sabato 23 aprile 2011

Chi ha ancora paura di "Faccetta nera"? (di Adriano Scianca)

Articolo di Adriano Scianca
Dal Secolo d'Italia del 23 aprile 2011
Nel caso di Sanremo, probabilmente, era solo una boutade per alzare gli ascolti. Il povero professor Nicola Meneghini, invece, avrà voluto al massimo tenere alta l'attenzione dei suoi studenti. Fatto sta che dopo l'irruzione (solo annunciata) di Giovinezza al Festival, ora è Faccetta nera a togliere il sonno agli italiani. La popolare canzone del Ventennio, infatti, è stata eseguita alla scuola media "Monte Grappa", di Pove del Grappa, in provincia di Vicenza.

 «Quella canzone - ha spiegato il prof - rientrava in un ciclo di lezioni che hanno cercato di contestualizzare i periodi storici anche con la musica, così per il Risorgimento avevamo eseguito Va' Pensiero, per la Prima Guerra Mondiale la Leggenda del Piave, ora toccava al Fascismo e avevamo scelto Faccetta Nera». Apriti cielo: qualche genitore ha sentito il proprio ragazzo canticchiare il noto motivetto e ha lanciato l'allarme. «Certe parole che non si associano solo a un momento storico, ma individuano valori politici ed etici ben precisi che non sono quelli che vogliamo insegnare ai nostri figli». Chissà a quali parole si riferiva l'allarmato genitore: forse a «La legge nostra è schiavitù d'amore / il nostro motto è libertà e dovere». Oppure a «Faccetta nera, sarai romana / la tua bandiera sarà sol quella italiana». Un vero scandalo, già. E se il portavoce dell'Udc, Antonio De Poli, ha gettato acqua su fuoco («conoscere ed eseguire una canzone non vuol dire sostenere alcuna posizione politica. Invito pertanto a non fare polemiche a tutti i costi», ha detto), la deputata del Pd Delia Murer ha invece annunciato un'interrogazione alla Gelmini, tuonando con tono anni '70: «Far suonare e cantare a ragazzi di tredici anni un inno al Ventennio fascista, nella scuola di una Repubblica che è nata dalla Resistenza, è il segno di un allentamento della tensione sui temi dell'antifascismo». Va bene tutto, ma "allentare la tensione" proprio non si può, a quanto pare. Sia mai che potessimo rilassarci un po'. E magari smettere di avere paura. Persino delle canzoni.
Adriano Scianca

1 commento:

Anonimo ha detto...

Contrariamente a quanto crede la male informata on. Murer, “Faccetta nera” è una canzone che non celebra il fascismo, anzi ricorda proprio quella simpatia verso la popolazione africana che fu avversata dal fascismo. Mi piace sottolineare che il testo di “Faccetta nera” fu composto da un notaio parmense, Giuseppe Micheli, che fu amico e collaboratore di Romolo Murri (fondatore del movimento della Democrazia Cristiana nei primi anni del 900) e deputato del Partito Popolare Italiano nonché ministro dell’agricoltura nei governi Nitti e Giolitti. Dopo essere stato perseguitato nel periodo fascista, il Micheli fu deputato all’Assemblea Costituente, ministro della Marina Militare nel governo De Gasperi e, infine, senatore eletto nelle liste della Democrazia Cristiana.
Curiosa e straordinariamente attuale, poi, è l’origine di “Faccetta nera” avvenuta in una oziosa domenica dell’aprile 1935 riflettendo su un articolo pubblicato da un quotidiano romano dell’epoca, in cui si denunciava la triste condizione di molte famiglie africane ridotte in schiavitù e costrette a vendere le proprie giovani figlie al mercato.
“Mi raffigurai allora -afferma il Micheli- una di queste povere fanciulle che i nostri soldati avrebbero dovuto liberare ed affidare, idealmente, insieme a tutte le altre, all’Italia, divenuta patria comune, e quasi sospintovi da una forza interna, mi posi a coscrivere una canzone su quel soggetto: quindi, pura e semplice aspirazione ideale di recare un dono inestimabile e cioè la libertà a quelle giovani”.

Oggi, di fronte all’emergenza umanitaria che coinvolge le popolazioni del nord-africa, mi piace concludere riportando un breve estratto dal testo originario della canzone che recita così: “Faccetta nera, il sogno s’è avverato / si adempie il voto sacro degli eroi / non sei più schiava ma sorella a noi; / l’Italia nostra è madre pure a te.”
Un messaggio questo -di un’Italia sorella e madre per tante persone oggi disperate- che vuole essere segno di umanità ed auspicio per il futuro.
GIandomenico della Mora- ApI Udine