domenica 25 marzo 2007

Chi ha tradito Accio Benassi, l'arcitaliano che sta in noi?



Dal Secolo d'Italia di domenica 24 marzo 2007


«Liberamente tratto dal mio romanzo Il Fasciocomunista? Semmai l’ha liberamente tradito, perché questo film è intellettualmente troppo "libero" dallo spirito originale del mio romanzo e non è corretto nei confronti della comunità nazionale, che ha bisogno di ricomposizione, di una visione unitaria della nostra storia, nella quale anche i fascisti siano considerati esseri umani come tutti gli altri e non rappresentati come le solite macchiette, i cattivi e i sadici per eccellenza».
Il film in questione è Mio fratello è figlio unico (il titolo richiama la canzone dell’indimenticato Rino Gaetano), in uscita nelle sale cinematografiche il 20 aprile, e a parlarcene è direttamente Antonio Pennacchi, autore del bellissimo Il fasciocomunista. Vita scriteriata di Accio Benassi, cui la pellicola è ispirata.
Del film, diretto da Daniele Luchetti e sceneggiato da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, sinora - sull’onda dello strepitoso successo registrato al botteghino da Ho voglia di te, dall’omonimo romanzo di Federico Moccia - si è parlato soprattutto per la presenza nel cast di Riccardo Scamarcio, nuovo idolo del pubblico, soprattutto giovanile. Il bravo attore pugliese passa così dal ruolo di Step - tratteggiato da Moccia come un «giovane autore televisivo a metà strada tra An e Forza Italia, anche se lontano dagli eccessi dell’attivismo politico più duro» - a quello di Manrico, fratello maggiore del neofascista Accio. Manrico, figlio prediletto e quindi “unico” della famiglia Benassi, da studente modello del liceo classico - Accio deve accontentarsi di frequentare l’istituto per geometri, perché c’è bisogno di qualcuno che inizi a lavorare prima possibile in una famiglia di sette fratelli - nei turbolenti anni a cavallo tra i '60 e i '70 si trasformerà in carismatico leader studentesco e politico sino alla scelta senza ritorno della lotta armata. In realtà, l’intero cast è degno di nota: da Elio Germano (Accio) ad Angela Finocchiaro (la madre) sino a Luca Zingaretti (il venditore ambulante fascista). Ma il vero protagonista, ritornando al libro, è soprattutto lui: Accio Benassi. «Ricordatevi questo nome - c’è scritto nella seconda di copertina dell’edizione Mondadori (2003) - perché è da tempo che nella letteratura italiana non si vedeva un personaggio così: incazzato, ribelle, attaccabrighe, goffo, innamorato, illuso, ingenuo, arrogante, disubbidiente, sentimentale, capace di sollevare un gruppo, un’assemblea, una folla, e poi di rovinare tutto per la parola che non può fare a meno di dire, per il gesto che non riesce a frenare». Accio è questo e molto altro: a soli dodici anni pensa di farsi prete, poi entra nel Msi fino a diventarne segretario cittadino a Latina, Littoria per i camerati. Sono anni di scontri fisici, trascorsi freneticamente in attesa di una rivoluzione che sembra dietro l’angolo e invece non arriverà mai. Espulso dal partito per aver organizzato una manifestazione antiamericana, Accio - in un susseguirsi di avventure rocambolesche - entra nel movimento studentesco, partecipa alle occupazioni, diventa maoista, ritrovandosi inaspettatamente sulla stessa barricata del fratello.
In attesa del film, la Mondadori scalda i motori: il 10 aprile Il fasciocomunista tornerà in libreria nell’edizione economica della piccola biblioteca, con tanto di fascetta di richiamo alla pellicola. Per noi, che ne abbiamo apprezzato le recenti raccolte di saggi e racconti, L’autobus di Stalin e altri scritti (Vallecchi, 2005) e Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni (Mondadori, 2006), non rimane che cogliere l’occasione per rileggere la nuove edizione de Il fasciomunista, perché Accio - indipendentemente dal film, che pure andremo a vedere - è pronto a misurarsi nel nostro immaginario, ovviamente a suon di cazzotti, con svagati cialtroni del suo stampo: l'Andy Capp di Reg Smythe, l’Arturo Bandini di John Fante, l’Henry Chinaski di Charles Bukowski, l’Alex Portnoy di Philip Roth, il Barney Panofsky di Mordecai Richler.
Del resto, quando nel 2003 il libro uscì riscosse grandi consensi, sia di pubblico che di critica. «Anche se - puntualizza Pennacchi - il romanzo piacque più a destra che a sinistra. Quest’ultima è sempre pronta a battersi perché siano riconosciuti agli alieni i diritti dell’umanità, difende giustamente i diritti degli zingari, delle minoranze, di chiunque, ma non è disposta a riconoscere dignità ai fascisti».
La storia di Accio presenta tante similitudini con la vita (altrettanto rocambolesca) di Pennacchi. Classe 1950, sposato, padre di due figli e con due fratelli “ingombranti” come Gianni, giornalista del Giornale, e Laura, ex sottosegretario diessino al tesoro, Antonio si è dedicato a tempo pieno alla scrittura solo dopo aver lavorato per molti anni come operaio in una fabbrica di cavi e attraversato varie esperienze politiche che lo hanno portato dal Msi ai marxisti-leninisti di Servire il Popolo, dentro e fuori la Cgil, per poi aderire al Psi, al Pci, ai Ds, ma sempre da bastion contrario e non-allineato.
Pennacchi, quanto c’è di autobiografico nel suo romanzo?
«Non è un’opera tutta autobiografica, anche se è inevitabile che chiunque scriva bene faccia autobiografia, vale anche per le sceneggiature di Topolino, gli scrittori investono sempre sui propri sentimenti. Ad Accio accadono cose che sono accadute a me, naturalmente rivisitate e colorate».
Mi sembra di capire che il film non le sia piaciuto, ne prende le distanze?
«Potranno anche scrivere che c’è la mia consulenza storica o altre cose, la verità è che non mi hanno voluto. Forse perché il mio punto di vista non coincideva con il loro (gli sceneggiatori, ndr). Intendiamoci - puntualizza - il film è fatto bene e gli auguro un grande successo, semplicemente io ho raccontato un’altra storia, loro hanno fatto La meglio gioventù 2. Ne è venuto fuori un film “girotondino”, una somma di luoghi comuni».
Che ne pensa, invece, degli attori, a cominciare da Elio Germano, che interpreta il suo Accio?
«Lui è bravo, convincente, m’è piaciuto molto, anche se il ragazzino che interpreta Accio da piccolo, Emanuele Propizio, è stato semplicemente sublime, scrivilo... Luca Zingaretti è bravissimo, soprattutto perché è il fratello del compagno Nicola (l’europarlamentare dei Ds, ndr), che ho votato, scrivi anche questo! Di conseguenza è bravo pure Luca - ride. Talmente bravo da rende credibile lo stereotipo del "fascista stupido", ignorante, violento. Ne viene fuori un mostro, ma non è una sua responsabilità. Io invece, nel libro, ho raccontato i neofascisti per quello che sono stati: angeli che, come tutti, hanno potuto anche commettere il male, ma il male - come il bene - è nella natura dell’uomo, è ridicolo sostenere che esistano buoni e cattivi, da una parte i teppisti e dall’altra i bravi ragazzi, che sarebbero poi quelli impegnati politicamente a sinistra. Io, invece, nel libro ho tratteggiato il Bava (personaggio ispirato al capo dei volontari del Msi, Alberto Rossi) come un vero eroe positivo, al punto da rappresentarlo come una figura paterna per Accio».
E cosa ne pensa di Riccardo Scamarcio, astro nascente del nostro cinema richiesto da tutti i registi?
«E’ bravo ma è antipatico. A me già era antipatico il personaggio di Manrico, tanto che nel libro l’ho fatto morì - ride - figuriamoci poi interpretato da Scamarcio».
Eppure i film che interpreta hanno grande successo, così come tutti i film del filone giovanilista, dalle versioni cinematografiche dei libri di Moccia ai film di Brizzi per arrivare al Muccino da esportazione.
«Queste sono tutte stronzate - (direttore, ci passi il termine, ndr) - i giovani sono tavole bianche, puoi scriverci sopra qualsiasi cosa. E poi sai che ti dico… se Accio si trovasse tra le mani Muccino, Madonna, quante botte gli darebbe! Prendi il suo La ricerca della felicità con Will Smith, che ha fatto furore negli Stati Uniti. Ma ti pare una cosa seria che uno pur di diventare ricco è disposto a far dormire il figlio nel bagno della metropolitana? Quando il protagonista partecipa ad un corso di stagisti in una società di broker e riesce - solo lui - a farsi assumere, sembra tutto magnifico. Ma che ne sarà degli altri corsisti che vengono rispediti a casa? A questi nessuno ci pensa. Però la favoletta piace».
Torniamo a lei, a cosa sta lavorando?
«Sto scrivendo un saggio che sta uscendo a puntate su Limes, una requisitoria contro la paleontologia italiana. E ho in preparazione un film e un romanzo. Il film rappresenta un’invettiva contro i traditori della bonifica pontina. Mentre il romanzo si intitolerà Canale Mussolini e racconterà le vicende di una famiglia che dal Veneto si trasferisce nell’Agro Pontino per via della bonifica».

