martedì 28 agosto 2007

Anche Guareschi nel Pantheon del Pd?

Dal Secolo d'Italia di martedì 28 agosto 2007
di Luciano Lanna (nella foto)
Che la festa dell'Unità si svolga - come a Pesaro - anche con dibattiti su Cristo e la politica o appuntamenti New Age a base di Yoga e Ayurveda è un fatto che ormai non scandalizza più nessuno. Sono davvero lontani i tempi in cui le vecchie feste del Pci erano caratterizzate dagli stand delle varie associazioni di amicizia con i paesi comunisti. Che però la festa nazionale dell'Unità di Bologna farà campeggiare due gigantografie di don Camillo e Peppone è un sintomo evidente della confusione culturale che si aggira dalle parti del nascente Pd. Per i promotori si tratterebbe forse di una ironica metafora per evidenziare l'incontro di culture politiche rappresentato dalla nuova formazione. Ma per la verità storica nessuno quanto il creatore di don Camillo e Peppone, - Giovannino Guareschi - è stato lontano da tutte e due le tradizioni che qualcuno vorrebbe facilmente sintetizzate nel Pd.
Nessuno, intanto, può mettere in discussione l'anticomunismo dello scrittore della Bassa padana che con le vignette sul suo Candido - con i comunistelli del "contrordine compagni" - era stato determinante nel '48 per la sconfitta del fronte delle sinistre. Ma nessuno può allo stesso tempo mettere il silenziatore al fatto che solo sette anni dopo Guareschi dovette scontare tredici mesi di carcere per il suo eccesso di polemica antidemocristiana. «Giovannino - rievocò qualche anno fa Carlo Della Corte - si lasciò impegolare, nel trasporto polemico verso una Dc che gli appariva troppo a sinistra, troppo antifascista, persino nella persona di Alcide De Gasperi, in una vicenda di lettere apocrife, che egli pubblicò, attribuendo a De Gasperi varie colpe tra cui quella di avere invocato sull'Italia i bombardamenti alleati per disfarsi di Mussolini». Certo, nel suo Mondo Piccolo il parroco don Camillo e il sindaco comunista Peppone riuscivano a incontrarsi. Ma lo facevano riscoprendosi strapaesani dell'Italia profonda e superando le appartenenze maggioritarie della politica nel secondo dopoguerra. Niente a che vedere con il partito democratico.
Luciano Lanna, laureato in filosofia, giornalista professionista dal 1992 e scrittore (autore, con Filippo Rossi, di Fascisti immaginari, Vallecchi 2004), oltre ad aver lavorato in quotidiani e riviste, si è occupato di comunicazione politica e ha collaborato con trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai. Già caporedattore del bimestrale Ideazione e vice direttore del quotidiano L'Indipendente, è direttore responsabile del Secolo d'Italia.

Nessun commento: