv c'è Daria Bignardi che impazza con le sue interviste glaciali...
E' giusto che la concretezza femminile sia apprezzata, soprattutto se unita al talento.
C'è un segreto nel risalire dopo un ko?
Bisogna credere nelle proprie qualità: il merito alla fine ha sempre la meglio. E poi non ci si deve prendere troppo sul serio. Infine conta moltissimo l'approccio alle sfide: essere spensierati e divertirsi rende tutto più facile.
Il suo punto di forza?
E' la normalità. Ci sono giocatrici più dotate fisicamente di me. Eppure le ho battute. Ho sempre saputo aspettare il mio turno, consapevole dei miei mezzi e delle mie possibilità.
Nel 2009 ha brillato sia nelle gare individuali che nella Fed Cup. Dove ha provato le emozioni più forti?
Vincere un trofeo di squadra, con i nostri colori, non ha prezzo. L'ultima coppa vinta contro le americane, oltre a segnare una pagina storica del tennis italiano, è indimenticabile per il fascino che trasmette la nazionale. Nella nostra disciplina si è sempre soli, si suda per mesi con il proprio allenatore e la competizione per nazioni conferisce una dimensione comunitaria unica, creando un rapporto intenso con il ct, le compagne e tutto lo staff. Non vedo l'ora di ritornare in campo contro l'Ucraina.
Dalla sua città natale, Brindisi, agli Us Open. Se dovesse indicare il segreto per seguire le sue orme ad un giovane atleta da dove partirebbe?
R – Per me è stato essenziale avere pazienza. Non accettare la logica del “tutto e subito”. Ho costruito una carriera sul lavoro, sul sacrificio negli allenamenti.
Molto importanti sono le motivazioni...
Le ho trovate scavando dentro me stessa. La voglia di arrivare in alto segna il destino personale.
Durante le lunghe tournee come trascorre il tempo libero?
Guardo molti film e ascolto tantissima musica. Spagnola, americana, italiana. Adoro i Negroamaro. Sono pugliesi come me e il cantante Giuliano Sangiorgi ha una voce splendida. Poi leggo un po' di tutto, riviste come “Cosmopolitan”...
Qual è stato l'avvenimento di quest'anno che l'ha colpita di più?
Il terremoto dell'Abruzzo. Vedere tanti nostri connazionali a cui il sisma ha portato via la casa e gli affetti mi ha davvero stravolto.
Nell'emergenza però....
E' venuta fuori l'anima solidarista tipica degli italiani. Tutti ci siamo stretti intorno ai cittadini de L'Aquila e dei comuni colpiti. C'e' stata una gara virtuosa per far arrivare aiuti e testimonianze di vicinanza. L'avvenuta ricostruzione di molte case e l'aver cancellato i campi per gli sfollati sono la dimostrazione della forza dell'Italia. Nei momenti di difficoltà sappiamo unirci e rialzarci insieme.
Cosa si aspetta dal 2010?
Vorrei proseguire sulla strada intrapresa. Entrare stabilmente tra le prime dieci tenniste del mondo e sognare ancora con le azzurre in Federation Cup. A gennaio sarò a Sidney per gli Australian Open.
Michele De Feudis è giornalista e scrittore, redattore di Epolis e collaboratore di varie testate tra cui il Secolo d'Italia e Il Tempo. Scrive di libri, cinema, politica e calcio per quotidiani nazionali. Ha curato il libro Tolkien, la Terra di Mezzo e i miti del III millennio, edito da L'arco e la corte (Bari).
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