Lodi dal «Secolo»
Moretti divide AN
MILANO. «Film importanti». «Sarcasmo feroce». «Malinconica ironia». «Mirabile». «Nient'affatto comunista». E voilà, dopo il Corrado Guzzanti di «Fascisti su Marte», «Bella ciao», il giovane Holden e compagnia bella, anche il «compagno» Nanni Moretti viene strappato al polveroso Pantheon contemporaneo della sinistra. Il Secolo d'Italia, nella nuova versione sbarazzina, dedica un paginone estasiato a «Ecce Nanni». Tanta enfasi lascia perplessi i dirigenti di An. Maurizio Gasparri è velatamente critico: «Moretti? Quello del Caimano? Un propagandista di menzogna, becero, delinquenziale, vergognoso. Un poveretto». Accigliata Daniela Santanché: «Certo, riabilitiamolo: ora mancano solo Che Guevara e Fidel Castro».
Roberto Alfatti Appetiti, autore dell'agiografia e grande fan di Mister No, «un anarcoindividualista», non è nuovo a simili revisionismi culturali. Cercò di «tirare per la giacchetta» anche Luciano Bianciardi, l'anarchico per definizione, nonché Fante e Bukowski. Prosegue Gasparri: «Moretti è un intellettuale organico. Anzi di più, visto che detta la linea. Il Secolo cerca solo di farsi notare, ma è una cupio dissolvi. Ognuno ha le sue perversioni, io preferisco Pieraccioni». La Santanché è lapidaria: «Appartiene a un altro pianeta. Non mi piace nulla di lui». Anche Ignazio La Russa se la prende con il Secolo: «Vuole creare scalpore, sbaglia». E su Moretti: «Non tutto è da buttare, Ecce Bombo mi piaceva. Ma ora è un militante. Volete un bravo regista nuovo? Marco Carlucci, che ha fatto Il punto rosso». Infine Gianni Alemanno: «Moretti bravo? E' la scoperta dell'acqua calda. Il portaborse era un capolavoro. Ma parla sempre male di noi e ha valori completamete diversi. Non mi pare il caso di trasformarlo in un santo».
Diciamolo subito. Il nuovo, coraggioso, corso del Secolo d'Italia ci piace. Hanno fatto bene a rivendicare alla destra personaggi da sempre, e spesso a torto, collocati dall'altra parte, come Vasco Rossi. E bene stanno facendo adesso, presentando nella rubrica "Appropriazioni (in)debite" figure da apprezzare a prescindere da ogni connotazione politica, anche se schierate a sinistra, come Francesco Guccini o, a breve, Beppe Grillo, per il loro valore di artisti. Ma Nanni Moretti, per favore, no. Risparmiatecelo. Non ce lo meritiamo noi e soprattutto non se lo merita lui. Che piaccia a Quentin Tarantino, lontano dai salotti radical-chic e dalle terrazze romane, ci sta. Che possa invece piacere a quelli che non degna di uno sguardo, proprio no. Il cinema di Nanni è autoreferenziale come lui. I sessantottini, i post-sessantottini, gli splendidi quarantenni, la Nutella, la Vespa... Un hortus conclusus, e neppure bello. Chi è fuori, ed è ovviamente e per fortuna del Belpaese la maggioranza, resta fuori. Considerato un barbaro, plebaglia adatta agli show televisivi del Caimano. Roberto Alfatti Appetiti, l'autore dell'articolo, ricorda e celebra anche l'invettiva di piazza Navona, il j'accuse ai dirigenti dell'Ulivo. Ok, perfetta pars destruens. Ma la par construens? D'Alema non avrà detto cose di sinistra, però il professor Pancho Pardi chi era e chi è? Comparsa da salotto, da girotondo, buono per la ricreazione. E il Moretti attore? Pur tralasciando il capitolo-voce, in questi giorni sta girando per la Fandango, quella dei libri di Baricco, "Caos calmo", tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi. Roba da ritoccare l'immortale battuta in "non lo vedrò e non mi piacerà". P.S. I Moretti da salvare sono piuttosto il fratello Franco, studioso di letteratura comparata e, soprattutto il padre Luigi, grande epigrafista e mio professore per pochi mesi nel 1990 alla Sapienza.
Miska Ruggeri
Apc-*CINEMA/ IL SECOLO D'ITALIA INCORONA MORETTI, "PIACE ANCHE A NOI"
Quotidiano di An dedica "paginone" al regista "non-conformista" Roma, 30 mag. (Apcom) - Il Secolo d'Italia incorona Nanni Moretti."Ecco Nanni, il regista sempre a sinistra che piace anche a noi", titola in prima pagina il quotidiano di Alleanza Nazionale che dedica al cineasta romano il suo "paginone centrale", con un ampio articolo che ripercorre in chiave analitica le tappe della sua carriera. All'insegna della coerenza e dell'anticonformismo: "perchè tutto si può dire di Moretti - scrive Roberto Alfatti Appetiti - meno che sia un profittatore e un incoerente. La coerenza infastidisce soprattutto chi rinuncia alla propria identità per camuffarsi con il potere. E, paradossalmente, Moretti è stato criticato e detestato soprattutto a sinistra". Non è comunque sulla politica il baricentro delle argomentazioni impiegate. Moretti piace per il suo atteggiamento, necessariamente minoritario, di ricerca dei valori e di critica del degrado della società italiana. "Noi - si legge ancora - siamo più che d'accordo con il famoso personaggio morettiano che all'incauta urla in faccia: 'Le parole sono importanti. Chi parla male, pensa male e vive male'. Cos'è altro l'intransigenza di Nanni Moretti, spesso confusa con mero moralismo, se non la condivisibile e legittima pretesa che la vita, già sufficientemente intrisa di di dolore e di noia, non s'involgarisca a causa di imprecisione e volgarità?".Moretti, del resto, "non ha mai cercato di rendersi simpatico.Mica è una colpa. Ha fatto film importanti, che hanno saputo raccontare - con sarcasmo feroce, ma anche con malinconica autoironia - i tic e i luoghi comuni che hanno afflitto più generazioni, da quella sessantottina a quella del travaglio postideologico. E non ha esitato, a differenza di diversi suoi colleghi, a prendere le distanze, a condannare senza se e senza ma chi ha fatto la scelta tragica della lotta armata".L'articolo rievoca la celebre invettiva di Piazza Navona nel 2002 ("Con questi dirigenti non vinceremo mai. Ci vorranno tre o quattro generazioni per tornare a vincere") e un altro celebre 'urlo', quello del film Aprile rivolto a Massimo D'Alema: "dì una cosa di sinistra".Ma, ancora una volta, sembra essere l'aspetto di critica sociale e di denuncia da parte del regista romano, quello che interessa di più il quotidiano di An. Laddove, citando l'ultimo film, Il Caimano, ispirato alla figura di Silvio Berlusconi, l'attenzione è sulla "spietata" descrizione dell'attualità: "un Paese di veline e manager rampanti, nel quale tutti sono pronti a vendersi al miglior offerente". Ma, sottolinea Alfatti, "quel che di Moretti ci piace è anche la malcelata sensazione di estraneità che manifesta nei confronti della maggioranza, qualunque essa sia, come descrive mirabilmente in una scena significativa di Caro Diario ('93)..."Io credo nelel persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza...".BOL 301100 mag 07
3 commenti:
Caro Roberto,
sono molto contento che il Corriere abbia ripreso il pezzo su Moretti.
Io sono un fan dei film di Moretti, alemeno fino all'89...
figurati che nella mia tesi di laurea (che discuterò tra circa un mesetto) intitolata "Movimentisti: da Giovane Europa alla Nuova destra", parlo proprio di Ecce Bombo, riprendendo la recensione del film che fu fatta ne "La voce della fogna" !
PS: hai altri due commenti nel post su Zazzi
Sì, ricordo quella recensione.
Mandami il tuo numero di tel per posta elettronica (robertoalfattiappetiti@hotmail.com), così facciamo quattro chiacchiere, mi farebbe piacere.
Ciao
Ok !
Hai una mail !
Posta un commento