martedì 30 novembre 2010

Viva i Gian Burrasca: "amnistia sportiva" per Dinho e Cassano (di Michele De Feudis)

Articolo di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia del 30 novembre 2010
C'è posto nel calcio per due interpreti sregolati e geniali, ontologicamente allergici alle regole ma allo stesso tempo in grado di far innamorare i tifosi con invenzioni risolutive ed estrose? Il dilemma è quasi shakespeariano ed è legato alle alterne fortune di due fuoriclasse della serie A, Ronaldinho e Antonio Cassano, protagonisti nella buona e nella cattiva sorte del film di questa stagione.
Irredimibili nelle ricorrenti peripezie, ma subito pronti ad implorare il perdono dei rispettivi club dopo l'ennesima scappatella, il brasiliano ed il "Pibe de Bari" sono la riprova di come il temperamento con le scarpette si intrecci con le vicende extra sportive, solleticando il moralismo sempre meno latente dell'opinione pubblica italiana, che dalla politica allo sport si sta omologando alle abitudini manichee d'oltreoceano, mettendo sullo stesso piano le avventure amorose di Clinton con la signora Lewinsky e le notti brave del Dentone sudamericano nei locali meneghini.
Dinho in questo autunno è stato relegato da Allegri ad una serie interminabile di panchine, interrotte solo da un lampo in Champions contro l'Auxerre, un sinistro dolce che ha messo il sigillo sulla vittoria corsara ed è valso il biglietto per il turno successivo a cui accederà il Milan. Imputato di essere troppo presente nella movida milanese, è stato vittima di una serie di esclusioni che vorrebbero suonare come una lezioncina, un invito a rimanere immobile dietro la lavagna fino a che la maestra non decide di tornare a farlo partecipare ai lavori della classe. Allegri, modello signorina Rottermaier, ha già emesso la sentenza: «Deve impegnarsi per riconquistare il posto in squadra». Le statistiche sono dalla parte dell'allenatore rossonero: quest'anno Dinho, tra campionato e coppa, ha collezionato solo 806 minuti e 1 gol rispetto ai 992 della prima stagione milanista con ben 8 gol, e ai 1.157 della scorsa stagione con 4 gol. L'ultima marachella del brasiliano è stata poi infiocchettata da un racconto surreale di Gianni Pilloni, proprietario del ristorante di viale Papiniano nel quale il coniglietto verdeoro si è intrattenuto fuori tempo massimo: «Il mio locale chiude alle 2 e Ronaldinho è uscito da qui almeno un'ora prima. Ho visto il video, l'orario si vede solo dal display della macchina, ma chi lo dice che non è sbagliato? Dinho è venuto qui a cena con Dida e altri due amici, hanno ordinato due fiorentine e una bottiglia di vino, hanno mangiato e poi lui ha suonato un quarto d'ora con la band che si esibiva da noi. Non era sbronzo, così come non lo è mai stato le altre volte che l'ho visto». Intanto Adriano Galliani ha già rimandato in primavera l'appuntamento per il rinnovo del contratto e al brasiliano non resta che il rilancio, da vero giocatore di poker: «Non ho nessuna intenzione di andarmene dal Milan. Anzi, vi dirò di più: le vittorie che conquisterò con i rossoneri mi daranno la spinta per inseguire il sogno della mia vita: giocare il Mondiale del 2014 in Brasile».
Tutta centrata sull'ennesima cassanata è invece la vicenda del trequartista doriano: «Non ho detto vecchio di m... al presidente. Ma non è questo l'ufficio giusto per tutelare la mia immagine. Ci penserà il mio avvocato. Ho usato frasi e toni sbagliati e ammetto di aver sbagliato. Abbiamo avuto un diverbio per una cavolata di premio, ma le colpe non sono solo mie. Ma, dal momento che io sono più piccolo, tocca a me chiedere scusa». Antonio Cassano si è cosparso già nei giorni scorsi il capo di cenere dopo aver seppellito di insulti Riccardo Garrone, patron della Sampdoria, ma soprattutto uomo notoriamente mite e generoso. «Io voglio assolutamente rimanere alla Samp. Voglio chiudere la carriera qui. Più di chiedere scusa - ha ribadito Cassano - non so che fare, eppure mi stanno facendo passare per un terrorista». Intanto lo ha incoraggiato il ct della Nazionale, Cesare Prandelli: «Mi ha telefonato e lo ringrazio per le belle parole - ha rivelato il barese - però ci sono delle regole in Nazionale e, se ho sbagliato, è giusto che paghi. Ho chiesto scusa che a lui perché l'ho messo in difficoltà, visto che aveva puntato su di me». La dirigenza blucerchiata però non recede, e così il fantasista resta fuori rosa, con una richiesta unilaterale di rescissione del contratto che pende sulla sua testa. E con questa querelle in corso, a rimetterci - oltre al calciatore ed alla Samp - c'è anche il progetto azzurro, perché la Nazionale era stata costruita sul talento di Cassano (al momento non convocabile).
"Sic stantibus rebus", diventa sempre più necessaria una "soluzione politica" per Dinho e Cassano, che incarni un respiro libertario e non calvinista, a condizione che i comportamenti dei due funamboli in futuro siano improntati ad una maggiore responsabilità. Una "amnistia sportiva", infatti, consentirebbe al grigio torneo italiano di riacquisire a pieno titolo due primattori, ai rispettivi club di giudicarli solo per il loro rendimento sportivo e alla Nazionale azzurra di tornare a sperare di poter contare sul maggior talento che hanno prodotto negli ultimi anni i vivai tricolori. Del resto, cosa sarebbe il calcio senza le eccezioni che ci regalano negli stadi e fuori questi inguaribili Gian Burrasca?
Michele De Feudis

Nessun commento: