Articolo di Graziella Balestrieri
per L'eminente dignità del provvisorio
"Ho inseguito quel sogno proprio come fanno i ragazzi sullo schermo … tra vie senza uscita e posti malfamati e quando la promessa è stata infranta, dei miei sogni ho riscosso le briciole. Thunder Road per gli amanti dispersi e tutti i finali già scritti. Billy e io lo dicevamo sempre avremmo preso tutto per poi gettarlo via” (The Promise).
Non ci sono date o ricorrenze da confermare e dimenticare, non è il suo compleanno e non è uscito un nuovo album. A volte però il ricordo serve a dare e ridare forma e colore al sogno frantumato, a dare una sostanza. Ecco. Il sogno che si fa realtà. Perché il sogno non ha una data, il sogno non ricorre, quello di Bruce è sempre andato di fretta poi. Di lui “ il Boss ” si è detto tutto e scritto di più, lui è stato in realtà la sua penna migliore al di là di ogni cosa e persona. E come non provare dolore parlandone, come rimanere insensibili dinnanzi a tutta una vita che crolla? Bisogna staccarsi da quello che si fa … dicono, ma se quello che si fa è proprio quel sogno spezzato?
Impensabile guardare con distacco crollare e frantumare i sogni per cui si è nati, quei sogni che ti alzavano di notte per poi svanire con il giorno nuovo che avanza e che sembra non finire mai. Bisognerebbe sempre stare a dormire e sognare. Tutto sarebbe più facile, gli occhi non avrebbero il terrore della luce. … “ la notte è tutta per noi: questa strada ci porterà ovunque vogliamo. Abbiamo un’ultima possibilità per fare avverare i nostri sogni … lo so che è tardi, ma possiamo farcela, se corriamo. E nella gelida solitudine che precede l’alba … è una città piena di perdenti e io me ne sto andando via da qui per vincere”. (Thunder Road).
Americano, Bruce è un americano con tutte le sue “ star and stripes ”, ma ognuno di quelle stelle come se se le fosse legato al dito, perché gli appartengono. Ad ogni americano appartiene una di quelle stelle, perché la Nazione è la loro, sentimento che a noi italiani non potrebbe mai toccare. Un dito da puntare, ovviamente ogni volta che una di questa stella cade per un governo americano che da sempre e sempre ripetutamente “violenta” ed “esporta” come se fosse merce da vendere una stella, per “democratizzare”. E’ un americano, un patriota, non un’idiota , ha mostrato alla sua terra la parte peggiore, lo specchio più di qualsiasi altro politico e lui che ha resuscitato i morti ”Nato in una città di morti, il primo calcio l’ho preso appena ho messo i piedi a terra. ..sono nato negli Stati Uniti. Sono dieci anni che brucio per la strada, nessun posto dove correre, nessun posto dove andare. Sono nato negli Stati Uniti”.(Born in the Usa). E lo sguardo rivolto verso la bandiera, a mostrare il culo alla Nazione, con un berretto di un operaio morto giorni prima. Mostra il culo, perché per l’America chi muore , si suda, chi fa l’operaio, chi lotta, chi corre perde cade e si rialza, chi sopravvive si fa il culo! Altrimenti la frase di Obama non avrebbe nemmeno senso “ ho scelto di fare il Presidente solo perché non posso essere Bruce Springsteen”. Essere Bruce Springsteen vuol dire un ragazzo americano che dopo l’11 Settembre ti incontra per la strada abbassa il finestrino e grida” Hey Bruce abbiamo bisogno di te”. E lui che non si tira mai indietro pronto a costruire un sogno, a ridare cemento a quei palazzi crollati, a ridare basi di orgoglio come a voler dire cazzo, l’America siamo noi, siamo noi che dobbiamo cadere e crollare, siamo noi che dobbiamo rialzarci perché il sangue dei nostri fratelli è il nostro. Noi siamo le stelle di questa bandiera! So di scrivere retorica, ma funziona: con l’America ha sempre funzionato. Con noi no. E quindi “the rising”, la rinascita, pronta lì subito per il sogno nuovo. Quello che maggiormente si può imputare ed invidiare in maniera del tutto benevola a Bruce è proprio questo:come