venerdì 26 marzo 2010

Quei formidabili anni Ottanta, il calcio più bello del mondo raccontato da un'epica sconfitta (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia di martedì 23 marzo 2010
«Notte di sogni di coppe e di campioni…» avrebbe riecheggiato ancora per qualche anno e anche di più. Quel celebre refrain di Notte prima degli esami nel 2006 sarebbe stato riascoltato come colonna sonora di un film omonimo. Antonello Venditti avrebbe cantato al Circo Massimo, nonostante la tristezza della sconfitta, e tantissimi tifosi sarebbero rimasti afflitti per come questa era maturata. Ma onore ai vinti… la Coppa dei Campioni a Roma – per una squadra romana, s’intende – non sarebbe mai arrivata. Avrebbero certamente festeggiato dodici anni dopo sul prato dell’Olimpico capitolino quelli della Juventus, che nel’96 conquistarono la coppa dalle “grandi orecchie” ai calci di rigore contro l’Ajax.
Ma non la Roma, mai arrivata tanto in alto in campo internazionale come la sera del 30 maggio 1984, la sera di Quel Roma-Liverpool di un mercoledì da cani. All’uscita dello stadio furono in tanti a pensare e a maledire quella serata, che ha ispirato il bel lavoro di Massimiliano Graziani, edito da Limina. Un libro che rende merito alla Roma – e al calcio – che fu: quella dei Falcao, Conti, Graziani, Di Bartolomei, e che rappresenta anche un omaggio a un’epoca, i meravigliosi anni Ottanta del calcio italiano. Gli anni in cui, senza alcun dubbio, il movimento calcistico nazionale era davvero il migliore del mondo; il campionato in cui giocavano simultaneamente tutte le stelle del football, da Falcao a Platini, da Zico a Socrates, passando per Junior e Rummenigge. Ma anche un certo Diego Armando Maradona, segno dei tempi…
L’autore, giornalista Rai, si vanta di essere uno dei pochi della sua generazione (classe’66) ad aver visto giocare dal vivo anche Pelè. Graziani è telecronista sui campi di serie A per la Grande Giostra del Gol, il programma che diffonde in tutto il mondo il calcio italiano. Nella copertina di quello che è il suo primo libro campeggia l’immagine di un altro Graziani, di nome Ciccio, che fallisce il rigore decisivo, sparando la palla sopra la traversa della porta difesa dal pittoresco quanto circense Grobbelaar, a suo tempo portiere del Liverpool. La fotografia di una disfatta, raccontata quella sera in diretta televisiva internazionale, dalla telecronaca di Bruno Pizzul. «Questa appassionata e documentata rivisitazione della grande finale dell’Olimpico tra Roma e Liverpool – sostiene il commentatore nella prefazione al libro – alimenta la convinzione che ci sia ben altro intorno, prima, durante e dopo una partita… La febbrile attesa, l’avvicinamento allo stadio, l’emozione vissuta nella lontana curva con i giocatori miniaturizzati dalla distanza… Rammento di esser stato colpito in modo particolare dall’aspetto di Roma, pavesata di giallorosso su ogni palazzo, su ogni balcone, su ogni monumento». In effetti quella partita epocale, terminata ai rigori e vinta dagli inglesi, diventa l’occasione per parlare anche dello spaccato sociale circostante. Erano anche gli anni in cui cambiavano le tendenze giovanili, anche nel tifo calcistico. Graziani non manca di ricordare che dopo quella gara il modo di sostenere la squadra d’oltremanica avrebbe cominciato a far scuola anche in Italia e l’inno più famoso al mondo, You’ll never walk alone, sarebbe stato conosciuto da supporters di ogni fede. Contestualmente, non mancano, all’interno del libro, chicche che rendono omaggio al periodo, e citazioni vintage ad hoc, anche extracalcistiche: «Il nuovo canale Videomusic, che trasmetteva in Italia da un paio di mesi, offriva a noi adolescenti l’opportunità nuova di sintonizzarci su una lunghezza d’onda comune che nel tempo avrebbe contribuito in maniera decisiva a diffondere tagli di capelli e vezzi estetici mutuati dalla New Wawe e dalla New Romantic».
Quel Roma-Liverpool, comunque, ha la capacità di sorprendere in tante parti. Si percepisce vivamente una cultura calcistica d’altri livelli rispetto a quella mediamente espressa nei talk show dei giorni nostri, quando l’autore parla della Lazio, rivale per eccellenza dei romanisti: «Nascere a Roma, figlio di padre te staccino di famiglia fortemente romanista, è di per sé una granazia di fede. Ciò nonostante in casa mia si predicava l’ecumenismo calcistico. Mio padre più che tifoso era un appassionato, di calcio come di altri sport. Il fatto di essere della Roma non gli impedì di entusiasmarsi per lo scudetto vinto dalla Lazio nel 1974. Capivo che “quei ragazzi”, come li chiamava mio padre, stavano facendo qualcosa di grosso. Giocavano bene, non ho mai potuto fare a meno di provare una grande simpatia per Giorgione Chinaglia che incise un disco per la Rca cantando in falsetto I’m football crazy…». Una maniera autentica di essere sportivo, quella manifestata da Graziani, e tifoso della Roma al tempo stesso, probabilmente figlia della cultura stessa di quegli anni Ottanta in cui casi del genere non erano ancora del tutto “banditi”: era possibile vedere personaggi come Darwin Pastorin, juventino doc, mostrare attenzione per il Torino, o come il compianto Beppe Viola, tifoso milanista, complimentarsi vivamente con l’Inter campione d’Italia 1980. Chi, oggi, sarebbe disposto a tanto, andando oltre gli interessi del proprio club?
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Lavora a E-Polis e collabora con il Secolo d’Italia, si è laureato in Scienze storiche con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra.

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