domenica 26 giugno 2011

Stenio Solinas: "Hemingway mi accompagna da sempre, come Salgari"

Intervista a cura di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia del 26 giugno 2011
Ernest Hemingway è stato un autentico "compagno di solitudine" per Stenio Solinas, scrittore e inviato de"Il Giornale. Lo scrittore americano, infatti, è il tassello di un originale mosaico di esplorazioni intellettuali che rendono il suo perimetro culturale lontano dai conformismi di tutte le parrocchie reazionarie. Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand (Vallecchi) è il suo ultimo libro Vagamondo, neologismo di Paul Morand, è il saggio pubblicato dalle Edizioni Settecolori che racchiude meglio il piacere del viaggio e della scoperta di luoghi. 

Quando ha "incontrato" per la prima volta Hemingway?

L'autore de Il vecchio e il mare richiama alla memoria ricordi adolescenziali. C'è una linea di continuità che lega le opere di scrittori per ragazzi come Salgari, Dumas, Verne e Kipling con i "fratelli maggiori" Conrad, Malraux e Hemigway. Questi ultimi esprimono una visione della vita più ampia e complessa, ma risulta evidente un filo rosso che li unisce ai primi.

Alberto Moravia classifica come "autore fascista" Hemingway. Ma catalogare politicamente un grande romanziere può essere un azzardo.

L'americano era di sinistra per la destra e di destra per la sinistra... Giuseppe Berto rimproverò a Moravia questa stroncatura, sostenendo che non possono essere questo genere di obiezioni a influenzare il giudizio sulla poetica di uno scrittore.

A destra, nell'area culturale missina, Hemingway raccoglieva grandi simpatie?

Affatto. Gli elementi che Moravia riteneva fascisti nella sua poetica erano evidenti: l'individualismo, l'approccio avventuroso e eroico alla vita, il rapporto con le donne tipico di un uomo del primo novecento, la fascinazione per la morte... Ma ai tempi negli ambienti di destra non se ne accorse nessuno. Il tema resta controverso. Hemingway ha combattuto la guerra di Spagna con i repubblicani, e questo gli attirò le simpatie di molti fascisti di sinistra che al reazionarismo dei franchisti preferivano le suggestioni socialiste.

Che rapporto aveva con gli altri scrittori del suo tempo?

Conflittuale, segnato da continui passaggi da stati di ammirazioni a emulazione e viceversa. Come con Scott Fitzgerald. Si impegnò per far liberare Pound dal manicomio criminale, considerava la sua adesione al fascismo una sciocchezza ma svicolò sempre da un possibile confronto sulla politica. Lo considerava un genio...

La sua narrazione mostra una certa predilezione per l'affresco della "lotta". Resta ancora attuale?

Certamente. Un cronista sportivo non può non leggere i suoi racconti di pugilato o sulle corse di ciclismo...

Fu uno straordinario viaggiatore.

Parigi e la Spagna sono i luoghi che lo hanno segnato di più e ai quali ha dedicato le sue opere migliori: Fiesta, Festa mobile, Per chi suona la campana.

Che legame aveva con l'Italia?

Amò soprattutto il Veneto, dove aveva combattuto in guerra. Ci tornava a fare delle battute di caccia. Venezia nella parte finale della sua esistenza lo attraeva, univa solitudine decadenza e stanchezza, emozioni che successivamente lo portarono alla morte.

Si favoleggia, soprattutto per delle bellissime foto poi usate dalla propaganda, di un sodalizio con Fidel Castro.

Non si interessò molto della rivoluzione che avvenne nell'isola caraibica, pur frequentando l'Avana. Il dittatore che sarebbe stato spodestato, Battista, era ormai imbolsito e i tratti rappresentati dalle prime istanze castriste erano quelle di un movimento nazionalista rivoluzionario che cacciava un tiranno insopportabile. La deriva marxista era di là da venire. In ogni caso i due si incrociarono, c'è una foto ufficiale che li immortala durante un gara di pesca.

Cosa resta di Hemingway a cinquant'anni dalla morte?

La statura di scrittore, un grande classico. I suoi libri si continueranno a leggere in eterno. Il tempo ha fatto giustizia di molti esibizionismi e eccessi, lasciando intatta l'immagine del più popolare e fotografato autore del novecento. Fu uno dei primi scrittori a entrare nella logica dello "star system", impensabile per i suoi anni... Era alto, di bell'aspetto, l'esatto contrario dell'intellettuale "emaciato". E come per D'Annunzio e Malaparte, non gli fu perdonata la bellezza... Eppure, splendido esemplare di bianco, nel giro di tre quattro anni divenne un relitto... Strano destino...

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