mercoledì 20 gennaio 2010

Il più grande italiano di tutti i tempi? Non può essere il televoto a deciderlo (di Federico Zamboni)

Articolo di Federico Zamboni
Dal Secolo d'Italia di mercoledì 19 gennaio 2010
Si chiama “Il più grande (italiano di tutti i tempi)” ed è il nuovo show serale di Rai Due. Partenza domani sera, durata prevista quattro puntate. Obiettivo, come da titolo, stabilire attraverso il televoto chi sia stato colui, o colei, che rappresenta al meglio l’identità nazionale. Non solo protagonisti della Storia o dell’Arte, della Scienza o della Religione – con la maiuscola – ma anche della cronaca, dello sport e dell’intrattenimento. Non solo personaggi del passato, più o meno remoto e più o meno autorevole, ma anche del presente. Cinquanta-nomi-cinquanta, selezionati per mezzo di un sondaggio preliminare, tra i quali scegliere il proprio beniamino.
Le prime sorprese arrivano qui. Accanto alle figure che è logico aspettarsi, da Leonardo Da Vinci a Dante Alighieri, e da Garibaldi a San Francesco, ne spuntano fuori diverse altre che, per quanta elasticità di giudizio ci si voglia mettere, lasciano a dir poco perplessi. Più che dalla Treccani, sembrano uscite dalla Guida Tv. Più che “illustrare la Patria” possono al massimo incrementare l’audience. Che non è proprio la stessa cosa, in effetti.
Quello che sembra un equivoco degli intervistati, del resto, poggia su un’ambiguità intrinseca che deve essere addebitata ai responsabili del programma. “Per ‘più grande’ – si legge nel sito ufficiale (http://www.ilpiugrande.rai.it/) – si intende il più amato, il più importante, il più ammirato”. A prima vista potrebbe apparire una variazione lessicale intorno al medesimo concetto, nel presupposto che l’importanza generi l’ammirazione e che l’ammirazione accenda l’amore. In realtà si tratta di un assortimento sballato, che mette sullo stesso piano delle percezioni emotive, quali l’ammirazione e l’amore, e un giudizio ragionato, relativo all’importanza. Delle due l’una: o si tratta di un malinteso, che andrebbe chiarito e rimosso al più presto, oppure è una mistificazione deliberata.
Che ognuno sia libero di amare e ammirare chi vuole è un dato di fatto. Ma che questo implichi una maggiore “importanza” del destinatario di quelle attenzioni è una corbelleria bella e buona. Tipicamente televisiva, peraltro. La sola idea di mettere a confronto, in un’ipotetica eliminatoria, Falcone e Borsellino (in coppia) e Mike Bongiorno, oppure Michelangelo e Fiorello, dovrebbe essere scartata a priori per manifesta incongruenza. E invece... Invece succede che i dati del succitato sondaggio preliminare vadano proprio nella direzione meno auspicabile. Al primo posto assoluto, col 38 per cento dei consensi, troviamo Laura Pausini. Al secondo, col 13, c’è Leonardo Da Vinci. Semplificando, è il caso di dirlo, Pausini batte Da Vinci tre a uno. Voilà: la popolarità spicciola che vince, che stravince, sulla celebrità degna di tal nome.
La replica dei diretti interessati, e del pubblico che ama questo genere di trastulli, è facilmente immaginabile. Suvvia, è solo un gioco. Solo un pretesto per fare un po’ (un altro po’...) di spettacolo. E d’altronde, sia ben chiaro, non si tratta nemmeno di un’idea originale, ma di un format che arriva nientemeno che dalla BBC e che è stato già ripreso, con grande successo, in parecchi altri Paesi, “dalla Francia alla Spagna, dalla Germania, al Cile, agli Stati Uniti… etc.”. Ma il problema è proprio qui: è nel credere che il “grande successo” autorizzi a qualsiasi scempiaggine. È nello scambiare il baraccone del Luna Park col museo dell’identità collettiva. Nel confondere, vuoi per mero cinismo commerciale, vuoi per una manipolazione ancora più astuta e insidiosa, i diversi piani della realtà e dell’immaginario, fino a farli confluire in un calderone indistinto nel quale tutto galleggia, o sprofonda, a seconda dell’ultimo colpo di mestolo.
“Il Più Grande – proclama orgogliosamente la prima riga del sito – non è un programma televisivo, è un’Elezione!”. Come no? Pausini for President. E Mina, che nel sondaggio segue al terzo posto il defunto e ormai inservibile Da Vinci, come sua vice. Quanto all’inno nazionale, la scelta è ovviamente amplissima. Meglio La solitudine o Le mille bolle blu? Meglio Tra te e il mare o Grande grande grande? Semplice: basta fare un altro show in prima serata e ce lo dirà il televoto.
Federico Zamboni, nato a Milano nel 1958 ma cresciuto a Roma, è giornalista e conduttore radiofonico. Tra il 1979 e il 1981, con lo pseudonimo di Claudio Fossati, ha tenuto una rubrica (quasi) fissa sul quindicinale “Linea”, dedicata a quella che allora si chiamava la “musica giovanile”. Dopo aver smesso di scrivere articoli per circa 15 anni, dedicandosi a tutt’altre cose, ha ripreso a pubblicare regolarmente nel 2000 su Ideazione.com. Attualmente, tra l’altro, cura la rubrica “Ad alto volume” sull’edizione domenicale del "Secolo d’Italia" e collabora al mensile “La voce del ribelle”, la rivista diretta da Massimo Fini.

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