4 commenti:

gabriella ha detto...

Ascolta, a me piace Pennacchi, mi piacciono i suoi articoli su Limes, mi piace il suo libro,lo considero uno dei pochi romanzieri italiani contemporanei leggibili, mi piace molto anche sua sorella Laura Pennacchi (che ebbe le palle di dimettersi da sottosegretario perchè non condivideva la linea politico-economica di Amato) ed è ottima, brava, seria, preparatissima e simpatica (sarà per questo che non l' hanno tenuta presente nell'attuale governo?). E però a me piace molto anche il film che, secondo me, è fatto molto bene, non è tirato via. E' la solita storia: nessuno crittore si riconosce mai nei film tratti dai suoi romanzi. E per me è giusto che sia così.

Ciao, gabriella

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Ciao Gabri. Sì, raramente il film piace all'autore del libro da cui è tratto. Quel che spiace è il ricorso a certe "invenzioni" da parte di Luchetti che sanno veramente di abusato, di luogo comune... come Accio pestato dai suoi camerati. Nel libro questo episodio non c'è. E' evidente l'intento del regista di rendere netta l'associazione fascisti=cattivi e comunisti=buoni. Un pò puerile, ma il film è fatto bene, si fa vedere. Semplicemente, come ha detto Pennacchi, racconta un'altra storia.
PS.
Il libro è, a mio parere, molto più bello.
Ciao

gabriella ha detto...

Non so. Io, lo sai, non valuto films, musica, romanzi ecc per il contenuto ma guardo se sono fatti bene o no. E comunque Scamarcio è meraviglioso! Pennacchi, giù le mani da Scamarcio! ahahahahaahahahhaha

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Ed è anche bravo, va detto. :)