sabato 15 settembre 2007

Il manifesto di Action Now per un "altro" Calcio

Sono stato lontano dal calcio per quindici anni, almeno. Intendo dire che non lo seguivo più, preso da altri interessi. Mi capitava talvolta - facendo zapping televisivo - di imbattermi in qualche partita, ma distrattamente. Non entro nel merito dei recenti scandali che hanno travolto lo sport nazionale (è stato giusto che abbia pagato solo la Juventus?), ma credo che i problemi "veri" del calcio siano altri e il manifesto di Action Now ne sottolinea vari aspetti. Lo posto volentieri, tanto più adesso che è appena (ri)partito il campionato e io sono tornato a seguire la mia vecchia signora (nessuna ex, lo dico per tranquillizzare mia moglie, se legge, ma quella che Fabrizio Ghilardi, anima di Action Now, chiama "fidanzata d'Italia"). Per la prima volta sono stato allo stadio - alla veneranda età di quarant'anni - e ho portato con me anche i miei bambini, perchè se juventini non si è nati... si fa sempre in tempo a diventarlo.
Un'altra reminescenza adolescenziale... il subbuteo... rigorosamente old style (clicca sull'immagine a sinistra e guarda le bellissime fotografie di Charlotta Smeds in "Flick About", catalogo disponibile a € 10). Condivido questa passione con il mio coetaneo Fabrizio. Cosa dirti... spero di incontrarti presto attorno al tavolo da gioco. Io non "calcio" a punta di dito da più di dieci anni... E ti rivolgo un sincero incoraggiamento per il tuo impegno in difesa del calcio, quello vero, come del subbuteo, il gioco più bello del mondo. Pubblico pertanto il 'Manifesto', di cui è pronta una seconda tiratura di centomila copie che sarà distribuita negli stadi in occasione delle partite di Lazio, Roma, Torino, Verona, Catania, Catanzaro, Genoa, Sampdoria. Per ora. Il tema sarà dedicato alla maglia, all'attaccamento ai colori sociali e alla maglia intesa nel suo valore storico e culturale. Il sito di Action Now è in fase di ristrutturazione, ma vi consiglio ugualmente di visitarlo. Per i tifosi del Toro (e non solo), ad esempio, c'è un bel video di Giuseppe Culicchia che legge "Ecce Toro" (clicca sulla foto a destra).
Roberto

QUESTO CALCIO NON CI PIACE

Calcio moderno. Pay tv, playstation. E soprattutto soldi. Tanti soldi. Il mondo del calcio è soffocato dalla logica dell’economia e dal mercato. Questo calcio non ci piace. Il giocatore di pallone, il suo stile, la sua azione rappresentano una cultura, un modo di vivere. Un esempio per i più giovani. Noi promuoviamo un manifesto che riconduca il calcio alla sua dimensione. Di gioco e di impegno agonistico. Di azione e di stile. Di grinta e di attaccamento ai colori della maglia. Perciò noi esaltiamo: le maglie bagnate di sudore contro gli ingaggi elevati; il tackle scivolato con ardore contro le simulazioni e gli svenimenti in campo; il dribbling ubriacante contro il fallo tattico; l’azione condotta in forcing contro il possesso palla; l’ardore agonistico contro il doping; il pallone lanciato in tribuna contro la mano alzata per chiedere all’arbitro il fuorigioco; i capelli arruffati di Giorgione Chinaglia (a destra, ndr)contro i tagli di capelli col cerchietto come le bambine; le radiocronache di tutto il calcio minuto per minuto contro i programmi salottieri della televisione; Paolo Valenti contro Paolo Bonolis; l’amore per la squadra di calcio del proprio quartiere contro la Juventus “fidanzata d’Italia”; le partite viste in piedi sulle gradinate contro i diritti televisivi; il cielo coperto, la pioggia battente, il campo allentato, le tribune scoperte, la sciarpa al collo contro i processi del lunedì; il portiere, il terzino destro, il terzino sinistro, il libero, lo stopper, il mediano di spinta, l’ala destra, la mezzala di punta, il centravanti, il centrocampista e l’ala sinistra contro la difesa, il centrocampo e l’attacco; i numeri in campo dall’1 all’11 contro le maglie con i numeri “personalizzati”; la maglia con lo stemma della squadra contro la maglia sponsorizzata; Paolino Pulici (a sinistra, ndr) contro le rose ampie con cinque attaccanti che non segnano mai; il pallone a scacchi bianchi e neri contro il pallone tecnologico d’oro e d’argento; le partite giocate di domenica contro gli anticipi e i posticipi; il dubbio della palla sulla linea, il gol annullato e il fallo di mano contro la moviola; il tifo contro i quotidiani sportivi; il mal di gola per aver incitato la propria squadra per 90 minuti contro le chiacchiere dei programmi televisivi; le collezioni di figurine Panini contro il calcio interattivo; il Subbuteo e il calciobalilla contro la Playstation. Questo calcio noi vogliamo esaltare. Old football. Old style, old manners.

Fabrizio Ghilardi (1967) si occupa della progettazione di reti di cooperazione culturale transnazionale sostenute dal Fondo Sociale Europeo.
Come ideatore del Laboratorio di Utopie di Action Now - Play old style! European No profit Association for the Social Function of Sport, cura la collaborazione con l’Associazione degli ex Calciatori Granata e la programmazione del progetto europeo “Fair Play in Action”, in cui sono coinvolti testimonial di riferimento dello Sport europeo degli anni Sessanta e Settanta, quali modelli di esemplarità sportiva per i giovani, a promozione della funzione riabilitativa, educativa e sociale dello sport.
Accanito giocatore di Subbuteo, grande appassionato di calcio, specialmente di quello in bianco e nero è un collezionista di football memorabilia.

32 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo !
Con questo articolo, oltre a tornare bambino per un attimo, ho rivissuto il vero calcio, quello di una volta !
Condivido quanto c'è scritto nel manifesto, e ho potuto osservare che questo non verrà distribuito nelle curve di Juventus, Milan e Inter. E' una casualità o queste squadre sono ritenute l'emblema del calcio moderno?


E poi, un'altra domanda, mi piacerebbe sapere, magari, cosa ne pensa Ghilardi stesso: nel manifesto si fa menzione del tifo per la squadra locale contro la Juventus "fidanzata" d'Italia. Ma se uno di Livorno, piuttosto che di Udine o di Messina, è tifoso della "vecchia" Lazio di Chinaglia, o del "vecchio" Toro di Pulici, e quindi non di potenze multinazionali con le tre famose "strisciate", che colpa avrebbe ? Sarebbe tacciato comunque di esterofilia e di non senso di appartenenza ai fini del Manifesto ?
O viene ritenuta "lecita" solo la territorialità, e quindi il Toro sarebbe tifabile solo da torinesi, e la Lazio da romani ?

A presto !
Bravi !

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Ciao Giovanni, giro le domande a Fabrizio.
:)

Anonimo ha detto...

Ed ecco che Fabrizio risponde...
Certo la mia è una provocazione. Così, almeno, vorrei che fosse intesa. Squadre oggi ritenute minori rappresentano, comunque, un grande valore storico e culturale per il nostro calcio. Tifare Juventus da Messina o da non so dove, lo trovo, pur rispettando il tifo di ciascuno - che d'altronde è una malattia incurabile - un po' difficile. Il vero tifo, quello fatto di formazioni vecchie di trent'anni ripetute a memoria come una poesia di Pascoli per paura che si dimentichino, necessita anche di una continuità che si può avere solo territorialmente. Come dire, chessò, che un folignate dovrebbe seguire con amore e orgoglio i falchetti umbri, piuttosto che una squadra che non vede mai. Il tifo per una squadra che non vedi mai, passatemi il paradosso teologico, lo trovo un po' eretico, un po' luterano; non vedo corrispondenza tra anima e corpo, tra fede e opere..

Anonimo ha detto...

Bene, Fabrizio: comprendo le tue ragioni.
Se posso, una curiosità: tu per che squadra tifi ?

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Prima l'ho sentito e stava andando a vedere la Lazio, ma è solo un indizio...

:)

Anonimo ha detto...

Roberto, tu, da bianconero abruzzese, che ne pensi della vicenda?
Io, ad esempio, sono palermitano, abbonato dai tempi della C1...ma , ad esempio, mi sono anche appassionato ad altre storie, come proprio quella della Lazio: mi spiego meglio. Ho comprato per anni la rivista "Lazialità", ho una foto di Re Cecconi, che esulta sotto la Nord, in bianco e nero, attaccata in camera, i colori del Cielo mi ricordano quelli della Lazio...ho comprato libri sulla storia della squadra e dei suoi ultras ("Nobiltà ultras"), sono un patito della tifoseria laziale...

Ecco: sono un caso inguaribile? Un simpatizzante? Uno che si è appropriato indebitamente di una cosa che non poteva "vedere" ?


A voi le risposte !!!

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

La mia città non ha mai avuto grandi tradizioni sportive (siamo appena arrivati nella serie A del rugby ma già in odor di retrocessione) e calcisticamente non siamo andati oltre la C2. Andavo spesso allo stadio, ma lo spettacolo era decisamente sconfortante.
E poi non dimentichiamoci la televisione: io la Juventus l'ho sempre seguita, sin da bambino.
Dirò una banalità, ma quello che mi piaceva era il cosiddetto "stile juve", una caratteristica che altre squadre, anche più titolate a livello internazionale, non avevano.
Un aspetto che mi ha allontanato - un milione di anni fa - dal calcio, è il fatto che i calciatori passassero disinvoltamente da una squadra all'altra. A me piaceva il calcio delle "bandiere". Se non ci credevano neanche i calciatori... perchè avrei dovuto crederci io. La Juve, anche da questo punto di vista, mi sembra che sia più attenta a salvaguardare le sue stelle, da Del Piero a Trezeguet, da Buffon ai giovani straordinari talenti del suo vivavio, Marchisio (ceduto solo in prestito) e Palladino.
C'è, naturalmente, una componete irrazionale, ma per me la Juve è la squadra, non una delle squadre.
L'anno scorso non mi sono perso una partita, incollato tutti i sabati davanti a sky.
E domani, cascasse il mondo, sarò lì (sul divano) a tifare, perchè strapazzi l'Udinese.
:)

Anonimo ha detto...

"Il pallone è nostro!" ho pensato leggendo l'ultimo schietto e spregiudicato affondo degli amici di ActionNow. Reazione naturale per chi ha avuto il piacere di imbattersi nel "Fab-pianeta" durante una mattinata romana all'insegna dell'amore per il Subbuteo. E da allora vive di emozioni che una riflessione o un viaggio nel passato sportivo italiano ed europeo uno scritto di Fabrizio può causare. Non esagero eh, anzi...

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Quando organizzate qualche sessione di subbuteo, chiamatemi!

Anonimo ha detto...

Scusa il fuori tema Roberto. Ti ho linkato in quella lista indicata nella mia mail di risposta, inviata poco fa.
Ciao.

Anonimo ha detto...

Confermo l'indizio di Roberto. Sono tifoso della Lazio. Dal concepimento. E sono appena tornato dallo stadio Olimpico...
Caro Giovanni, Ti confermo che ho anche delle 'simpatie' per altre squadre. Soprattutto quelle che mi ricordano dei momenti felici, per lo più della mia infanzia. Ho un debole per il Nottingham Forest, per esempio. Chi mi conosce sa che ogni tanto vado in trasferta fin laggiù per vedere i rossi di Nottingham. Che certo non sono più quelli di fine anni '70.. Poi ho una passione - ma solo storica - per il Toro. Quello che era il Grande Toro e quello di Pupi-gol (forse perché mio fratello da bambino era juventino e il Toro li suonava di brutto, ahi se li suonava). E vogliamo parlare del Liverpool che ha una curva magica, la Kop, capace di risucchiare il pallone nella rete quando l'avversario difende la porta proprio davanti a quella tribuna?
Poi c'è l'IFK Goteborg che seguo ogni estate perché trascorro qualche mese in Svezia... Insomma, alla fine la passione per il calcio vince. Ma la Lazio è la squadra del cuore. Lì si parla di Amore...

Anonimo ha detto...

Bene, Fabrizio !
Diciamo allora che la tua passione storica per il Toro (tra l'altro ho anche letto che ti occupi di una Associazione di ex calciatori granata) - che domani potrò vedere di presenza al "Barbera" di Palermo- corrisponde alla mia per la Lazio: la mia è veramente una passione storica, che, però, non nego, a volte si è trasformata in tifo vero e proprio.
Quando rileggo "Storie di uomini veri", sulla Lazio del meno 9 (campionato 1986-87), ovvero la Lazio di Bomber Fiorini, mi viene quasi da piangere...
è dato che nulla è casuale non dimenticherò mai i primi stendardi visti in tv raffiguranti giocatori di Subbuteo: erano realizzati dai "Veterani" della Tribuna Tevere -sempre a tiro di telecamera, quindi, una favola !
"Veterani" che, per fortuna (breve digressione ultras...), sono tornati a montare il loro meraviglioso striscione in Tribuna Tevere...

Anonimo ha detto...

refuso...e dato, ovviamente la e andava senza accento...:)

giordano ha detto...

Il Calcio in bianco e nero che ho ritrovato nel Manifesto postato mi fa disperare ancora di più per me che sono laziale fino al midollo.
Il mio Club è prigioniero di uno tra i più opportunisti presidenti emblema del calcio moderno. Solo la follia può far pensare che la più antica polisportiva di Roma possa costruirsi uno stadio a Valmontone per disputare le partite di campionato, tra residence, centri commerciali e quant'altro la mente malata di un povero arpagone possa progettare per trarre il massimo guadagno. Lotito non ama la Lazio, non soffre e non vive per la squadra di cui è presidente..e neppure gli si chiedeva di mostrare il coraggio del grande Umberto Lenzini.
E' pronto a bruciare le radici di una storia ultrasecolare per mero arricchimento personale a sfregio di una tradizione ininterrotta con la Città Eterna.
Lotito libera la nostra Lazio! Ormai non ce la fai a mantenerla, vendila, fai i tuoi soldi in altro modo e con più facilità di certo..tu non hai il nostro sangue e il nostro stile, lasciaci giocare in pace!
Se, come ho letto, anche Fabrizio Ghilardi vive questa sofferta passione per la gloriosa Lazio potrà dire sicuro qualcosa.
Mi auguro proprio che scriva la vergogna di un "calcio" simile vissuto così amaramente sulla nostra pelle!

saverio guerriero ha detto...

Complimenti per il blog, alcuni amici me lo avevano segnalato e devo dire che è interessante e completo come pochi, un gran bel lavoro!
Anche gli autori che ospita fanno riflettere!
Dopo aver letto questo articolo di Fabrizio Ghilardi, ho cercato il sito di Action Now e scorrendolo un po' ho trovato dei commenti su Elzeviro e su Glory Boys che fanno capire quante persone appassionate non hanno gettato la spugna al dilagare di quell'appiattimento popolar commerciale che minaccia la formazione culturale di tanti nostri ragazzi.
Ne sono davvero felice!

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Un benvenuto a Giordano e Saverio e grazie per l'apprezzamento. Se mi contattate scrivendo a robertoalfattiappetiti@hotmail.com sarà felice di inservi nella mia mailing list, cui invio le comunicazioni sugli avvenuti aggiornamenti nel blog.
Se volete, inoltre, segnalatemi articoli - vostri o di altri - che avreste piacere di vedere pubblicare qui.
Buona domenica.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

P.S. Dalle 15 alle 16.45 non risponderò a mail!

