venerdì 15 ottobre 2010

Domenico Modugno, un pagliaccio in paradiso (di Graziella Balestrieri)

Articolo di Graziella Balestrieri
per L'eminente dignità del provvisorio

Il mio, di Modugno, è solo un ricordo "ai ricordi del passato, ad un sogno mai sognato, ad un attimo d’amore che mai più ritornerà".

Quando ero piccola abitavo in luogo chiamato “foresta” a Strongoli mare (Calabria): quattro case, le colline dietro, una statale e bastava attraversava e avevi il mare. Il mio tempo di bambina lo trascorrevo più o meno ad osservare e non vuol dire che non capisci le cose, anzi i pensieri migliori e le cose più belle sono di quell’età quando ancora l’inganno del mondo non è a te conosciuto, quando non hai bisogno di avere artigli, perché nessuno può attaccare la tua mente. Per il resto nonostante i miei 4 anni guardavo la tv. Mi piacevano i film dove ci stava un uomo con i baffetti e molto simpatico. Mi piaceva molto quell’uomo che credo proprio sia stato il mio primo amore. Mia madre mi lasciava lì e mi diceva "ai tempi nostri 150 lire per andarlo a vedere al cinema". E quasi con l’occhio nostalgico, anzi del tutto nostalgico ripeteva "bei tempi quelli, Modugno era il nostro tempo".

Ho continuato, nonostante l’abbandono della vista del mare e delle colline, a guardare i film di quell’uomo simpatico. Avrò rivisto i film di continuo e d’estate quando la gente è troppo occupata a non far niente io me li riguardo. Vai a capire perché in tv le cose migliori le rimandano quando davanti alle tv non ci sta più nessuno. Qualcuno un pò si meravigliava di questa mia passione, in realtà ora che di anni ne ho 29 comprendo io perché tanto amore, a parte l’estetica. Quell’uomo simpatico che ho iniziato ad amare da piccola e che continua a darmi gioie nonostante i dolori che tutti attraversano, era amato ed è amato perché io amo l’Italia, Modugno era ed è "l’italiano". Portava con sé ogni furberia dell’italiano, ogni gesto, ogni dolcissima malinconia. Mi piaceva da impazzire “Vecchio Frack”.
Da piccola mi faceva ridere, ora ho solo gli occhi lucidi se ci penso e quando la sento "nella notte mentre tutti dormono solo un uomo cammina per le strade". La solitudine di un uomo, che non vuol far vedere il suo dolore e si aggira di notte affinché nessuno possa vederlo. E porta abiti eleganti perché la sua figura si confonda con l’eleganza della notte. E dire buon nuit a un gatto che randagio insieme a lui se ne va. Ed è bellissimo ascoltandola potersi almeno una volta nella vita confondersi con la bellezza solitaria della notte. Mi piaceva il ticchettìo sulla chitarra, la sua faccia strana, quel gesticolare tutto italiano che solo Mimmo aveva. Perché era un ragazzo del Sud divenuto un uomo al Nord passato da Est a Ovest del mondo come l’unico che è riuscito a volare, ovunque. Eppure una tristezza infinita, una dolcezza, la sua che non c’è più, un’ironia da non saper riconoscere più se non riguardando i film. Un successo planetario che lo ha riportato a casa sempre e cmq. Mai stato distante da ciò che era. Un italiano che ha vissuto l’Italia. Per questo Pasolini lo scelse in uno dei suoi film. Che cosa sono le nuvole rimane la canzone per me più bella e credo che nessuno possa scriverne una così talmente piena di tristezza e speranza. Un mondo tutto italiano. Un sogno tutto italiano. "Tutto il mio folle amore lo soffia il cielo, il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro, ma il derubato che piange ruba qualcosa a se stesso. Ma queste son parole e non van sentite, che un cuore un cuore affranto non si cura solo con l’udito". Nel film guidava il camion che trasportava le marionette nella discarica “Toto’ e Ninetto Davoli”…"E che so quelle?”quelle sono le nuvole”! E che so ste nuvole? Mah. Quanto so belle, quanto so belle. Ah straziante e meravigliosa bellezza del creato". La bellezza del creato, la meraviglia che ti strazia, la meraviglia a cui non dai risposta. Perché è lì e tu non ne sei padrone, ma ogni cosa può portartela via. Ad ogni dolore o stato d’animo (tutto il mio folle amore e la discesa nella discarica, la morte) ci sarà sempre qualcosa di più grande di te che te la porterà lontano e l’affanno ed il dolore saranno presto solo in un sospiro: la meraviglia. Un pagliaccio in paradiso per me rimane lui, lo ricordo così…un uomo simpatico “felice come un bimbo corri corri e tutti quanti ridono con te , la gente grida bravo bravo e tutti questa gente applaude solo te”. Ho tanto impresso quando cantava “amara terra mia”. La desolazione del Sud, l’abbandono di una terra meravigliosa “addio addio amore, io vado via, amara terra mia, amara e bella”. Nel suo viso quei cieli infiniti, nelle sue mani che stringono il microfono le mani incallite senza speranza. La gamba sinistra in avanti, il pugno della mano destra tenuto con forza che si chiude a metà del corpo quando la sua bocca tocca l’amarezza e nell’andare via anche il suo braccio scende e ritorna al suo posto, fermo. C’era la differenza in Mimmo, la differenza di quando interpreti qualcosa che non è tuo e quando quello che è tuo cerchi di interpretarlo per gli altri. E’ stato il migliore interprete per tutti noi. Perché c’è qualcosa di più puro e bello di quello che canta in “Dio come ti amo”?
“Dio come ti amo, non è possibile avere fra le braccia tanta felicità, dio come ti amo, mi vien da piangere”. La meraviglia dinnanzi all’amore, i paragoni con le cose del creato. Le rondini nel cielo che simboleggiano la libertà di quando sei innamorato, e vai oltre ad ogni cosa fino a toccare il cielo, le nuvole che si confondono con il mare come quando ami ed i tuoi occhi si confondo con l’immensità degli occhi di chi ti guarda. Il sapore delle labbra come il sapore del vento, sfuggente ma lasci che il tuo viso venga sfiorato, la leggerezza che accompagna una lacrima. Talmente tanto amore che solo il pianto può consolare da tanta gioia. Interprete di tante canzoni popolarissime ma che solo lui ha reso italiane per l’Italia intera."Lazzarella, vitta na crozza" e tantissime altre. Non c’è stata una canzone per Mimmo che non sia la sua e nessuna canzone si è mai permessa di non essere un suo ricordo. Nessuno mai ha più saputo cantare con tanta semplicità, non usando parole semplici, è diverso. Nessuno mai aprirà le braccia come faceva lui, nessuno più ci restituirà quel sogno, nessuno ci rapisce più…nessuno come lui ha mai saputo Volare. Vi pare una cosa semplice riuscire a volare?

