mercoledì 20 aprile 2011

Per Tony Augello, un ricordo al di là degli steccati (di Annamaria Gravino)

Articolo di Annamaria Gravino
Dal Secolo d'Italia del 20 aprile 2011
Roma. Il 19 aprile di undici anni fa se ne andava Tony Augello. Ieri, come ogni anno, gli amici e quanti lo conoscevano personalmente o anche solo per le sue battaglie politiche e sociali lo hanno ricordato con una messa, che è stata celebrata nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, a due passi dal Campidoglio.

La notte precedente, nel corso di un’estenuante seduta per l’approvazione del decentramento amministrativo del Municipio 13, Ostia, l’Aula Giulio Cesare gli aveva tributato un applauso, un omaggio sentito e unanime. Le coincidenze talvolta raccontano una storia intera, o almeno parti significative di essa. Per raccontare la storia di Tony, che fu lunga e intensa nonostante l’età che aveva quando ci ha lasciati, non basta una coincidenza, eppure anche quella può dirci qualcosa di quest’uomo che fu un militante politico e un sindacalista sempre dalla parte dei più deboli. La prima cosa che ci viene raccontata dalla coincidenza fra la seduta notturna e l’anniversario della scomparsa di Tony è la dedizione che lui metteva nel suo impegno, l’idea radicata di servizio che aveva di fronte alla politica. L’ultima volta che partecipò a una seduta notturna, Tony era già consumato dalla malattia e respirava con una bombola d’ossigeno. Questo non gli impedì di essere presente nell’Aula Giulio Cesare per votare la delibera sul Parco di Tor Marancia, che chiudeva con successo la battaglia della destra capitolina per sottrarre l’area alla speculazione edilizia. L’anno scorso, in occasione del decennale della morte, il viale principale di quel parco è stato intitolato alla sua memoria. Un’altra cosa che quell’applauso corale ci ha ricordato è che Tony aveva creduto nel superamento degli steccati e nella forza del dialogo molto prima che il tema diventasse oggetto di un vero dibattito politico e culturale. Sapeva che aprirsi all’altro da sé non comportava la perdita della propria identità, ma il rafforzamento di un percorso verso il bene comune. «Non credo nella politica condotta contro qualcuno, ma per qualcuno: per la comunità nazionale, per la comunità cittadina, per i lavoratori, per i più deboli, per i giovani, per gli anziani, per le famiglie», diceva Tony, che aveva scelto di portare avanti queste idee dalla parte del «diverso». Così definiva l’Msi, a cui approdò dopo essersi iscritto, all’età di tredici anni, alla Giovane Italia. Allora viveva a Bari. Poi si trasferì a Roma dove, al fianco del fratello Andrea, diede vita al primo nucleo di quell’esperienza che decenni dopo avrebbe portato alle storiche vittorie di Francesco Storace alla Regione Lazio e di Gianni Alemanno in Campidoglio. Non a caso il sindaco dedicò quel risultato a lui, del quale poi disse che «la città ha iniziato a diventare migliore da quando Tony in Campidoglio ha iniziato a governare dall’opposizione, senza dimenticare i nostri valori e i nostri ideali».
Nel mezzo c’erano stati gli anni Settanta, il sindacalismo nella Cisnal prima e nell’Ugl poi (anche qui gettando le basi per la crescita di un sindacato che da realtà di nicchia è diventato un attore primario del sistema-Italia), il passaggio ad An, che Tony visse con convinzione e continuando a rivendicare con forza tutto il percorso compiuto fino a quel momento. C’erano stati l’impegno e le battaglie che fecero della destra il primo partito della Capitale e quella sfida Fini-Rutelli che segnò per il partito la fine della marginalità a Roma e in tutto il paese. Fu in quell’anno, nel 1993, che Tony venne eletto per la prima volta in Campidoglio, dove poi divenne capogruppo di An.
Anche il tema della seduta della scorsa notte, l’ultima coincidenza in un ricordo che per forza di cosa non può che essere per sommi capi, rimanda al modo in cui Tony pensava di dover svolgere il suo ruolo: sempre dalla parte della gente. Il decentramento non è solo una formula burocratica, è lo strumento con cui si cerca di avvicinare le istituzioni al territorio e, quindi, ai cittadini e ai loro bisogni. Anche questo è stato un impegno costante della destra capitolina che Tony ha saputo rendere concreto prima della macchina amministrativa, quando per esempio da consigliere comunale andava a seguire i lavori delle circoscrizioni.
Annamaria Gravino

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