:)

Anonimo ha detto...

Era ora che qualcuno mettesse nero su bianco quello che la maggior parte degli amanti del calcio pensano.
Personalmente ammiro molto chi sostiene la propria squadra locale (anche nelle serie minori) com' è scritto su una maglia che porto con orgoglio...SUPPORT YOUR LOCAL FOOTBALL TEAM. Per me vuol dire essere fieri delle proprie radici e della propria identità, è l'esatto contrario del proverbio "l'erba del vicino è sempre la migliore".
questo non pregiudica il fatto di avere simpatie per qualcuna delle grandi squadre...
Fieri dei propri colori ma con la voglia di viaggiare e se il motivo è il calcio, evviva! da sempre tifoso del toro (di quarta generazione) amo seguire il football negli altri paesi perchè lo ritengo un ottimo veicolo per conoscere le altre culture.
vorrei sapere che ne pensa Fabrizio a tal proposito e colgo l'occasione per ringraziare Action Now di aver cominciato questo percorso sul recupero delle tradizioni del nostro amato football.
Simone

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Ciao Simone.
Nel primo tempo di Juventus-Udinese un "tifoso" (un teppista) ha lanciato un petardo molto rumoroso. E' stato segnalato e cacciato, con buona parte dello stadio che gridava "fuori fuori". Appena dopo, un gruppo di "tifosi" (teppisti) ha intonato un non edificante "infami infami" a chi aveva indicato agli agenti l'autore del gesto.

Anonimo ha detto...

Innanzi tutto, come di rito, ringrazio Roberto che ha messo il Suo blog a mia/nostra disposizione per chiacchierare di calcio, argomento forse leggero ma che riveste una grande importanza nel nostro mondo. Poi ringrazio i vari intervenuti sia che seguano Action Now già da tempo, sia che ne abbiano appena scoperto le attività.
Cercando di essere breve, vorrei esprimere un giudizio a proposito di quanto scritto da Giordano.
Lotito è il tipico prodotto di un calcio moderno che proprio non ci piace. Il resto lo hai espresso tu con grande precisione. Non è necessario essere tifosi della Lazio per comprendere quanto personaggi come lui rappresentino il vero male del calcio. Non è parlando (male) latino o parlando di effetto moralizzatore che si getta fumo negli occhi ai tfosi. Lotito oltre a questo non riesce a fare. Ieri anche le tribune, generalmente più tiepide a contestare le nefandezze del presidente della Lazio, gli hanno indicato dove andare. A quel paese. E stavolta quel paese ha pure un nome: si chiama Valmontone e con la Lazio non ha proprio nulla a che vedere. Lotito, a Valmontone vacce te.
Ne riparleremo, spero.

Anonimo ha detto...

Sto seguendo le partite su livescore.com e lì i petardi non si sentono. Credo che per sostenere la propria squadra non ci sia bisogno di lanciare petardi o di arrivare alle mani con le tifoserie avversarie. Sebbene sia la vita quotidiana fuori allo stadio che generalmente mi preoccupa molto di più di quella che si trascorre per un paio d'ore al suo interno. Ad ogni modo, sono certo che l'educazione sia una base molto più solida della repressione. Mi sono confrontato per anni con le fazioni più dure del tifo di diverse squadre italiane e straniere su questo tema. Dove non si è riusciti a 'dialogare' con la forza ci si è riusciti con l'esempio e con la 'formazione'. Ieri all'Olimpico gli steward sembravano sceriffi. Mi sembra eccessivo. Come sono eccessive certe prese di posizione di Lotito, tanto per rimanere in tema. Se i calciatori, i giornalisti, i presidenti e tutti i cosiddetti addetti ai lavori mantenessero un atteggiamento più serio e posato, anche molti cosiddetti ultras farebbero altrettanto. Che ne pensi Robero? Dai che adesso pareggiate!

