Dal Secolo d'Italia di martedì 22 dicembre 2009
Non bastano i due ceffoni ricevuti a Roma per interrompere un’emozione. I parmigiani possono consolarsi festeggiando un invidiabile titolo europeo. Non ci riferiamo ai trofei della squadra di calcio, inevitabilmente impolverati. Né si tratta di un artificio retorico per sostenere come per una neopromossa la straordinaria impresa di trovarsi in piena competizione per l’accesso alla champions – sia pure dividendo la quarta piazza con la squadra di Ranieri – equivalga a vincerla. Parliamo dei successi che continua a mietere il modello-Parma: al primo posto conquistato questa estate nella classifica/indagine del Sole 24ore delle “province italiane più sportive” (categoria “sport di squadra”), si è aggiunto nei giorni scorsi il riconoscimento di “città europea dello sport” per il 2011.
Certo, Parma, oltre che nel calcio, è protagonista da sempre nel rugby – con ben due squadre nella Super 10 – e nel basket, nella pallavolo e nel baseball, ma per fare di questa realtà un esempio per il vecchio continente sono stati determinanti anche requisiti come il ricco numero di società e di tesserati amatoriali, la qualità delle strutture e l’attenzione dedicata ai bambini, alla terza età e ai diversamente abili.
Merito delle politiche messe in campo (mai metafora è stata più indicata) dall’amministrazione comunale di centrodestra. «La pratica sportiva – ci dice l’assessore allo sport Roberto Ghiretti – negli ultimi anni è esplosa. Grazie alle eccellenze, ma anche alle tantissime polisportive». In 70mila indossano i calzoncini, circa metà popolazione. Dati più che incoraggianti. «Perché l’attività motoria educa a valori sani e fa risparmiare sulla spesa sanitaria». Da qui la decisione di investire nelle “cittadelle dello sport”. «Abbiamo inaugurato il nuovo stadio di baseball, ma non ci accontentiamo. Entro il 2012 realizzeremo un complesso internazionale di rugby da 5mila posti e un nuovo impianto che andrà a sostituire il “vecchio” palasport. Contenitori – ci spiega l’assessore – pensati per gli incontri dei vari campionati ma anche per essere usati da almeno mille persone al giorno».
Sensibilità sociale che l’amministrazione esporta ben oltre le mura cittadine. Dopo il terremoto del 6 aprile, la città ha “adottato” uno dei comuni più devastati della provincia di L’Aquila: Villa Sant’Angelo. I volontari della locale protezione civile sono stati tra i primi a portare soccorso. Cinquecento in tutto, tra cui il giornalista Marco Federici, che ha scritto un libro – Angeli tra le macerie – i cui proventi, insieme a quelli di altre iniziative, saranno destinati alla realizzazione di una club house per il centro sportivo di Villa: un luogo di aggregazione per i giovani – nel rugby è il locale dove gli atleti si ritrovano per il “terzo tempo” – a cui, con il contributo del comune di Parma, si aggiungeranno ulteriori strutture. Mobilitazione che ha contagiato il presidente della squadra di calcio, Tommaso Ghirardi, giocatori e tifosi: una raccolta di fondi iniziata con la consegna a Pierluigi Biondi, sindaco del comune aquilano, di un assegno pari all’incasso di Parma-Ascoli, giocata al Tardini lo scorso 21 aprile.
Una partita, quella della solidarietà, affrontata con generosità pari alla determinazione di chi è abituato a giocare per vincere. Non a caso lo slogan dei Panthers, la locale squadra di football americano – cui il bestseller di John Grisham, Il professionista (Mondadori, 2007), ha dato notorietà internazionale – sia “provinciamo”. Vincere, senza rinnegare la propria identità provinciale e i valori che esprime. Perché qui si gioca (e si vive) con il sorriso. Lo ha colto bene lo scrittore statunitense, al quale è stato sufficiente un sopralluogo in città per innamorarsene e decidere di ambientarvi la storia del riscatto di Rick Dockery, ex promessa del football a stelle e strisce, la cui carriera sembrava irrimediabilmente avviata verso la fine. Questo prima del trasferimento nei Panthers. «Un simpatico branco di robusti italiani che giocano a football per amore di questo sport e che una sera mi hanno invitato con loro a mangiare – ha raccontato l’autore – facendomi ridere fino alle lacrime». L’avventura parmigiana ricostruirà Rick come atleta e uomo. «Troverà molte cose che la vita negli States non aveva saputo offrirgli: buon cibo e tempi rilassati, amici, un amore e la riscoperta voglia di giocare. Saranno proprio i valori di uno sport vissuto con genuina passione a fare di lui, forse per la prima volta, un vero giocatore».
Dagli “eroi” d’inchiostro a quelli in carne e ossa: come il Rick di Grisham, Francesco Guidolin, corteggiatissimo “coach” del gruppo rivelazione del torneo di calcio, non ci pensa proprio a lasciare la città. Anche se non esclude di chiudere la carriera all’estero:«Dove gli stadi sono pieni e allegri, mentre da noi il tasso di volgarità ha raggiunto livelli di guardia perché il calcio altro non è che lo specchio del paese. Se qui sto bene – conclude – è perché è una realtà poco italiana». Vero, probabilmente. Un motivo di più per fare della Parma capitale europea dello sport un modello di... importazione.
Certo, Parma, oltre che nel calcio, è protagonista da sempre nel rugby – con ben due squadre nella Super 10 – e nel basket, nella pallavolo e nel baseball, ma per fare di questa realtà un esempio per il vecchio continente sono stati determinanti anche requisiti come il ricco numero di società e di tesserati amatoriali, la qualità delle strutture e l’attenzione dedicata ai bambini, alla terza età e ai diversamente abili.
Merito delle politiche messe in campo (mai metafora è stata più indicata) dall’amministrazione comunale di centrodestra. «La pratica sportiva – ci dice l’assessore allo sport Roberto Ghiretti – negli ultimi anni è esplosa. Grazie alle eccellenze, ma anche alle tantissime polisportive». In 70mila indossano i calzoncini, circa metà popolazione. Dati più che incoraggianti. «Perché l’attività motoria educa a valori sani e fa risparmiare sulla spesa sanitaria». Da qui la decisione di investire nelle “cittadelle dello sport”. «Abbiamo inaugurato il nuovo stadio di baseball, ma non ci accontentiamo. Entro il 2012 realizzeremo un complesso internazionale di rugby da 5mila posti e un nuovo impianto che andrà a sostituire il “vecchio” palasport. Contenitori – ci spiega l’assessore – pensati per gli incontri dei vari campionati ma anche per essere usati da almeno mille persone al giorno».
Sensibilità sociale che l’amministrazione esporta ben oltre le mura cittadine. Dopo il terremoto del 6 aprile, la città ha “adottato” uno dei comuni più devastati della provincia di L’Aquila: Villa Sant’Angelo. I volontari della locale protezione civile sono stati tra i primi a portare soccorso. Cinquecento in tutto, tra cui il giornalista Marco Federici, che ha scritto un libro – Angeli tra le macerie – i cui proventi, insieme a quelli di altre iniziative, saranno destinati alla realizzazione di una club house per il centro sportivo di Villa: un luogo di aggregazione per i giovani – nel rugby è il locale dove gli atleti si ritrovano per il “terzo tempo” – a cui, con il contributo del comune di Parma, si aggiungeranno ulteriori strutture. Mobilitazione che ha contagiato il presidente della squadra di calcio, Tommaso Ghirardi, giocatori e tifosi: una raccolta di fondi iniziata con la consegna a Pierluigi Biondi, sindaco del comune aquilano, di un assegno pari all’incasso di Parma-Ascoli, giocata al Tardini lo scorso 21 aprile.
Una partita, quella della solidarietà, affrontata con generosità pari alla determinazione di chi è abituato a giocare per vincere. Non a caso lo slogan dei Panthers, la locale squadra di football americano – cui il bestseller di John Grisham, Il professionista (Mondadori, 2007), ha dato notorietà internazionale – sia “provinciamo”. Vincere, senza rinnegare la propria identità provinciale e i valori che esprime. Perché qui si gioca (e si vive) con il sorriso. Lo ha colto bene lo scrittore statunitense, al quale è stato sufficiente un sopralluogo in città per innamorarsene e decidere di ambientarvi la storia del riscatto di Rick Dockery, ex promessa del football a stelle e strisce, la cui carriera sembrava irrimediabilmente avviata verso la fine. Questo prima del trasferimento nei Panthers. «Un simpatico branco di robusti italiani che giocano a football per amore di questo sport e che una sera mi hanno invitato con loro a mangiare – ha raccontato l’autore – facendomi ridere fino alle lacrime». L’avventura parmigiana ricostruirà Rick come atleta e uomo. «Troverà molte cose che la vita negli States non aveva saputo offrirgli: buon cibo e tempi rilassati, amici, un amore e la riscoperta voglia di giocare. Saranno proprio i valori di uno sport vissuto con genuina passione a fare di lui, forse per la prima volta, un vero giocatore».
Dagli “eroi” d’inchiostro a quelli in carne e ossa: come il Rick di Grisham, Francesco Guidolin, corteggiatissimo “coach” del gruppo rivelazione del torneo di calcio, non ci pensa proprio a lasciare la città. Anche se non esclude di chiudere la carriera all’estero:«Dove gli stadi sono pieni e allegri, mentre da noi il tasso di volgarità ha raggiunto livelli di guardia perché il calcio altro non è che lo specchio del paese. Se qui sto bene – conclude – è perché è una realtà poco italiana». Vero, probabilmente. Un motivo di più per fare della Parma capitale europea dello sport un modello di... importazione.
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