venerdì 21 settembre 2007

Grillo, a farsi male è soprattutto la sinistra... (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
dal Secolo d'Italia di venerdì 21 settembre 2007

Fosse stata solo satira ce ne saremmo fatti una ragione. Del resto, in molti ricorderanno l’episodio della querela di Massimo D’Alema a Giorgio Forattini, dopo una vignetta “fastidiosa” apparsa qualche tempo fa su Panorama. Ma, probabilmente, dietro alle intolleranze che provengono da sinistra verso il “fenomeno” Beppe Grillo, c’è dell’altro. Da Eugenio Scalfari a Massimo D’Alema esponenti politici e opinion maker progressisiti sembrano ossessionati dal comico-blogger e giù con le accuse di qualunquismo, populismo e fascismo. Del resto il giornalista Filippo Ceccarelli, su Repubblica, è arrivato a vedere nel futurismo, nel dannunzianesimo, nel dadaismo e nello spirito creativo del ’77 le matrici culturali del grillismo. Ma come è possibile che il comico genovese sia stato così irritante nei confronti degli esponenti della maggioranza? Parliamo di un comico, peraltro, che nel bel mezzo degli anni ’80, quando prendeva di mira i socialisti di Craxi, era considerato “amico” e che fu il primo, dopo l’insediamento di Prodi nel 2006, a essere ricevuto a Palazzo Chigi.
A ben guardare la sinistra italiana dà segnali di smarrimento e di ripiegamento verso un banale perbenismo istituzionalista ogni qual volta emerge un fenomeno nuovo in seno alla società civile. La diffidenza verso tutto ciò che esce dagli schemi e in particolare verso le pulsioni popolari –sistematicamente tacciate di populismo- è storia vecchia. Si potrebbe menzionare la breve stagione dei girotondi, che ha visto protagonista il regista Nanni Moretti e i suoi attacchi alla classe dirigente dei partiti di sinistra, dai diessini alla sinistra radicale. Lo stesso Moretti che ammoniva la Quercia - ma circa una decina d’anni prima dei girotondi - con una frase diventata celebre : “D’Alema dì qualcosa di sinistra. Dì qualcosa anche non di sinistra, ma dì qualcosa…”
Ma si potrebbe anche fare riferimento alla “epurazione” subita da Achille Occhetto quando, in occasione di un accordo elettorale con Antonio Di Pietro , diede vita ad una lista chiamata proprio “Società civile”. L’esperimento di mettere la società civile dentro una lista politico-partitica non riuscì, era un po’ come volere mettere Roma dentro Foligno, ma il disprezzo con cui fu trattato dagli mex compagni del Pci resta un esempio dell’incapacità della cultura diessina di abbandonare il riflesso pavloviano del vecchio “centralismo democratico”. Le istanze del Paese reale, le passioni (o i disgusti) che arrivano “dal basso”, insomma, sono considerati a sinistra come “un male dei nostri tempi”, uno sgradevole effetto collaterale della democrazia. E dire che dovrebbero essere proprio i presunti eredi di Gramsci a portare avanti con convinzione la difesa della supremazia della società civile sulla cosiddetta società politica. Ma si sa: in odore di Partito democratico i Pantheon si sono spopolati, e forse insieme ai riferimenti culturali è scomparsa anche la capacità di capire la realtà.
Una riflessione sul tema andrebbe fatta anche a destra, dove pure Gramsci è stato letto e studiato e ha costituito una delle sponde culturali all’elaborazione, negli anni ’80, del concetto di metapolitica. Con questo termine il movimento della Nuova destra battezzò la strategia che puntava a privilegiare un progetto collettivo di azione nella realtà rispetto all’approccio ideologico alla politica.
La riscoperta del filosofo fondatore de L’Ordine nuovo fece parlare appunto di “gramscismo di destra”, e aprì un dibattito straordinariamente appassionato sulla teoria gramsciana di condizionamento e formazione delle mentalità e sulla costruzione dell’ egemonia culturale, premessa –teoricamente parlando- della possibile conquista del potere politico.
La società civile, anche nelle sue espressioni più scomode, non è mai stata un “nemico” per la destra. E non si vede perché dovrebbe esserlo il popolo di Beppe Grillo. La cosiddetta volgarità del linguaggio, l’estremismo verbale, gli eccessi? Non facciamo le Orsoline. Nel 1993 il Fronte della Gioventù manifestò contro gli sprechi della partitocrazia mandando i militanti davanti a Montecitorio con magliette su cui era scritto: “Arrendetevi, siete circondati”…
Partì addirittura un’inchiesta, ci furono diversi indagati, la destra parlamentare difese i suoi militanti e il diritto di reagire con slogan goliardici all’estremo degrado della politica in quegli anni. Sarebbe davvero strano se, oggi, ci formalizzassimo per un “Vaffa” via Internet che tanti dei destinatari hanno ampiamente meritato.
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Collabora col Secolo d’Italia , testata per la quale ha realizzato alcuni articoli sul mondo ultras e uno sul fumettista Andrea Pazienza. Si è laureato in Scienze storiche a Palermo, con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra. Studioso della stagione Campi hobbit e della musica “alternativa” ha partecipato al convegno catanese "…e uscimmo a riveder le stelle: a trent’anni dal laboratorio dei Campi hobbit" insieme ad Umberto Croppi, Paola Frassinetti e Fabio Fatuzzo.

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