martedì 26 aprile 2011

Forza Baggio: la linea verde è l'unica via (di Michele De Feudis)

Articolo di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia del 26 aprile 2011
Nell'uovo di Pasqua il campionato italiano ha trovato due verdetti: lo scudetto del Milan e la retrocessione del Bari in serie B. Parafrasando Franco Califano, il resto è noia? No. I motivi di interesse per l'ultimo mese del torneo sono legati al duello tra Lazio, Udinese e Roma, a caccia dell'ultimo posto in Champions League, e una lotta per la salvezza che al momento coinvolge ben sei squadre, dal Chievo a quota 39, a Sampdoria e Lecce con 35 punti.

Il popolo dell'Italia pallonara merita di più, maggiori emozioni, più spettacolo e campioni che sappiano lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Il panorama dell'ultima stagione, al riguardo è stato modestissimo e le stelle più attese hanno fatto notizie per gesti che non sostanziano alcuna magia sportiva: Cassano ha avuto i riflettori per la querelle con Garrone non certo per le prodezze in campo, Ibra è simbolo di un certo isterismo da prima donna, Totti appare sempre convincente negli spot delle tariffe telefoniche e non sempre nelle esibizioni con la maglia della Roma... Urge un cambio di passo, una nuova generazione di protagonisti, che abbia almeno dieci anni in meno rispetto alle onorate bandiere presenti sul palcoscenico del calcio tricolore.
Per consolarci, però, c'è un modello alternativo efficace. Giocando con le statistiche si può notare una similitudine tra Italia e Spagna: il distacco tra capolista ed inseguitrice è il medesimo nella Liga e nella serie A: otto punti tra Milan e Inter, otto lunghezze tra Barcellona e Real. La differenza, però, è tutta nel respiro europeo del calcio iberico, nella qualità di gioco espresso a livello continentale e nella marcia superlativa della linea verde adottata dal club catalano, vera chiave per decifrare il successo della nazionale di Vicente Del Bosque. E non a caso domani sera, tanti schermi televisivi italiani saranno sintonizzati sulla semifinale-duello di Champions tra Mourinho e Guardiola, al Santiago Bernabeu: l'epopea del "Super Clasico" ha ormai maggiore appeal di tutte le storie italiane minimaliste che occuperanno le pagine sportive dei quotidiani nel prossimo mese.
Non c'è esterofilia in questa analisi ma la constatazione che la lezione del mondiale Sudafricano non è stata affatto assimilata dai dirigenti dei club italiani e della Federazione. Il flop azzurro nell'ultima competizione iridata denotava proprio la scarsa ricerca di qualità e il limitato interesse per i vivai, con la conseguenza dello "skyline" vetusto che risaltava nello spogliatoio della comitiva "ammogliati e pensionati" di Lippi. Dopo i "mea culpa" e i peana dei mesi scorsi, il campionato ha fotografato il profilo gattopardesco dei club italiani, poco interessati all'innovazione e all'investimento sulle nuove leve (basta scorrere i tabellini per l'ultima giornata e vedere quanti ventenni sono stati schierati dalle big...). In Spagna, invece, da un lato c'è una crescita tecnico tattica indiscutibile, con il gioco del Barcellona divenuto ormai esempio di una filosofia che unisce bel gioco e divertimento, con interpreti cresciuti nella "Cantera" catalana, programmati per un calcio che ha nell'esecuzione di schemi rivoluzionari la chiave di volta. In Italia il sussulto di orgoglio dopo l'umiliazione contro la Slovacchia nel paese di Mandela si era materializzata nel richiamo di Roberto Baggio, vero specchio per allodole nell'organigramma azzurro, senza un incarico realmente operativo. E verrebbe voglia di sfidare la ritrosia del "divin codino" e chiedergli con franchezza se ai proclami siano poi seguiti fatti concreti per rigenerare il sistema Italia. Baggio, infatti, ha presentato al consiglio federale un piano di investimenti di sette milioni di euro, focalizzato su uno studio legato alle gare giovanili (ben 60mila). La Federazione ha risposto con uno studio di fattibilità che scioglierà il nodo: in caso di bocciatura del programma proposto, le dimissioni di "Raffaello" (così lo definiva Gianni Agnelli) sono scontate.
Il campionato di serie A, di contro, offre solo un corollario di storie più o meno minori. La più intrigante riguarda "il Capitano", Alessandro Del Piero. Bandiera di una Juventus dal blasone sgualcito, il numero dieci bianconero ha vinto il suo personale scudetto. Le due reti siglate al Catania, nell'ennesima prova scialba di Buffon e compagni, gli sono valse il virtuale rinnovo con il club di Andrea Agnelli. Il traguardo personale di Del Piero non basta a mettere in sordina il rendimento fallimentare della squadra, edificata con investimenti che si sono rivelati fallimentari.
Lo sprint finale per la Champions di Lazio e Udinese (per la Roma ci vorrebbe davvero un miracolo), sarà di marca sudamericana: l'undici di Reja ha in Zarate ed Hernanes i talenti che possono far saltare il banco. Guidolin, invece, deve sperare che non crolli proprio nelle ultime quattro gare il rendimento da marziano di Sanchez.
Nelle retrovie con il Bari condannato e il Brescia quasi, ci si interroga sulle residue possibilità di salvezza della Sampdoria. Dopo il quarto posto della gestione Del Neri, con una qualificazione per i preliminari di Champions, il giocattolo si è rotto a causa delle cessioni a gennaio di Cassano e Pazzini. Di Carlo è stato esonerato, il subentrante Cavasin - ha perso sette chili e ha la stessa linea di Kate Moss - non ha la bacchetta magica per rigenerare una formazione allo sbando. Intanto consoliamoci domani sera ammirando la sfida tra Messi e Cristiano Ronaldo, Guardiola e Mourinho. La nuova frontiera del calcio è iberica.
Michele De Feudis

1 commento:

Giacomo Brunoro ha detto...

Purtroppo il nostro calcio è uno specchio della nostra società gerontocratica. Ci aggiungerei i madornali errori politici che stanno dietro alla guida del "movimento calcio", dal presidente federale all'ultimo presidente di una qualsiasi squadra di dilettanti. Ma il problema vero è il sistema sport italiano che è marcio a causa di una gestione politica: pensiamo un po' al volley, con una federazione che è stata in grado di dilapidare completamente un patrimonio di inestimabile valore e ha umiliato un movimento che era unico al mondo; al tennis, arrivato a situazioni ridicole; al basket, che è passato dalla finale olimpica di Atena allo squallore attuale, per non parlrare del rugby... Dappertutto è la stessa cosa: realtà di eccellenza massacrate dalla politica (sportiva e non).
Soluzioni? Non ne vedo proprio, ma continuo a ben sperare dato che il calcio spagnolo per trent'anni è stato messo molto peggio del nostro :D.