Articolo di Vittorio Macioce
Da il Giornale di martedì 11 gennaio 2011
Chi è il tuo lettore? Quando uno scrive forse non ci pensa. Ha in testa l’anonimo specchio di se stesso. Le statistiche dicono che gli italiani non sono un popolo di lettori. Diciannove milioni? Forse di più? Ma questi sono numeri.Un’altra cosa è vederli in faccia. Immaginate se qualcuno ve li racconta. Così.
Un uomo di trent’anni sta leggendo un libro sulla filosofia, l’autore non si riesce a decifrare, occhi celesti, braccialetti di cuoio ai polsi e fede all’anulare. Calza All Star usatissime, all’origine dovevano essere verdi o giallo chiare. Il libro rosso scuro è molto vecchio e rovinato, non ha più la costa laterale e gli angoli sono senza rivestimento. È a pagina 941, circa a metà libro, dove c’è un confronto fra Rousseau, Hume e Kant. È quello che sta accadendo su un blog che si chiama "Libri in metro". Lo trovate anche su Facebook e Twitter e racconta cosa leggono i passeggeri nei vagoni affollati. Non dite a che serve. È un ottimo indice di qualità, «perché se qualcuno è disposto a sgomitare dentro una metro affollata per farsi spazio e leggere il suo libro, quel libro vale!». Ma non è solo questo. È una polaroid del singolo lettore. C’è il libro e c’è la descrizione breve, sinottica, di chi sta lì con il romanzo o il saggio mentre la metro corre e la giornata sta per finire o deve ancora davvero incominciare, tra i suonatori di organetto e la signora disgustata perché lo studente caciaroso non sente l’educazione di cedergli il posto. Sono frammenti di mondo raccontati dalla metropolitana, come in Manhattan Transfer di Dos Passos. Eccoli, allora. Il 31 dicembre 2010, in un pomeriggio di quasi cenone, Maramarzo scrive: «Libro. La biblioteca dei morti di Glenn. Lettrice. Ragazza acqua e sapone, sui 23 anni. Capelli lisci neri, sciarpa violetta e mega borsa nera con “Ilove NY”.Vicino a lei una signora molto più aggressive nello stile leggeva Canale Mussolini di Pennacchi. Accanto a loro altre due persone immerse in libri. Ho avuto l’impressione che fossero tutti regali di Natale». Tre giorni prima, sempre sulla tratta della linea B di Roma, c’è uno che presto sogna di partire. «Libro. Il Giapponese Senza Sforzo Volume 1. Lettore: uomo sui 45 anni. Avvolto in una giacca di pelle chiara con risvolti di pelliccetta, dall’aspetto molto calda. Calzava scarpe da trekking e sul naso aveva occhiali tondi e piccoli. Il libro era appoggiato sullo zaino che a sua volta era sulle ginocchia. Era quasi alla fine del suo volume, sembra pronto per partire per il Giappone». Vanno raccontati così, come li vedi. Nove dicembre: « Flatlandia: Racconto fantastico a più dimensioni di Abbott. Lettore: Ragazzo capelli scuri moto corti, probabilmente non arrivava ai 20 anni. Indossava una felpa nera con cappuccio. Sullo zaino azzurro cielo aveva degli adesivi anti riforma Gelmini». Sette dicembre: «L’eredità del suonatore di campane di Giuseppe Lissandrello. Lettore: ragazzo, sui 23 anni. Indossava una divisa militare. Era alto e magro con capelli scuri. Dopo Piramide gli è suonato il cellulare. Nelle sue parole un accento toscano ». Sei dicembre: «Libro: Il primo giorno del resto della mia vita, di Druznikov Jurij. Lettrice: Donna sui 55 anni. Incappottata alla massima potenza e con triplo giro di walzer di sciarpa. Aveva unghie lunghe ma senza smalto. Ombretto e orecchini scintillavano di viola. Occhiali leggeri poggiati sul punta del naso, ogni tanto guardava fuori dal finestrino». Undici novembre: «Il piacere di uccidere di John Sandford . Lettore: uomo sui 55 anni. Capelli bianchi e radi, molto serio. Accanto a lui sedeva una signora di colore con un bimbo infagottato e con n grande ciuccio azzurro, di circa 2 anni, in braccio. Il bambino, che generava i sorrisi di tutti i presenti nel vagone, era attirato dal libro. Con il suo piccolo dito seguiva il bordo della spessa copertina e l’uomo lo lasciava fare senza sorridere ma con un sguardo felice». Dieci novembre: «L’impero dei numeri, di Denis Guedj. Lettore: uomo sui 30 anni. Capelli ricci castani un po’ lunghi. Aveva occhi azzurri e barba folta e scura. Sulla giacca di tessuto tipo militare due piccole pins con raffigurate biciclette stilizzate (forse fan del critical mass?). All’anulare una fedina d’argento». Otto novembre. «Battle Royale di Koushun Takami. Lettore: uomo, forse 35 anni. Cravatta rossa e giacca verde di velluto. Occhi marroni accesissimi che attraversavano le lenti doppie degli occhiali con montatura spessa. Ascoltava musica attraverso un lettore mp3 e canticchiava a bassissima voce. Ma io che ero vicina a lui, e che sapevo a memoria il pezzo, ho riconosciuto questi versi: “Dentro me segni di fuoco è l’acqua che li spegne se vuoi farli bruciare tu lasciali nell’ aria oppure sulla terra”». Come vedete non ci sono best seller. I personaggi hanno in comune poco, non sono un tipo ideale. La prima osservazione risale al 29 maggio. Lettera a una professoressa di Don Milani. La donna ha capelli lunghi e neri. Non conosciamo le loro storie. Ma su una cosa almeno si può convenire: avresti voglia di scambiare due chiacchiere con loro. Invitarli a cena. Forse, chissà, magari diventarci amico, o innamorarti. Resteranno solo passeggeri di una metropolitana, ritratti fugaci dell’Italia che legge. E un pensiero. Ventinove settembre. «Scienza e sentimento, di Pascale Antonio. Lettrice: ragazza sui 25 anni. Molto bella, capelli lunghi castani a boccoli, con un neo perfetto sopra la bocca carnosa e lucidata con abbondante lipstick. Indossava dei pantaloni bianchi e maglietta e borsa a tracolla grande a sacco, entrambe marroni. Nota: era l’unica in tutto il vagone ad avere le scarpe aperte, Birkenstock. Nota 2: Leggeva con molto interesse, aggrottava la fronte, strizzava gli occhi e inclinava gli angoli della bocca all’ingiù». Come fai a non innamorarti di una ragazza così?
Vittorio Macioce
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