martedì 15 giugno 2010

Marco Lodoli: «Ma quale '68, a scuola regna il consumismo» (intervista di Adriano Scianca)

L'aumento dei non ammessi piace molto ai fan del merito, ma i veri problemi sono altri. Parola del "prof" Marco Lodoli.
Intervista a cura di Adriano Scianca
Dal Secolo d'Italia di martedì 15 giugno 2010
«Il '68 è finito!». Esultano gli apostoli del merito e della beneamata "scuola di una volta", quella dove si rigava dritto e i professori si facevano rispettare a suon di brutti voti in pagella (e anche con qualche scapaccione, ma almeno di questo aspetto sembra non avere nostalgia nessuno). Il "cambio di rotta" sarebbe testimoniato dalle prime anticipazioni sulle ammissioni agli esami di maturità: dal 5,5% di non ammessi nel 2009 si sarebbe assati al 6,1%. Tanto è bastato per dichiarare morta e sepolta la scuola "lassista" di marca sessantottina. Marco Lodoli, insegnante di italiano in un istituto professionale della periferia di Roma ed editorialista di Repubblica, non sembra però troppo convinto.

Allora Lodoli, parliamo di scuola...

Guardi, stavo giusto andando a fare gli scrutini...

Meglio, così siamo già in tema. Cosa pensa di questo boom di non ammessi agli esami di maturità. È veramente una buona notizia come suggeriscono in molti?

Intanto spero che questo dato non sia il frutto bacato di quella strana disposizione che prevede la bocciatura anche per chi abbia tutti 8 e magari una sola insufficienza in storia o educazione fisica...

Mah, più che altro si è parlato di ritorno del merito, della severità, una sorta di anti-sessantotto e di riflusso di un certo lassismo progressista...

Ma non si può determinare la bontà di un istituto scolastico in base alla logica delle decimazioni! Una scuola si giudica dalla qualità complessiva, dalla bontà generale del suo lavoro. Esultare per le "stragi" di studenti è sintomo di un ragionamento ribaltato, alla rovescia...

Attenzione: anche lei sta scivolando nel sessantottismo (almeno secondo le categorie oggi in voga...)

Guardi, io nel 1968 ero un ragazzino. Ricordo bene, in compenso, gli anni '70 e in quegli anni i giovani avevano l'abitudine di andare a rubare i libri alle librerie Feltrinelli. La gente, insomma, leggeva, aveva fame di cultura. Questa idea che tutti i mali della scuola "lassista" derivino dallo spirito del '68, insomma, non regge proprio. I motivi del decadimento culturale, semmai, sono altri...

Ecco, ci spieghi quali...

A me sembra che gli studenti scontino piuttosto la cultura del neoconsumismo liberista degli ultimi decenni, la trasformazione della società in un immenso centro commerciale. Un processo che ha inquinato le menti, ha reso più fragili gli studenti e minato la loro capacità di attenzione.

È da qui, quindi, che nasce il disastro della scuola italiana odierna?

Secondo me, in realtà, oggi si riscontra una divisione tra due tipi di scuole. Da una parte istituti eccellenti dei quartieri bene ma anche di certe realtà di provincia, con ottimi studenti, che avvertono poco questa situazione...

Poi suppongo vi sia il rovescio della medaglia...

Infatti. Dall'altra parte ci sono le scuole delle periferie, spesso di tipo professionale, gli istituti marginali che sono però frequentati da migliaia di ragazzi. Sono, peraltro, le scuole in cui insegno io.

E lì la bocciatura selvaggia non ha senso?

Guardi, se io trovo ragazzi con enormi problemi familiari, con fratelli tossicodipendenti, con genitori violenti, come devo ragionare? Devo usare il metro scolastico del merito in modo astratto o pensare a garantire una presenza forte delle istituzioni? Se boccio questi alunni cosa ho risolto? Magari gli faccio semplicemente lasciare gli studi...

D'accordo, ma la scuola deve pur sempre tener presente i risultati...

Infatti non si tratta di regalare promozioni. Non è questo il punto. Si tratta, semmai, di educare i ragazzi, di insegnare cose e accompagnarli in questo percorso. Facendo in modo, soprattutto, che restino fra i banchi di scuola fino alla fine.

Perché, c'è anche il rischio che ciò non accada?

Ma scherza? In questi istituti di periferia c'è una dispersione scolastica altissima. Si parla di bocciare sì, bocciare no... Ma se io inizio l'anno con 25 alunni e finisco con 10, una quindicina sono stati già bocciati in partenza. Questo è il vero problema, altro che '68 e "ritorno del merito".

Vero. Ma la situazione non dappertutto è così allarmante, no?

E infatti nei licei del centro, nelle scuole dei quartieri bene non escludo che si possano dare lezioni agli studenti con qualche bocciatura in più. Ma nelle situazioni perferiche - che poi raccolgono la maggioranza degli studenti - questi sono falsi problemi.

Lei, quindi, non boccerà nessuno quest'anno?

Forse uno o due ragazzi.

Da professore sente di dover incrementare la severità di giudizio?

Direi proprio di no.

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