Articolo di Graziella Balestrieri
per L'eminente dignità del provvisorio
Ndr: non è un “pezzo” su Tom Waits, la mia presunzione cade dinnanzi alla sua musica.
E’ solo un risveglio migliore.
Dei ricordi, i miei, non ho l’esattezza della stagione, e credo di non volerla ricordare, anche se Tom si arrabbierebbe molto (Settembre ti riporta a Luglio “Broken Bycicles”). Andai per le vie di Crotone, anno 1999 volendo acquistare un album di Elvis Costello. Dal marciapiede, però, osservavo un cartellone enorme bellissimo, un quadro, un uomo, un cappello, un cappotto lungo, uno sguardo indietro nel tempo. Come rivivere subito un ricordo. Ho creduto fino all’ultimo che Tom Waits, l’uomo su questo cartellone, fosse un pittore, lo voglio credere anche oggi, anzi ne sono fermamente convinta.
Entrando acquistai il disco di Elvis e subito dopo l’occhio si gettò su “Mule Variations”. In quel momento non sapere chi fosse e che musica facesse non importava. L’immagine l’avrei tenuta con me. Quella strana musica che veniva fuori da quel cd era la perfezione. La voce rauca, bassa, dolorante e antidolorifica. Una buona sigaretta, trattata male, ma l’ultima della giornata, per cui la più desiderata. Ciò che ti può legare a questo genere di musica è solo il ricordo. E, come la sua musica che ti “costringe” a voltarti indietro, così fui “costretta” ad acquistare tutti gli album, in verità cassette, andando a ritroso nel tempo. Da “Closing Time” dove l'irriconoscibile voce pulita di Tom Waits ti asciuga le lacrime della sera prima, e condividi un tempo che non è più il tuo ma lo è fortemente stato, alla prima volta che potresti avere ma rinunci, all’amore della vita che ti passa accanto per orgoglio e presunzione e ti ritrovi con il capo chinato perché non sai a chi e come chiedere scusa. Inesorabile in “Martha” il tempo che uccide ed una finta telefonata che ti dà la speranza che vive solo perché ricordata. Tom Frost chiama e richiama quei pomeriggi sospesi nel cielo, dove non esiste il “dolore” da conservare per i giorni di pioggia. Ogni album è ogni volta che ti guardi indietro, ogni angolo sospeso, non un rimpianto, o forse sì . In fondo che differenza c’è tra l’avere avuto e l’aver perso se poi non rimane che un addio?
Un uomo che sembra annegare in lontananza, che scompare nel fondale e che risale dopo un lungo viaggio. Al termine del viaggio, nel riemergere si accorge però che fuori, all’aria aperta gli manca il respiro, che tornerebbe volentieri giù nei fondali da dove è venuto, che sprofondare gli piace perché risalire è l’unico scopo della sua vita. Ognuno di noi avrà un momento per sprofondare, ma ci sarà sempre un attimo in cui risalire. E l’attimo, la linea che separa il fondale dalla superficie, è un attacco di cuore: la musica di Tom Waits il risveglio. “Racconta tristi feste di piazza”, lessi una volta, per cui sulle sue musiche ballate, con le sue parole ricordatevi di non dimenticare.
Graziella Balestrieri
1 commento:
Se non l'hai più rivisto, era un viandante angelico...
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