venerdì 18 giugno 2010

L’Unione Europea contro le banche. Svolta storica (di Miro Renzaglia)

Editoriale di Miro Renzaglia
Da il Fondo magazine del 17 giugno 2010
No, non riesco a crederci… E questa volta parlo sul serio: l’Unione Europea s’è svegliata dal torpore che l’affliggeva fin dalla culla e ha preso una delle più grandi decisioni di sempre: quella di applicare una tassa sulle transizioni finanziarie e sulle banche.
E’ dalla fine della Seconda guerra mondiale che si attendeva, in Occidente, una risposta degli Stati a chi provoca crisi economiche in serie, ultima quella della Grecia, con speculazioni mirate al puro profitto delle cosche che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze della terra. E, finalmente, 27 paesi europei hanno avuto il coraggio di darla... 
Non solo. La medesima proposta sarà oggetto di discussione al prossimo G20 che si terrà il 26 giugno a Toronto, in Canada.
La risoluzione Ue è andata perfino oltre l’iniziativa del Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama che, meno di un mese fa, il 21 maggio scorso, ha creato l’agenzia per il controllo statale del mercato finanziario [leggi, qua: “Obama contro il mercato finanziario”]: lì, in America, si tratta di “controllo” qui, in Europa, si passa decisamente all’attacco chiedendo ai responsabili della crisi, banche e finanziarie, di provvedere in solido ai disastri che hanno provocato.
L’iniziativa che, senza alcuna esitazione, va definita con il termine appropriato di “storica”, è stata voluta, principalmente, dall’asse Parigi-Berlino. «Bisogna tassare chi ha messo a rischio il mercato» ha dichiarato Angela Merkel, alle cui parole hanno fatto eco quelle di Nicolas Sarkozy: «La volontà del Consiglio europeo è quella di portare avanti queste due proposte».
Signori qualcosa, finalmente, si muove e si muove per il verso giusto: gli stati rialzano la testa e tentano di sovvertire il primato del capitale sulla politica, sul pubblico e, quindi sui popoli: 50 stati americani e 27 europei stanno dando in tal senso un segnale forte di controtendenza.
Il dubbio che assale è, tuttavia, questo: come reagiranno le cosche finanziarie e le banche a questa sfida? Bisogna fare attenzione: la storia ci insegna che quando si toccano gli interessi di queste (poco) sante istituzioni del capitalismo über alles, quelli che si pretendono i padroni del mondo non esitano a scatenare guerre mondiali. E le occasioni per riprovare il giochetto di sempre non mancano nemmeno oggi.
Intanto, giocano di basso profilo. Per il momento, la Banca Centrale Europea, ente principalmente interessato alla risoluzione della Ue, in un suo documento dichiara di condividere «appieno il punto di vista dei ministri finanziari dell’Eurozona riguardo alla priorità di arrestare e invertire l’incremento del rapporto debito-pil e accoglie con soddisfazione l’impegno di intraprendere un’azione immediata a tal fine».
C’è da crederle dopo le reiterate prese di posizione contro qualsiasi intervento degli stati nell’economia, tranne – ben inteso – quando si tratta di soccorrere banche e finanziarie dal rischio dei crack per le loro dissennate politiche di profitto? La risposta l’avremo quando la risoluzione dell’Ue diventerà operativa…
Per il momento, accontentiamoci del segnale: Cristo è tornato, ha ripreso il tortore e minaccia di menarlo in testa agli usurai che si sono insediati nel tempio. Per il momento, appunto, è solo un segnale. Ma non è un segnale da poco…
Staremo a vedere…
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