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Niente, abbiamo perso. Farina non ha fischiato un rigore netto per noi. Bah. DelPiero ha colpito tre legni...
Sono d'accordo, i dirigenti sportivi non sempre offrono un buon esempio.

Anonimo ha detto...

Ciao Roberto,
la notizia mi è arrivata dallo stadio da un mio amico che segue da moltissimi anni la vecchia signora in tribuna.
Penso che un gesto del genere non abbia nulla a che fare con l'amore per la propria squadra di calcio.
Concordo con Fabrizio sulla necessità di educare le persone al rispetto e all'amore per la vita (quindi per se stessi e gli altri), chiaro che ci vuole del tempo soprattutto per come siamo messi ultimamente...
buona serata

Anonimo ha detto...

Stavo rileggendo quanto scritto da Simone circa la passione per i viaggi e per il calcio. Una sana passione che talvolta suscita interpretazioni bizzarre.
Qualche settimana fa ho avuto modo di leggere quanto un giornalista de La Stampa aveva scritto in merito a presunti viaggi delinquenziali in giro per l'Europa, col fine di scontrarsi liberamente senza rischiare diffide o arresti nelle flagranze di reato, ormai estese a diverse ore dopo il fatto. Follie. Invece, esiste un mondo fatto di persone 'normali' che amano il football e viaggiano per seguire squadre che non militano nei campionati del proprio Paese. Io sono uno di questi. Quando riesco a liberarmi dal lavoro volentieri volo in Inghilterra dove seguo il Nottingham Forest e diverse squadre londinesi. Non ho bisogno di fare a pugni con nessuno, né di essere introdotto dalla malavita locale nelle tribune che frequento, di solito quelle più calde. Tante volte ho sostenuto trasferte nelle trasferte, andando a tifare per le squadre che giocavano 'away'. Caro Simone,non ci trovo niente mi male. Anzi.. Solo conoscendo gli altri si può parlare di cose che la maggior parte della gente cita solo per sentito dire. Come fa la nostra ministro Melandri quando parla dei famigerati hooligans, ultras, tifosi, teppisti, bombe a mano e tricchettracche, come se fosse Margareth Thatcher...
Una che ha fatto tanto per distruggere il calcio in Inghilterra senza riuscirci. Per fortuna.

Anonimo ha detto...

Proprio perchè la penso come Fabrizio, sono un grande appassionato di calcio...però non ci vedo nulla di male ad applicare la passione, eventualmente, al contesto italiano, e non necessariamente estero.
Voglio dire: se sono un appassionato di calcio, di maglie, di squadre di Subbuteo che collezionavo, perchè non posso girarmi le curve di squadre italiane ?
La passione deve essere necessariamente esterofila?
Secondo me no, senza che questo significhi incoerenza o scarsa mentalità.

Altro ancora, poi, è sostenere, come fa ad esempio l'amico sociologo scrittore Pippo Russo, che, contrariamente a ciò che si pensa solitamente, cambiare squadra si può e si fa spesso a seconda delle età.
Così mi dicono.

Anonimo ha detto...

Giovanni, sono al 100% d'accordo te. Seguirei anch'io tante squadre italiane con grande passione se avessi il tempo per farlo. Ripeto, la Lazio è altro. E' amore tenero, appassionato, violento. Credimi, ho seguito dal vivo, nelle gradinate, tante di quelle partite di calcio anche minore che ho perso il conto. E sapessi quanti miei amici di altre squadre vengono a trovarmi in Curva Nord. Poi le rivalità sono un'altra cosa. Con Pippo Russo non sono d'accordo. O almeno pur rispettando la sua analisi sociologica devo ammettere che secondo me cambiare squadra è il tradimento più grande che si possa fare, peggiore dell'apostasia.
Una buona notte a tutti.
Viva il calcio 'old style'.

Anonimo ha detto...

Ieri ho potuto osservare (da buon cultore dei "settori ospiti") i granata a Palermo.

