venerdì 11 giugno 2010

La rivincita del Fronte della Gioventù su Facebook (di Giovanni Tarantino)

Con 2345 iscritti e oltre 700 foto sta sul social network il primo archivio della memoria del FdG...
PS (nella foto - V campo Hobbit a Santa Severa nel 1991 - quello in mimetica accanto a Pino Rauti è un giovane Roberto Alfatti Appetiti )
Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia di venerdì 11 giugno 2010
Un album di famiglia a tutti gli effetti. I numeri dicono tutto: 2345 membri, 743 foto. Sono i dati significativi del grande successo riscontrato sul social network Facebook dal gruppo dedicato al Fronte della Gioventù, la storica organizzazione giovanile del Msi fondata quasi quarant'anni fa, alla fine del 1970. Il primo segretario nazionale fu Massimo Anderson, nel 1977 arrivò Gianfranco Fini, quindi Gianni Alemanno nel 1988. Adesso gli "anni del Fronte" rivivono alla grande su Facebook, segno dei tempi, grazie a un'idea del fondatore del gruppo, il palermitano Francesco Paolo Ciulla, che ha messo a disposizione della versione "on line" del FdG gran parte del suo materiale personale, così come è stato fatto da altri protagonisti dei tempi, come Ferdinando Parisella, attualmente in possesso del più grande archivio fotografico sulla stagione dei Campi Hobbit e non solo.
Dentro c'è praticamente tutto, dalle icone ai manifesti, dai volantini, alle tantissime foto private adesso rese pubbliche. Le battaglie, l'ironia, le feste: tutto raccontato attraverso immagini immortalate dagli allora militanti e simpatizzanti, che rendono, tuttavia, perfettamente onore al percorso compiuto da tanti giovani tra la fine degli anni Settanta fino ai primi Novanta. Naturalmente dentro c'è tutto il decennio degli Eighties: i Campi Hobbit e le imponenti manifestazioni studentesche, fino a giungere a quelle contro la mafia prima e dopo la stagione delle stragi del '92. E poi le discussioni, quelle che spiegano cosa c'era dietro ogni singola battaglia, le idee. Particolarmente gettonati gli amarcord sulle vecchie sezioni cittadine, spesso seminterrati che univano le sorti dei militanti di Palermo a quelli di Monza, Taranto, Bologna, e perfino di alcune sezioni romane. Non mancano le discussioni più marcatamente politiche, e così c'è chi ricorda con particolare entusiasmo quanto accaduto a Nettuno nel 1989, quando il Fronte della Gioventù venne alle cronache nazionali per la famosa manifestazione "gandhiana" di protesta contro George Bush senior. I ricordi, invece, sono pressoché infiniti: si va dal "primo libro" che è stato suggerito - dove a farla da padrone sono i vari Julius Evola, Yukio Mishima, John Ronald Reuel Tolkien, Ernst Jünger, ma anche must del periodo come il saggio collettaneo a più mani del 1989 Le radici e il progetto (a cura di Annalisa Terranova e Isabella Rauti e scritti di Gianni Alemanno, Umberto Croppi, Peppe Nanni, Andrea Augello, Fabio Granata e tanti allora dirigenti o ex dirigenti del Fronte - al cosiddetto «battesimo del fuoco», ovvero i primi volantinaggi, o le prime affissioni di manifesti, possibilmente notturne. I quali, a loro volta, sono emblematici di tutta un'epoca: non mancano quelli a favore della Palestina libera, così come quelli contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan o a favore della Croazia, né tanto meno, per rimanere in ambiti internazionali quelli contro la dittatura polacca del generale Jaruzelski. È fortissima, comunque, la presenza di riferimenti alla lotta politica contro la mafia, specie a cavallo della stagione delle stragi, quella della primavera e dell'estate del 1992. Dominava le scene Fare Fronte, l'organizzazione studentesca del FdG che mutuava il suo simbolo, il labirinto celtico, dal Grece di Alain de Benoist & Co.
Fare Fronte si contraddistinse per lo spirito di avversione nei confronti di Cosa Nostra: celebri le manifestazioni, ben rappresentate nelle foto, con lo striscione al seguito «Meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino», scritta che, successivamente, avrebbe anche caratterizzato alcune magliette. Il nome di Paolo Borsellino ricorre spesso, non a caso. La frase di presentazione del gruppo è proprio una delle più famose dichiarazioni che il magistrato palermitano, negli anni Sessanta, quando era uno studente universitario di Giurisprudenza, vicino al Fuan-Fanalino, assassinato il 19 luglio'92, rese alla Festa nazionale del Fronte della Gioventù del settembre 1990, svoltasi a Siracusa: «Potrei anche morire da un momento all'altro, ma morirò sereno pensando che resteranno giovani come voi a difendere le idee in cui credono... ecco, in quel caso non sarò morto invano». Non è causale che la foto di presentazione del gruppo, scattata proprio alla festa nazionale del Fronte del 1990 che si svolse quell'anno a Siracusa, ritragga, da sinistra verso destra, Paolo Borsellino, Giuseppe Tricoli, Gianni Alemanno e Fabio Granata.


Non manca, nelle foto del gruppo, il colore e l'immaginario. Chiaramente, verrebbe da dire: quegli anni Ottanta erano i tempi di certe grafomanie fumettistiche e non solo. Topi di fogna, ciclostilati, manifesti a fumetti come quelli inventati da Sergio Caputo, Umberto Croppi o Maurizio Guercio. La croce celtica, poi, veniva riprodotta ovunque e in qualunque maniera: da quella classica nera, su cerchio bianco e sfondo rosso, a quelle improvvisate a Milano, nere su sfondo giallo, che, magari inconsapevolmente, riprendevano il motivo delle primissime bandiere con le celtiche introdotte in Italia negli anni Sessanta dal movimento transnazionale Jeune Europe. E ancora croci celtiche azzurre, per rimarcare lo spirito europeista, quelle tutte rosse, per creare un po'di confusione situazionistica, e addirittura rosa e nere, perché anche i ragazzi del Fronte, la domenica … frequentavano gli stadi. Diverse le mutazioni che quel Fronte della Gioventù anni Ottanta prese a prestito dai fratelli maggiori che a inizio decennio avevano dato vita ai Campi Hobbit, iniziando il percorso che avrebbe animato la Nuova destra. Su questa fase del movimento giovanile missino ha scritto la giornalista Annalisa Terranova, studiosa del periodo, in merito al quale ha pubblicato il libro Planando sopra boschi di braccia tese (edizioni Settimo Sigillo), sottolineando il fatto che i dirigenti del Fronte mutuarono via via dalla Nuova destra tarchiana «un'esigenza di metodo: rompere gli steccati, uscire dalla faida generazionale e costruire nuove sintesi». Per sottolineare: «L'esperienza della Nuova destra e l'avventura di Marco Tarchi e dei giovani intellettuali che stavano abbandonando le file missine hanno posto sul tappeto in bella evidenza il problema del consenso, della conquista di un'egemonia culturale nella società civile come via per legittimare e rendere credibile la presenza politica. Dietro l'espressione gramscismo di destra, che sembrava tanto pericolosa ai guardiani di un'ortodossia da museo, non si celava altro che questo. Il seme gettato darà un duplice frutto: l'allontanamento da ogni velleitarismo autoritario e l'ambizione di creare un metodo nuovo per agganciare adesioni».
Quanta strada venne poi fatta da allora. I protagonisti di quelle foto hanno dei nomi che hanno contribuito a rilanciare Fronte della Gioventù. A Roma con Gianni Alemanno, Andrea Augello, Paolo Colli, Fabio Rampelli e gli altri, a Milano con Paola Frassinetti e Marco Valle, in Sicilia con Fabio Granata e Pietrangelo Buttafuoco. Sarà la stagione della partecipazione al corteo unitario degli studenti a Roma il 16 novembre 1985, quei ragazzi dell'85 venuti alle cronache giornalistiche del tempo, come peraltro è testimoniato da stralci di giornale recuperati dal gruppo Facebook, del rientro di tremila studenti "di destra" a Valle Giulia il 20 dicembre 1986, delle manifestazioni antinucleari di Fare Verde, del dialogo nei meeting romani del Raduno della Contea con vari esponenti radicali, verdi, cattolici, socialisti e di sinistra, delle liste universitarie dell'89 e '90 messe insieme ai ciellini e ai Verdi, di nuovi temi come la "logica del superamento" e l'adesione alle tematiche dell'etnopluralismo e del superamento dell'occidentalismo.
Non manca il ricordo degli amici scomparsi, in circostanze tragiche quanto note, Sergio Ramelli e Paolo Di Nella su tutti, e poi Stefano Recchioni, Francesco Cecchin e tanti altri ragazzi dei Settanta vittime del peggior decennio della nostra storia. Così come non mancano i riferimenti ai leader misini, apprezzati e/o a volte boicottati, Almirante e Rauti. Allo stesso modo è ben presente l'allora giovane Gianfranco Fini: le foto rendono ben visibili certi cambiamenti estetici, dai lunghi cappotti blu e gli occhiali a goccia, molto "vendittiani", fino ai vestiti che lo hanno accompagnato negli anni di maggiore visibilità. Non è il solo ad avere cambiato look: le immagini, in fin dei conti, certificano l'abbandono graduale di alcuni da mise giovanili e ribellistiche, come la sciarpa araba kefiah, passando per mocassini da paninari o Clarks da compagni, fino a giungere a maglioni casual. Non solo «Europa, nazione, rivoluzione», quindi: in fondo anche questo è stato il Fronte della Gioventù. Se ne riparlerà probabilmente a dicembre in occasione del quarantennale della fondazione del Fronte.
Giovanni Tarantino
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4 commenti:

giovanni fonghini ha detto...

Caro Rob, le nostre generazioni anni '70 e decenni successivi non solo non sono rimaste nelle fogne, come veniva invitato loro dallo slogan "Fascisti carogne, tornate nelle fogne", ma hanno allora lottato a scuola, nelle università, nei luoghi di lavoro e con gli amici diversamente-pensanti per conquistare ogni più piccolo spazio di agibilità. Agibilità non solo politica, ma spesso sociale. Non era facile ad esempio nelle "rosse" assemblee studentesche esporre le nostre idee: noi eravamo gli eredi degli scherani fascisti alleati degli sterminatori tedeschi, quindi, sic et simpliciter, non avevamo "democraticamente" diritto di parola.
Veniamo ora a noi, ai giorni nostri: quando nello scorso autunno, dopo la nascita del mio blog, entrai in Facebook uno dei primi gruppi al quale aderii fu proprio quello che raccoglie le memorie del nostro caro e amatissimo Fronte della Gioventù.
Molti nomi dell'attuale classe politica vengono da lì (purtroppo molti di questi, sempre più spesso, sembrano voler prendere le distanze da quei periodi della loro militanza, ma questo è un tema che meriterebbe da solo una ampia e dettagliata analisi).
E quindi, senza nessuna soggezione culturale nei confronti di quelli che ancora credono scioccamente che la cultura sia patrimonio esclusivo della sinistra, quei ragazzi generosi e un pò folli del FdG anni '70, '80, '90 oggi partecipano al Web 2.0, ai social network e alla blogosfera.
Mi piace concludere, sempre attento alle emozioni e ai sentimenti, ricordando con enorme affetto Paolo Borsellino, uno degli eroi civili del mio pantheon, al quale dedicai un post il 31 dicembre scorso e ritratto da te in questa bella immagine.
Giovanni Fonghini

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Hai detto bene, Giovanni. Aggiungo che noi abbiamo fatto politica sempre alla luce del sole (come recitava uno slogan rautiano) e senza nasconderci, altro che fogne. Non c'erano prospettive di vittoria (elettorale) e a volte si rischiava la pelle ma l'allegria non è mai venuta meno. Perchè la sinistra era (ed è, in larga parte) di una tristezza insostenibile.

Francesco ha detto...

volevo solo dire che le foto sono quasi 800.....
Francesco Ciulla

zANI ha detto...

peccato il gruppo non esista più!!!!!