se avesse nelle sue canzoni un continuo nascere morire rinascere, una sorta di fede fatta musica. Il concetto per cui si deve vivere con la speranza. Per andare oltre , per correre. Bruce uno che prende sì fiato, prende sì le distanze, ma dal sogno non si allontana mai e soprattutto non si allontana mai dalla gente, dalla sua gente che lo ama e che lui ama.” Cielo di buio e dolore, cielo d’amore,cieli di lacrime, cielo di gloria e tristezza, cielo di pietà, cieli di paura … forza rialzatevi per la rinascita, alzatevi per la rinascita, stanotte (The Rising). E nella sua musica che ti vengono in mente i sogni che custodivamo in ognuno di noi. Che poi il sogno non è unico. Chi sognava un amore felice, chi sognava una politica diversa, chi sognava un giorno di non doversi alzare la mattina guardarsi allo specchio e dirsi ” è tutto finito”. Era il sogno di chi ha puntato una pistola in bocca e ha deciso di mollare perché qualcuno lo ha lasciato lì a morire prima. Che senso ha vivere e camminare tra la gente quando conosci i volti di chi ti ha già puntato. Di chi durante una campagna elettorale ti sorrideva e ti prometteva: già le promesse ”le promesse non mantenute sono bugie”. Di quei soldati mandati a combattere per una guerra che dovrebbe dare la pace. Ma quei ragazzi partono il più delle volte perché sì credono alla loro terra, ma è la fame, la disperazione. Nella mente di un soldato il proprio sangue non credo abbia valore. Non laviamoci la coscienza che già è affogata in un mare di odio con la storia del patriottismo: è inutile. Non si uccidono gli uomini per una bandiera. E Bruce questo lo sa, di madre italiana poi, campano!La tristezza lasciatecela : è tutta italiana e si sente. L’amore poi che dona l’abbraccio finale, il conforto, e che se viene a mancare diventa come se si perdesse la scala che ti porta a raggiungere la meta. Sempre più difficoltà, sempre più da soli. Solo dinnanzi alla persona amata ci si può inginocchiare e sentirsi perdenti. “Ho tutte le fortune del paradiso in oro e diamanti, ma l’unica cosa che non ho, dolcezza, sei tu” (Ain’t got you). Stare ad elencare album, e trascrivere altre e mille canzoni, di un prolifico Bruce come mai altri nella storia della musica, non credo che sia necessario. Nel senso, non è il titolo o la biografia che rimane nella pelle, rimane la musica e sono due cose diverse. Da un titolo apprendi , da una canzone puoi ricevere il colpo, la ferita e la guarigione. E forse dovremmo guarire per ritornare a correre. Eravamo nati per correre, eravamo lì pronti a scippare con i denti, anche senza mani, l’ultimo pezzo di ossa che pulsava di vita. Bruce è il sogno americano perdente ma realizzato. Un felice fallimento. Ed invece noi dal sogno americano non abbiamo saputo prendere niente altro che Hot Dog e Jeans, e abbiamo spremuto i nostri sogni come si fa con ketchup sulle patatine.” Un Big Mac, please”: ecco il nostro sogno di Nazione.
Rimpiangiamo un Bruce Springsteen, dunque, perché se un ragazzino sa di puntare almeno su di lui la speranza per ricostruire i sogni, noi italiani su cosa puntiamo su una Nazione che non vogliamo festeggiare?
E allora chi vuole si riprenda il sogno, non perché cade una ricorrenza, ma perché il sogno (nella musica di Bruce) va di corsa: questa è l’uguaglianza : siamo tutti nati per correre!
“Perché amore sono solo un corridore spaventato e malinconico, ma voglio provare come ci si sente … di giorno lottiamo per le strade di un irraggiungibile sogno americano. Di notte attraversiamo castelli di gloria … è una trappola mortale, è una condanna al suicidio, perché vagabondi come noi,amore,sono nati per correre. Un giorno, piccola, non so quando raggiungeremo il posto dove vogliamo davvero arrivare e cammineremo nel sole … ma fino ad allora i vagabondi come noi, sono nati per correre” (Born to run)
Graziella Balestrieri
Nessun commento:
Posta un commento