Tra di loro un gruppo di siciliani che tifano Torino: palermitani, agrigentini, ecc. riuniti sotto le insegne di "Sicilia granata".

Vaglielo a spiegare a questi il tifo locale, l'appartenenza, l'identità: questi (come ad esempio anche quelli di Roma Granata) sono innamorati di una maglia, di un colore, di una storia che prescinde il luogo da cui provengono.
E, secondo me, fanno bene.

Anonimo ha detto...

Fanno bene, fanno bene, caro Giovanni...
Ci mancherebbe altro!
Ti ripeto, la nostra è solo una provocazione contro il dilagare del qualunquismo condito in tutte le salse più banali, per cui alla fine prevale quello che è più visto in tv, non quello che è più intrinsecamente buono... Un po' come accade con McDonald's. Il panino del fast food è più pubblicizzato dell'abbacchio a scottadito ma è decisamente meno appetitoso. E i bambini cercano di andare a festeggiare il compleanno in paninoteca invece che con i nonni! Purtroppo su tv e quotidiani si parla di più delle grandi squadre Juve-Inter-Milan e quindi i bambini sono portati a seguire più queste multinazionali del calcio che le piccole squadre. Il caso del Toro è molto diverso. L'amore per i colori granata è in sé elemento di grande distinzione, non fosse altro perché oppone fieramente la propria passione calcistica e sociale ai colori bianconeri. E quindi al potere, alle vittorie spesso discusse eccetera eccetera. Non me ne vogliano gli juventini, non me ne voglia Roberto, per carità non voglio esprimere nessun pre-concetto contro gli altrui affetti. Cerco solo di far chiarezza sul nostro pensiero. Tenendo sempre presente che al cuor non si comanda. Per cui chiunque, pur non seguendo fisicamente una squadra (senza quella corrispondenza di cui parlavo tra anima e corpo, tra fede e opere), o seguendola da lontano, ha il sacrosanto diritto di amare la propria squadra del cuore, qualunque chilometraggio lo separi dalla sua amata. Spero sia stato ancora più chiaro! Eppoi, detto tra noi, quanto sarebbe bello se il calcio tornasse a esprimere dei valori dal sapore antico, più genuino! Pensa Giovanni! La Juventus, l'odiata 'fidanzata d'Italia', durante la Prima Guerra Mondiale è stata la prima associazione di carattere sportivo a scrivere un bollettino che fosse poi distribuito nelle trincee, al fronte, per i soldati che da lontano volevano tenersi informati sulle sorti della loro squadra. Che atto d'amore! Così è nato 'Hurrà Juventus'. Era un'altra Juve, erano altri tempi, più cavallereschi! Sarebbe bello se la Juventus tornasse a esprimere quello stile che l'ha fatta tanto amare in Italia e nel Mondo.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

E l'auspicio è proprio questo!
Un calcio diverso e una Juventus diversa.
Grazie mille, Fabrizio. A te e agli appassionati amici di Acion Now.

Anonimo ha detto...

Fabrizio mi commuovi, quando dici queste cose !
Una delle poche cose belle che adesso so della Juventus...(scherzo !!!)

Il livello di passione per il calcio mi risulta sempre più direttamente proporzionale al livello di competenza. Fabrizio ne è la testimonianza.

Detto questo, così, per passione, volevo ricordare che proprio tra i citatissimi laziali e i granata c'era uno dei più belli gemellaggi ultras d'Italia: ai tempi degli Eagles Supporters in Curva nord...anche lì, altri tempi e altri valori.

Fabrizio, non mi resta che chiederti di portarmi con te in Curva nord a Roma qualche volta !

E, infine (ma qui potremmo anche parlarne privatamente): hai fatto o fai parte di qualche gruppo ?

Anonimo ha detto...

go sono io, il post precedente è mio!...ho sbagliato a scrivere

Anonimo ha detto...

Ciao Giovanni, se vuoi scrivimi alla mail di Action Now:
info@actionnow-playoldstyle.com