martedì 27 settembre 2011

Io credo nell'Italia (di Francesco Giubilei)

Articolo di Francesco Giubilei
Da scrivendoVOLO del 27 settembre 2011

E' nei momenti di difficoltà, di crisi, di sconforto che si vede la vera coesione di un popolo. E' quando le cose vanno peggio del previsto e nel breve periodo non si intravede un futuro e delle opportunità, che bisogna saper “fare sistema”, essere uniti e cercare di superare la crisi nel migliore dei modi possibili. 
Certo, l'attuale classe dirigente non ci è d'aiuto e i comportamenti di governo e opposizione sono desolanti, ma a maggior ragione ci si aspetterebbe una reazione dei cittadini diversa da quella a cui stiamo assistendo quotidianamente.
Il malcontento c'è ed è diffuso pressochè tra tutte le classi sociali, le difficoltà economiche che affliggono il nostro paese sono evidenti e si ripercuotono nella vita di tutti i giorni.
La situazione internazionale non aiuta e le contorte vicende e indagini sul Presidente del Consiglio contribuiscono a screditare il ruolo e il prestigio del nostro paese.
Ciò che però mi sta negativamente colpendo di questa drammatica situazione in cui si trova l'Italia, è l'atteggiamento degli italiani stessi.
Si sa, non siamo campioni di ottimismo, soprattutto quando dobbiamo parlare del nostro paese, ma i commenti che si sentono in questo periodo sono sconfortanti, non tanto per la giusta indignazione nei confronti della classe dirigente e delle soluzioni adottate per fronteggiare la crisi, bensì per un sentimento, neppure tanto velato, anti italiano che sta accrescendo in buona parte della popolazione.
Resto sempre più allibito quando sento i commenti che professori e persone adulte rivolgono a noi giovani.
Molto, troppo spesso, un dialogo come quello tra Nicola e il professore nel film “La meglio gioventù” ricorre nelle università e nelle scuole italiane: “Lei promette bene, le dicevo, e probabilmente sbaglio, comunque voglio darle un consiglio, lei ha una qualche ambizione? [...]
E allora vada via… Se ne vada dall'Italia. Lasci l'Italia finché è in tempo. Cosa vuol fare, il chirurgo? […] Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi, vada in America, se ha le possibilità, ma lasci questo Paese. L'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire.”
E' proprio questo il sentimento che anima gran parte degli italiani, la sensazione che il nostro sia un “posto bello e inutile, destinato a morire”.
E' in momenti come questo che bisogna avere il coraggio di amare il paese in cui siamo nati, in cui siamo cresciuti e in cui viviamo. La soluzione non è andare all'estero – certo, ben vengano gli studi compiuti in altri paesi, i master, i soggiorni di lavoro all'estero – ma è cercare di migliorare le cose, hic et nunc perchè l'Italia, ora più che mai, ha bisogno di tutto il suo potenziale, di tutte le sue menti migliori e delle voglia di fare, di cambiare le cose.
L'Italia, ora più che mai, ha bisogno di Italiani con I maiuscola, di persone che si rimbocchino le maniche, si diano da fare, di persone che creino occupazione, nuovi posti di lavoro e nuove opportunità di sviluppo per il paese.
Proprio nell'anno in cui festeggiamo i centocinquant'anni di unità dobbiamo riprendere l'esempio dei padri fondatori della Patria, riscoprire la nostra storia, il nostro passato, la letteratura che ha contribuito a creare la coscienza di milioni di italiani.
In un momento di difficoltà come quello che stiamo affrontando bisognerebbe rileggere un'opera fondamentale come “La storia della letteratura italiana” di Francesco De Sanctis, riscoprire Leopardi, Moravia, Gadda, lasciarsi cullare dalla prosa di D'Annunzio e rileggersi le poesie del Carducci.
E' oggi il giorno in cui bisogna avere il coraggio di dire che siamo orgogliosi di essere nati in Italia e di vivere in questo straordinario, quanto unico e controverso, paese.
La vergogna non ci appartiene, dignità e orgoglio devono essere le parole da ripetere e interiorizzare.
Francesco Giubilei

1 commento:

giovanni fonghini ha detto...

Quel finale "la vergogna non ci appartiene..." può diventare un mantra da ripetersi nei momenti di sconforto causato dalla miseria morale in cui è caduta l'Italia e la classe politica in generale. Può essere un modo per non perdere mai la dignità e l'orgoglio di essere e sentirsi italiani. Nonostante tutto.