


Brunetta probabilmente non approverebbe, ma il buon Caulfield andrebbe (






Il protagonista è il quattordicenne Oliver Tate e annota – «su un giornale di bordo, non un diario, troppo rischioso per la mia reputazione» – tutto quello che gli accade intorno, iniziando con il monitorare la propria vita familiare per scoprire perché «mio padre a volte resta tutto il giorno a letto e mia madre ha deciso di prendere lezioni di surf e forse anche di altro da uno stronzo con l’aria da hippy». Con un obiettivo dichiarato: «Perdere la verginità entro un anno». L’incipit è una dichiarazione di guerra: «Sarò tostissimo, niente emozioni, niente emoticons, crivellato di elenchi puntati tipo le ali della Luftwaffe dopo l’introduzione delle mitragliatrici Vickers K. Quando sarò vecchissimo – conclude – potrò rileggermi e ricordare con chiarezza il sapore delle labbra di una quindicenne».
Di Salinger e de Il giovane Holden me ne sono occupato anche qui ("La sinistra ordinò: radiate Salinger dalle scuole", Area, maggio 2001) e qui ("Il giovane Holden e le sviste dei sessantottini", Secolo d'Italia del 22 agosto 2006, rubrica estiva "Una firma, un libro")... provocando la «violenta reazione» di Franco Cordelli sul Corriere della Sera.
LA PROVOCAZIONE DEL «SECOLO D' ITALIA»
Non etichettate Holden, era un ribelle e basta
L' EQUIVOCO Nessuno pensò mai che fosse «di sinistra»
Dal Corriere della Sera del 23 agosto 2006

Un buffo articolo di Roberto Alfatti Appetiti sul Secolo d' Italia di ieri si pone questo quesito: come è potuto succedere che «il giovane Holden di Salinger sia diventato, nel suo eroe eponimo, un mito della sinistra?». Stando all' articolista, negli Stati Uniti si pongono la stessa domanda, beninteso nei termini loro. La sinistra americana avrebbe ormai pronunciato la propria scomunica (nei confronti di Holden Caulfield, se non del suo autore): non è Holden un tipo politicamente scorretto? Lo è, poiché egli è, prima di tutto, «bianco, maschio e privilegiato»! Al fine di avvalorare la tesi seguono altre triplette (gergo calcistico) o terne (lotto, tombola ecc.) o trii (linguaggio musicale) di aggettivi: Holden è «snob, bugiardo e maschilista». Peggio ancora: è «indisponente, scostante e umorale». Non bastasse, e tanto per una verifica sul campo del suo essere di destra invece che sinistrorso, il diciassettenne eroe di Salinger è «vagamente céliniano». Come testi reali o immaginari, tutti italiani, vengono chiamati Renzo Foa, per il quale in Holden non vi sono segni che potesse piacere a sinistra, e Accio, l' eroe fasciocomunista di Pennacchi: costui avrebbe preso Holden a schiaffoni, l' avrebbe addirittura gonfiato di botte. Essendo Accio un personaggio, non già una persona, mi permetto di dire che, fosse nelle mie possibilità, di botte lo avrei gonfiato io, io a lui, Accio: come si permetterebbe costui di alzare la sua impudica mano su Holden? Ma questa mia violenta reazione non sarebbe determinata dalla volontà di difendere l' onore di sinistra di Holden: il quale, con tutta evidenza, non solo non è di sinistra o di destra, ma mai egli divenne un «eroe di sinistra». Chi glielo ha detto ad Alfatti Appetiti o a Foa? Gettando via i libri di studi, e già dunque identificandomi con Holden, lo lessi il giorno prima degli esami di maturità, raccogliendo un suggerimento di Mario Soldati (che forse non era tutto di sinistra), anno 1962. Da allora, non ricordo un sol giorno, una sola occasione, una sola conversazione in cui sia apparso nel mio orizzonte mentale che Holden, o Salinger, avessero a che fare con la sinistra in modo speciale. La verità è che non gliene fregava niente a nessuno di che parte politica fosse quell' «umorale, scostante e indisponente» ragazzo. Ed è ovvio che se i miei coetanei di allora erano, o credevano d' essere, (in prevalenza) di sinistra, questo con Salinger non c' entra niente. C' è da giurare che se vi avessero fatto mente locale, anche loro, gli entusiasti, come gli americani di oggi o Alfatti Appetiti e Foa, avrebbero detto: è un rivoluzionario? No, non lo è. Ma va bene lo stesso. È un ribelle. Vale a dire, un' altra cosa, sempre indefinibile, sempre sfuggente alle maglie in cui lo si vuole ancor oggi intrappolare.
Franco Cordelli
Pagina 37 (23 agosto 2006)
Franco Cordelli
Pagina 37 (23 agosto 2006)
Corriere della Sera
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