lunedì 16 giugno 2014

Feltrinelli di Pescara, io c'ero (di Sara Daniele)

Presentazione "Tutti dicono che sono un bastardo. Vita di Charles Bukowski" - Pescara

EVENTI PESCARA del 14 giugno 2014

Sabato sera sono stata invitata alla Libreria Feltrinelli di Pescara da Roberto Alfatti Appetiti, autore del libro "Tutti dicono che sono un bastardo. Vita di Charles Bukowski", di cui vi avevo parlato in questo post, qualche giorno fa.

Ero già rimasta molto colpita dalla lettura di questa biografia, perché dà la possibilità di conoscere ed incontrare un Bukowski molto più profondo della comune immagine di uomo superficiale.
Alcuni passaggi del libro sono molto intensi e soprattutto, nella descrizione del rapporto conflittuale di Buk col padre o nella vita sconsiderata che intraprende per molti anni, le parole arrivano come pugni allo stomaco.
Ero, quindi, molto curiosa di saperne di più dall'autore, accompagnato nella presentazione dal giornalista e direttore editoriale di Carsa Edizioni, Oscar Buonamano, che avevo avuto già piacere di incontrare al Festival delle Letterature dell'Adriatico nel 2011.



Entrambi non hanno deluso le mie aspettative nel poter entrare ancora più a fondo nella vita, nei pensieri, nei dubbi e nelle paure di questo personaggio, talmente citato da chiunque e, paradossalmente, così poco conosciuto.
Proprio su questo punto Roberto, ha precisato che per la stesura di questa biografia non ha fatto riferimento ad internet, perché è il luogo in cui si rischia di incappare nei luoghi più comuni e negli errori più banali su Bukowski. 
Pensare che alcune citazioni che si trovano in rete, non sono sue o sono state modificate.
Partendo da questa precisazione, Oscar e Roberto, ci hanno condotto attraverso un percorso, che ha toccato a tappe, i vari punti di cui tratta il libro: il rapporto di Buk con la scrittura, con gli scrittori suoi contemporanei, con la poesia, con l'alcol, con il padre, con John Fante e non di meno i riferimenti culturali e musicali.
Le sue preferenze vanno sicuramente al romanticismo tedesco: Beethoven, Brahms e Mahler sono gli autori che fanno da colonna sonora a molti dei suoi scritti e altri due che inserisce fra i suoi “pilastri” sono Wagner e  Mozart.


Un percorso che ha mostrato un Bukowski molto più umano e meno "personaggio".








E' stato davvero un pomeriggio piacevole, finito troppo presto, che mi ha lasciato molte emozioni da elaborare, ma una frase di Roberto su tutte mi ha molto colpita: Bukowski scrive per non impazzire, perché aveva delle cose da raccontare e la sua paura più grande era proprio quella che un giorno questo suo talento svanisse. La sua paura più grande era quella di sedersi davanti alla sua macchina da scrivere e non aver più nulla da dire, finendo a fissare un foglio bianco. 

La sua lapide recita: "Henry Charles Bukowski - Hank - Don't Try - 1920-1994", e sotto appare l'incisione raffigurante un pugile. La scritta "Don't Try" (Non provare) è una frase che usa in una delle sue poesie, consigliando gli aspiranti scrittori e poeti riguardo l'ispirazione e la creatività. 
Buk spiega la frase nel suo epistolario (1978-1994):
« Ho voluto dire che se le cose non vi saltano addosso e vi impongono di essere portate a termine, non dovete farle, dovete dimenticarvele, in letteratura come in ogni situazione. »
Roberto aggiunge: Bukowski crede che deve valerne la pena. La scrittura, come la vita, non si deve subire, si deve scegliere.

Insomma, se non fosse già stato chiaro nel post precedente, io vi consiglio di acquistare questo libro edito da Bietti edizioni, anche senza aver mai letto nulla di Bukowski,  di assaporarne l'intensità pagina dopo pagina e di tenerlo sotto mano per riviverlo di tanto in tanto.



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