Dal Secolo d'Italia di martedì 30 marzo 2010
Scatenati come non mai. Roba da far tremare gli stadi e venir giù i condomini. Che gridino forza Roma o Lazio, Inter o Milan, non importa. Quel che salta all’occhio è che non tifano per la loro squadra. Puoi riconoscerli da qualche confessione, sibilata a bassa voce, tra compagni di sofferenze. Il commento, amaro, è sempre più ricorrente: come ci siamo ridotti. Costretti a sostenere altri colori, a guardare il campionato dal buco della serratura. I vessilli gloriosi lasciati in lavatrice con la biancheria sporca. Sono (siamo) gli juventini, ma non solo. Sì, perché il “gufaggio” è spietato quanto reciproco, non conosce confini e le truppe degli antipatizzanti avanzano in ogni angolo del mondo. Possiamo dirlo a urne ancora chiuse: siamo il primo partito. Rigorosamente situazionista: ieri pro Chelsea, domani indosseremo la maglia del CSKA Mosca. Non ci si venga a imputare scarso patriottismo, ché l’Inter fa giocare solo stranieri e quindi non si può parlare di calcio italiano. Così parlò Marcello Lippi, uno che però attende e spera che già l’ora s’avvicina per convocare stranieri naturalizzati. Persino il più cauto Leonardo, del resto, si lasciò scappare un «tifo Ancelotti». Parliamoci chiaro: gufare – farsi portatori di sventura, come gli antichi attribuiscono all’incolpevole animale notturno – è, questo sì, sport nazionale. E accomuna tutti. Un amico laziale – sobrio analista politico, Angelo Mellone – sulla mia bacheca di facebook, a poche ore dalla vittoriosa partita della Roma con l’Inter, è sbottato: «I giallozozzi hanno da schiatta’».
Legittima difesa, intendiamoci, da parte mia e sua. Brindare all’eliminazione della Juventus in Europa League è stato un atto barbaro, come sparare sulla Croce Rossa. E qualcuno vuole sostenere che i romanisti sono più sportivi? Per averne conferma provate a chiedere a uno di loro cosa preferirebbe tra il terzo scudetto e la retrocessione in B della Lazio. Non siete convinti? Andate a raccontare a un tifoso – magari a uno degli aventiniani juventini – che l’amore vince sempre sull’odio e sull’invidia. Vi prenderà giustamente a pernacchie (i ceffoni, come quello rifilato a Zebina, sono da condannare senza se e senza ma). Perché nel calcio il buonismo è bandito e il gusto pieno della vita risiede in uno sberleffo più micidiale, per il fegato altrui, di qualsiasi ammazzacaffè.
Legittima difesa, intendiamoci, da parte mia e sua. Brindare all’eliminazione della Juventus in Europa League è stato un atto barbaro, come sparare sulla Croce Rossa. E qualcuno vuole sostenere che i romanisti sono più sportivi? Per averne conferma provate a chiedere a uno di loro cosa preferirebbe tra il terzo scudetto e la retrocessione in B della Lazio. Non siete convinti? Andate a raccontare a un tifoso – magari a uno degli aventiniani juventini – che l’amore vince sempre sull’odio e sull’invidia. Vi prenderà giustamente a pernacchie (i ceffoni, come quello rifilato a Zebina, sono da condannare senza se e senza ma). Perché nel calcio il buonismo è bandito e il gusto pieno della vita risiede in uno sberleffo più micidiale, per il fegato altrui, di qualsiasi ammazzacaffè.
1 commento:
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