venerdì 14 settembre 2007

Harlock, un libertario senza divise (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
dal Secolo d'Italia di venerdì 14 settembre 2007

Capitan Harlock sbanca a destra. Non è il primo caso in cui un personaggio dell’immaginario – nato per il mondo dell’intrattenimento e per i ragazzi – viene assunto, suo malgrado, a riferimento di un intero universo politico. In principio, Harlock, è stato icona di Azione Giovani: la sua immagine ha rimbalzato dai manifesti ai poster, alle feste della destra giovanile di An sino all’ultimo Campo Base. Negli ultimi anni ci sono stati anche Casa Pound (clicca sulla tartaruga per visitarla "online") e il Pub Cutty Sark ad arruolare il capitano nella propria iconografia. “Schedato” anche dalla Comunità militante di Ostia, che dal proprio sito, http://www.cmostia.org/tia.org, proclamava “Onore al Capitano” . E recentemente è anche finito anche sui manifesti di alcune formazioni della destra radicale. A fine Agosto Catania e provincia, infatti, si sono ritrovate tappezzate di manifesti raffiguranti il volto cicatrizzato di Harlock: operazione condotta dai militanti di Gioventù siciliana, per pubblicizzare il proprio campo scuola “Trikvetra” 2007 . Icona rock, infine, per quelli della Fiamma tricolore, Harlock munito di spada spaziale, campeggia anche sui manifesti del “Fiamma rock festival”.
A ben guardare, comunque, attestati di stima “da destra” nei confronti di Capitan Harlock vengono da lontano: ne scrisse Gianfranco de Turris sul Settimanale e se ne occuppò il quindicinale Linea, sul quale già nel 1981 si leggeva: «Harlock, che raccoglie sotto la sua bandiera tutti gli insoddisfatti e li porta a combattere il nemico del genere umano è, se vogliamo, un perfettto fascista nell’ideologia e nei comportamenti…». Harlock subito e da sempre simpatico “a destra”. Perché ribelle e romantico per alcuni, nazional-popolare per altri, identitario per altri ancora. Politicamente scorretto per tutti. E, soprattutto, profondamente libertario.
Qualcosa di molto simile, per rimanere sul tema delle fascinazioni fumettistiche del variegato mondo di destra, era accaduto già con Tintin sul finire degli anni ’80. Decine di formazioni della destra radicale europea, francese e francofona, tirarono per la giacchetta il biondo avventuriero creato dal genio creativo di Hergè, forse per la risaputa somiglianza con Lèon Degrelle. Allora l’Action française, Troisième Voie, il Vlaams Blok fiammingo, il Front National di Le Pen si contesero Tintin corredandolo, di volta in volta, di croci celtiche, gigli, tricolori, rune e quant’altro fosse necessario a dimostrare l’appartenenza politica nel soggetto in questione. Finanche i regionalisti catalani gli misero in mano una bandiera gialla e rossa, simbolo, appunto, dell’identità catalana.
Ecco il punto: a Capitan Harlock sta toccando da qualche anno in Italia la stessa sorte. Così ritroviamo il pirata dello spazio che boicotta i potenti della Terra, politicanti avvezzi al peggior menefreghismo nei confronti di problemi come quello del disastro ambientale, accreditato di volta in volta come libertario, ribelle, nazionalista, radicale, identitario, eco-destrorso, no-global, anarco-fascista e via dicendo… Sembra il riecheggiare dell’Avvelenata gucciniana: «…Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista…». Harlock etichettato e quindi appesantito. Quando magari sarebbe bastato riconoscere in lui un esempio di “fascista immaginario”. E’ stato, del resto, Fascisti immaginari, il libro uscito nel 2003, a segnare il punto di partenza della Harlock renaissance: alla voce “Goldrake” del libro si ripercorre la stagione dei cartoni animati giapponesi e si dedica ampio spazio alla figura di Harlock che « come Goldrake difende la Terra dai nemici di turno, viaggiando per lo spazio con la nave Arcadia e insieme al suo equipaggio di ribelli e non-allineati».
E’ importante capire la contestualizzazione del soggetto Harlock per rendere l’idea della valenza esistenziale della sua saga: creato da Leiji Matsumoto , e ambientato in un futuristico 2977 (il riferimento giusto al ’77, peraltro, non risulta così casuale), anno in cui la Terra globalizzata si trova nelle mani di un’amministrazione totalizzante che soffoca le diversità e spegne le individualità. E Harlock è un libertario in tutto, anche nel suo abbigliamento ribelle, nei suoi capelli scomposti dal vento, nella sua bandiera, il Jolly Roger, la bandiera dei pirati con un teschio su campo nero (chiamato nei cartoni animati “Black Jack”). Ecco le parole che gli attribuisce l’autore Matsumoto: «L’Universo è la mia casa: la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca e mi invita a vivere senza catene. La mia bandiera è simbolo di libertà».
Un cuore avventuroso, uno spirito libero, un’individualista ribelle, irregolare e non-allineato: ecco la summa della filosofia di Harlock. Un libertario che non ha una casa politico-partitica, sebbene nipote di un eroe dell’aviazione tedesca degli anni ’40, e che per sua indole non la potrà mai avere. Un’anarca jungeriano, se vogliamo, che merita di proseguire il percorso che il suo inventore gli ha delineato: navigare per lo spazio, per quel mare infinito che è l’Universo e issare la bandiera nera dei pirati. Libero.

Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Collabora col Secolo d’Italia , testata per la quale ha realizzato alcuni articoli sul mondo ultras e uno sul fumettista Andrea Pazienza. Si è laureato in Scienze storiche a Palermo, con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra. Studioso della stagione Campi hobbit e della musica “alternativa” ha partecipato al convegno catanese "…e uscimmo a riveder le stelle: a trent’anni dal laboratorio dei Campi hobbit" insieme ad Umberto Croppi, Paola Frassinetti e Fabio Fatuzzo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

c'è un errore nel titolo,dovrebbe essere stato
HARLOCK e le appropriazioni indebite
ma si sa, lo scadimento non risparmia neanche i paladini.

Anonimo ha detto...

Se Harlock è inteso come un fascista alla Longanesi sono d accordo