E guardando il cielo, la città stanca sotto di me, due persone che non si amano più, un bambino che ride, le nuvole che non hanno direzione, i parcheggi affollati, la distanza dalla mia terra e mille sorrisi che ancora attendono su bocche mai sazie, mi alzo in piedi e penso "MERAVIGLIOSO, MA COME NON TI ACCORGI DI QUANTO IL MONDO SIA MERAVIGLIOSO, MERAVIGLIOSO PERFINO IL TUO DOLORE POTRA’ APPARIRE POI MERAVIGLIOSO. MA GUARDA INTORNO A TE CHE DONI TI HANNO FATTO. TU DICI NON HO NIENTE TI SEMBRA NIENTE IL SOLE, LA VITA L’AMORE".
Grazie a Mimmo, qualcuno alle mie spalle, forse un angelo vestito da passante!

Graziella Balestrieri

2 commenti:

Emanuele C. ha detto...

Vogliamo ricordare LU PISCI SPADA?

giovanni fonghini ha detto...

Mimmo, il nostro Mimmo nazionale, anche per me uno dei più grandi interpreti della canzone italiana. I tre brani proposti, ognuno per un motivo diverso, mi fanno profondamente commuovere. In particolare Meraviglioso mi ricorda mio padre che da bambino, poco prima che mi lasciasse quando avevo 11 anni, me la cantavo spesso. Dio come ti amo descrive meglio di mille saggi quell'amore immenso che si fa padrone di te e della tua anima. Vecchio frack è la solitudine di un uomo che decide che il suo viaggio è purtroppo finito. Ringrazia, se puoi Roberto, per me Graziella Balestrieri per il suo articolo che ha toccato le zone più intime del mio cuore.