mercoledì 22 settembre 2010

U2, a spasso con Dio (di Graziella Balestrieri, parte prima)

U2:A SPASSO CON DIO! di Graziella Balestrieri
per L'eminente dignità del provvisorio

Non mi intendo di musica, intendo solo le sensazioni che la musica riesce a darmi.
Capire per crescere.
G.B.
Parte prima

La realtà è che in un piccolo paese della Calabria era difficile non annoiarsi e ai tempi del liceo l’unica cosa che poteva darci speranza era affacciarsi al finestrone e guardare quella lunga distesa di pianura che abbracciava il mare immobile. Da lì forse pensavamo di voler avere una possibilità nella vita , di cercare altro che quella terra bella e tremenda non avrebbe saputo darci mai se non poi capire più avanti che tutto ciò di cui avevamo bisogno era lì. Ci sentivamo in gabbia, ma prima o poi avremmo saputo apprezzare il senso della libertà… avremmo capito che per andare avanti non dovevamo lasciare indietro niente e la nostra terra era tutto quello che eravamo. Eravamo una classe straordinariamente strana. Un po’ atipici perché a quei tempi non buttavamo il nostro tempo nella ricerca dell’amore adolescenziale, volevamo altro e nelle nostre ore sfaticate eravamo talmente occupati a trovare un come passare il tempo, che tutte le ore erano uguali ma ogni ora ci dava risultati differenti. Ho voluto iniziare al plurale questa storia e dai banchi di scuola perché i quattro irlandesi Bono, The Edge, Adam Clayton, Larry Mullen Jnr, dai banchi del liceo avevano iniziato a costruire un sogno. Nella vita si possono incontrare migliaia di persone, conosci e ami mille volte, ma l’amicizia che nasce al liceo non può essere paragonata a niente. Era una seconda famiglia, il quotidiano dolore di crescere in quel periodo tumultuoso avrebbe creato legami che tutt’oggi vivono e rinascono giorno per giorno. Avevamo un banco che dovevamo nascondere, secondo la Prof. quando entrava il Preside, una scritta immensa frutto di un lavoro accurato di penne e strumenti a punta che nelle ore di matematica conobbe il suo massimo splendore : U2!
La nostra libertà era contenuta in quelle due lettere. Discutevamo sui testi, gentilmente lo straordinario prof. di Inglese mi aiutava nella traduzione e per noi a quei tempi volare (e l’espressione l’avremmo compresa poi in “Where the streets have no name”) era trovare la forza di costruire un paio di ali. Da quel momento capimmo che le ali le avremmo costruite passo passo con la musica degli U2 e la noia non avrebbe mai preso più il posto di quello che in quel momento volevamo fare: capire e crescere.
Gli U2 arrivarono nella mia vita tramite uno scambio. Un’altra compagna di classe adorava i Queen ed io avevo un cd, credo fosse Made in Heaven, ma non lo amavo molto. Un giorno a casa sua mi chiese di fare cambio con Zooropa degli U2. Io accettai. L’album conteneva una canzone perfetta che era Numb. Racchiudeva solo divieti: “Non muoverti, non parlare fuori tempo, non pensare, non preoccuparti. Va tutto bene. Non trionfare , non lusingare , non spiegare, non parlare. Mi sento stordito. Il troppo non è abbastanza”(Numb).
Il testo era il manifesto di quel nostro periodo , un inno nichilista. Rappresentava perfettamente l’inetto sveviano, l’uomo che subisce qualsiasi cosa e a quei tempi era così. Bulimici davanti alla tv, bulimici davanti alla noia, bulimici davanti ai Prof che non ebbero mai il dubbio su quello che ci stavano insegnando ma hanno sempre creduto di darci certezze. La canzone prende ispirazione dal film Il trionfo della volontà della Riefenstahal che debuttò a Berlino il 28 marzo del 1935, (nella canzone vi è il campionamento di un giovane nazista che suonava il tamburo in una scena de film) nel quale il popolo tedesco cadde in buco nero di illusione inesorabilmente spinto dalla follia di un uomo. "E’ il risultato a cui si arriva quando non si desidera più guardare la tv, ma ingerirla attraverso gli occhi, bombardato da talmente tante informazioni visive che poi alla fine ti ritrovi chiuso in te stesso e rimani incapace di rispondere”(Bono). La curiosità ti salva. Non ci sono dubbi. La musica è una scala che può portarti alla curiosità. Sviscerale nella mia di curiosità accompagnata dalla mia “compare” Francesca accumulavamo giorno dopo giorno più notizie di quante poteva darcene il libro di testo. Gli U2 ci condussero in Irlanda, virtualmente, un viaggio a spasso per il mondo tenendo la mano a Dio. Eh sì, profondamente cattolici gli U2 (a parte il bassista): “Voglio arrivare ai piedi del Monte Sion, ai piedi di Colui che mi fece vedere, siamo stati ricolmati d’amore e torneremo laggiù (With a shout Jerusalem). I riferimenti alla Bibbia e al Vangelo sono ovunque: Gloria, Surrender, With or Without you non passa canzone che Dio non abbai calpestato con i suoi piedi . Di fede non me intendo e non credo che me intenderò mai, ma la presenza di Dio nei testi degli U2 è talmente possente e viva da far venir la nausea. Attenzione la religione che gli U2 raccontano è quella loro, quella vissuta nel oro paese. Un senso di nausea per l’estremismo religioso ai quei tempi era forte ed iniziare a “studiare” la questione irlandese ci insegnò a prendere posizione .
“Sunday Bloody Sunday” diverrà presto qualcosa di più di una canzone. Da una canzone passi ai libri di storia: Gerald Donaghy aveva 17anni, morì nel gennaio del 1972, correva verso il Glenfada Park di Derry, cercando di scappare dai colpi dell’esercito inglese. Raggiunto da una pallottola allo stomaco cadde a terra tenendosi “per mano” con altre 13 persone in quella che doveva essere una manifestazione pacifica. Fu invece una maledetta domenica di sangue, la seconda dopo quella del 1920 quando l’esercito inglese entrò in campo durante una partita allo stadio di Dublino sparando sul pubblico e uccidendo 14 innocenti persone “bottiglie frantumate sotto i piedi dei bambini, corpi allineati lungo una strada senza uscita, fino a quando fino a quando dovremmo sentire questo canto? Asciugate le vostre lacrime dagli occhi, asciugherò i vostri occhi iniettati di sangue: domenica maledetta domenica di sangue (Sunday Bloody Sunday). Quando uscì Pop nel 1997 agli esperti di musica sembrava un disco osceno, si leggeva in giro che Bono aveva finito la sue era da “Guru” che oramai anche lui si fosse adattato al mercato discografico. Di questo Bono deve ringraziare Dio, qualunque cosa lui abbia scritto e gli album degli U2 sono sempre arrivati alla gente. Paradossalmente è stato il mercato musicale ad adattarsi agli U2 e mai il contrario. Pop creò alcuni screzi anche all’interno della band, il batterista non si riconosceva in quei suoni, ma per “alzata di mano” tre su uno, l’album uscì e per quanto mi riguarda è forse uno degli album più riusciti di Bono dal punto di vista dei testi. Cresciuto, con alle spalle la vita e la frenesia della Rock Star planetaria. Gli incontri: Bukowski, Frank Sinatra, Wim Wenders, Bob Dylan, il suo matrimonio, i figli, l’amore i tradimenti , il ritorno a casa. Il superamento del divorzio di The Edge, aver strappato Adam Clayton da un alcoolismo profondo droghe e dal il suo giro di “mignotte”, essere tornati sulla terra dopo Acthung Baby. La mosca aveva volato, esplorato ed ora era tempo di ritornare giù. "Non è un segreto che una coscienza a volte può essere una peste, non è un segreto che l’ambizione morde le unghie del successo, ogni artista è un cannibale, ogni poeta è un ladro. Tutti uccidono l’ispirazione e poi cantano la disperazione”(The Fly, Acthung Baby). Riprendiamo Pop, album cresciuto, album adulto. Ovviamente Boy, War, The Unforgettable fire erano altri U2, ancora ventenni ancora coinvolti nelle faccende della loro terra in maniera totale, ancora sentivano rabbia ancora urlavano. Nemmeno The Joshua Tree (che è l’album perfetto dal punto di vista musicale, ogni cosa al suo posto) raggiunge nei testi la maturità di Pop. Please e Gone sono “le canzoni “ in cui Bono si stacca dal suo mondo, riesce ad avere la visone delle cose e riesce addirittura a scrivere a se stesso “tu volevi tremendamente arrivare , ti è toccato perderti nel cammino, ti cambi il nome ma va bene. Fai passi che ti danno le vertigini, poi questa sensazione arriva a piacerti, ti fai de male, lo fai a chi ti ama, poi scopri che pensavi fosse libertà invece era solo avidità”.(Gone, Pop).
Please è veramente una preghiere di irlandese che ce l’ha fatta verso una terra che rischia di non farcela. Anno 1996, 9 febbraio: una bomba mette fine alla tregua tra l’I.R.A. e il governo inglese. 18 febbraio 1996: una bomba distrugge un autobus a Londra, il 24 Aprile un’autobomba esplode a Manchester, il 13 Luglio una bomba colpisce Enniskillen (Irlanda del Nord). La copertina del singolo Please avrà le faccie di Gerry Adams (Sinn Fein), David Trimble (UUP), Ian Paisley (DPU) John Hume (Labour Party). "La tua tristezza cattolica, le tue scarpe da convento, la tua passione per le parate militari adesso fa notizia la tua guerra santa . Settembre, strade che traboccano di gente, Ottobre, discorsi che non portano a nulla… Novembre, Dicembre, stiamo davvero ricominciando? Vi prego non state in ginocchio,vi prego fatemi uscire da qui” (Please, Pop).
Crescemmo in maniera altalenante e disconnessa ma una cosa era certa: eravamo riusciti a non essere incompresi perché fortemente avevamo voluto capire. Finito il liceo. il grande sogno degli U2 si sarebbe realizzato esattamente un anno dopo: Elevation Tour 2001,Torino. Dispersi per l’Italia avevamo come base l’Emilia Romagna. Organizzammo tutto con precisione e fu talmente precisa la cosa che alla fine andò tutto in fumo dall’albergo agli orari dei treni. Il 20 Luglio eravamo in tre: io Valentina e Francesca. Il viaggio di andata fu devastante, il nostro vagone era pieno di gentili donnine che andavano a prostituirsi a Torino esattamente la loro fermata era a due passi dal nostro “albergo”. Ma la prendemmo a ridere perché andavamo a vedere gli U2 ed eravamo certe che il 21 Luglio sarebbe stata una data che non facilmente avremmo potuto dimenticare e lasciarci alle spalle….un’altra cosa che come direbbe Bono è “All that you can’t leave behind”(tutto quello che non puoi lasciarti alle spalle) e come nell’Ulisse di Joyce il nostro sogno si sarebbe concluso all’inizio della notte.
To be continued...
Graziella Balestrieri  

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