domenica 17 aprile 2011

Real Madrid-Barcellona, el clasico che va oltre i confini dello sport (di Simone Migliorato)

Anche lo special one Mourinho sa benissimo che il Barcelona di Guardiola è più forte dei suoi undici giocatori e il 5-0 (la manitas) incassato all’andata non era un avvenimento da mettere in programma anche questa volta. Per questo la prima delle quattro sfide ravvicinate tra il Real e il Barcelona è stato molto poco spettacolare, soprattutto perché i madridisti si sono esibiti in un quasi catenaccio molto lontano dalle idee calcistiche del loro allenatore. Ma a volte bisogna fare di necessità virtù, e il match giocatosi sabato 16 aprile è finito 1-1 con un rigore per parte, uno di Messi a inizio ripresa e uno di Cristiano Ronaldo che sistema la partita al meglio per il Real che giocava anche in dieci.

Quasi una vittoria quindi per i galacticos non farsi travolgere dai blaugrana che mettono però in tasca probabilmente anche la Liga, con otto punti di vantaggio a sei giornate dalla fine. Le altre sfide non potranno finire così sia per l’indole di Mourinho, sia perché el clasico non è una partita come tutte le altre. Qualcuno potrebbe definirlo un derby, probabilmente però nemmeno le nostre stracittadine più accese possono superare i livelli di agonismo e passione che si scatenano quando le due squadre si incontrano. Perché non è solo una partita di calcio, ma è una sfida tra due città e la loro storia, che poi è la storia della Spagna stessa. Emilio Marrese nel suo romanzo “Rosa di Fuoco” ha ben documentato lo spirito politico che si trovava dietro il Barcelona negli anni della guerra civile, spirito che non è cambiato nemmeno oggi che la città è diventata una capitale europea e che non è più esclusivamente comunista/anarchica come un tempo. Proprio in questi giorni, nella capitale catalana si teneva un referendum auto-organizzato dalla cittadinanza dove ci si doveva esprimere sul desiderio di far diventare la Catalunya una nazione. Come ogni volta che il popolo catalano si deve pronunciare sull’autonomia dalla Spagna, la maggioranza delle persone spinge incredibilmente verso questa posizione, facendo pendere il referendum totalmente verso l’indipendenza. Anche il calcio a Barcelona è un fenomeno sociale e politico (ai balconi le bandiera blaugrana sono accanto a quelle catalane) e tutto si accentua quando gli avversari da sfidare sono i nemici di sempre, che di certo non nutrono sentimenti diversi: basti pensare che Jose Muorinho fu ingaggiato dal Real Madrid il giorno dopo che con l’Inter aveva eliminato il Barcelona in Champions Leauge, scongiurando che i catalani potessero alzare la coppa al Santiago Bernabeu (dove si giocava la finale lo scorso anno). Negli ultimi anni poi, con il Barcelona alla testa dell’Europa e della Liga (e soprattutto vincitore di cinque clasicos di fila) il Real Madrid vive quasi l’ossessione di essere secondo agli eterni rivali, ed è anche per questo che si è svenato in campagne acquisti faraoniche che hanno portato (però) a pochi risultati.
Siamo sicuri comunque, che le prossime sfide non potranno finire con un semplice 1-1.
Mercoledì infatti ci sarà anche la finale di Copa del Rey, che è una partita unica in campo neutro che non permette il pareggio. E dopo le due squadre si incontreranno in due terribili sfide di andata e ritorno che portano direttamente alla finale di Champions League.
I catalani che ormai hanno in tasca la Liga sicuramente non vedono l’ora di prendere la coppa dalle mani del Re della tanto mal sopportata Spagna, e fremono poi dalla voglia di battere il Real e conquistare poi l’Europa un’altra volta (ripetendo la tripletta del 2009). I madrileni, che in fatto di orgoglio non sono secondi a nessuno, di certo non permetteranno invece di vedersi un’altra volta sconfitti, dopo aver perso il campionato. Con Mourinho in panchina poi, lo spettacolo è assicurato.
Simone Migliorato

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