Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia del 15 febbraio 2011
Michel Platini è deciso: dal prossimo anno scatterà il Fair play finanziario, il criterio che nel giro di pochi anni obbligherà tutti i club al pareggio tra costi e ricavi. La serie A è già in grave ritardo, a causa della mancanza di stadi di proprietà, elemento su cui la Uefa insiste assieme allo sviluppo dei vivai, senza considerare che il calcio italiano dipende ancora troppo da calciomercato e tv.
«È un progetto complesso - ha dichiarato il presidente dell'Uefa - ma che ritengo di vitale importanza per il futuro del calcio. Il Fair play finanziario non è stato concepito per mettere in difficoltà i club. Al contrario, vuole aiutarli a uscire da una spirale infernale che impedisce ad alcuni di essi di avere un modello sostenibile a medio o lungo termine. I tifosi e gli appassionati di calcio non hanno alcun interesse nel vedere scomparire club che fanno parte del patrimonio calcistico europeo a seguito di gestioni dissennate. Occorreva l'intervento di un'autorità, ed è quello che stiamo facendo».
Ai club è stato chiesto di agire tempestivamente rivedendo le proprie strategie operative, in particolare al fine di centrare il criterio di pareggio, non spendendo oltre i propri guadagni e stimolando gli investimenti nelle infrastrutture e nel settore giovanile. Largo ai giovani, dunque. Uno degli scopi dell'Uefa è quello di favorire chi dedica risorse ai vivai, e quindi tali costi non saranno presi in considerazione per quanto attiene ai bilanci. Entrando nello specifico, i club che intenderanno godere di tale vantaggio devono però contabilizzare separatamente i costi del settore giovanile da tutti gli altri. Inoltre certe spese non rientreranno a prescindere in tale agevolazione: per esempio fra i costi determinanti vi saranno sempre le spese per il reclutamento, le commissioni pagate per il tesseramento dei giovani ai loro agenti o ad altri club e i costi del personale impiegato solo parzialmente nel settore giovanile. Possono essere oggetto di uguale agevolazione anche le spese relative ad attività pubbliche miranti a promuovere la partecipazione allo sport e a favorire lo sviluppo sociale sostenute dai club. Si pensi a tutte le attività per la promozione dello sport, della salute, dell'integrazione sociale e l'uguaglianza, dello sport amatoriale o per la prevenzione della povertà, ma anche per la promozione dell'armonia religiosa o razziale e gli aiuti alle persone in difficoltà a causa dell'età, della salute o delle condizioni economiche.
Come per il settore giovanile, è necessario che tali spese siano contabilizzate a parte mentre alcune sono a prescindere sempre considerate costi determinanti: oltre agli oneri generali non direttamente collegabili a tali attività, vi sono le spese del personale non ivi dedicato a tempo pieno. È evidente che un modello di calcio "sostenibile" e virtuoso passa dalla valorizzazione dei vivai. Pongono le premesse culturali a una svolta di questo genere, due giornalisti palermitani, Roberto Gueli e Paolo Vannini, autori del libro Palermo rosa e verde. Storia del settore giovanile dagli albori allo scudetto (Pezzino Editore, pp. 118, euro 10), realizzato con la collaborazione di Alessio Cracolici e Lorenzo Farris.
È un lavoro destinato a fare scuola, per certi versi di portata rivoluzionaria, un'iniziativa inedita che ci porta a ripensare il calcio nella sua dimensione di passione genuina. Si tratta, infatti, del primo libro in assoluto scritto sulla storia di un settore giovanile.
Sulla scia del titolo italiano vinto per la prima volta dal Palermo Primavera, Gueli e Vannini raccontano la storia del settore giovanile rosanero, dagli anni pionieristici fino all'era attuale, soffermandosi in particolare sul tricolore del giugno 2009, con un'ampia gallery fotografica, schede di tutti i protagonisti del successo della "Primavera" e altre singole curiosità. Un lavoro innovativo e dirompente al tempo stesso perché pone l'attenzione su certi valori di base dello sport, spesso trascurati dalle esigenze dell'attualità. I due autori, da oltre un ventennio attenti osservatori del mondo del calcio, hanno cercato di tratteggiare anche l'importanza sociale di un simile evento in una città come Palermo, non abituata a ottenere vittorie eclatanti, eppure dotata certamente di potenzialità e valori spesso inespressi. Sfogliando le pagine di Palermo rosa e verde, probabilmente, si percepisce quello spirito sobrio che dovrà caratterizzare il movimento calcistico nei prossimi anni, almeno secondo i dettami dell'Uefa. Di sicuro da un lavoro del genere è necessario si prenda esempio per raccontare le storie di altri settori giovanili, che forse non avranno fatto notizia, ma che sono stati di vitale importanza per il calcio italiano. Si pensi, ad esempio, ai tanti giocatori cresciuti tra le fila del Torino, al campo Filadeflia, che hanno provato a seguire le orme degli illustri predecessori, o a piccole società di provincia, come Empoli o Atalanta, che spesso hanno avuto prime squadre formate completamente da giovani. Piccoli Davide contro Golia che hanno provato a fare di necessità virtù, ottemperando con il settore giovanile a problemi di spesa. Un altro calcio è possibile, ci dicono adesso dall'Uefa. Magari, in Italia, si proverà ad anticipare i tempi e il "rosa e verde" farà scuola. Con un po' di buon senso e di programmazione ci accorgeremo che la cantera non è solo una prerogativa del Barcellona.
Giovanni Tarantino
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