Dal Secolo d'Italia di mercoledì 14 novembre
Vabbé che da qualche anno va di moda il trash, ma tutta questa nostalgia per una destra “con la rabbia in bocca” e da “animali a sangue caldo”, questa voglia di regredire verso i tempi in cui – in Italia, ovviamente – la destra era un tabù ed era costretta a stare nel ghetto lascia alquanto sconcertati. C’è così chi ci dice che la “vera destra” sarebbe sparita e chi propende a preferire all’azione politica – che è sempre una prassi di discontinuità e nuove sintesi – un’operazione da pura e semplice rappresentanza identitaria.
Ha ragione, in realtà, uno storico come Ernesto Galli della Loggia quando sostiene che da anni e anni la destra è ormai «culturalmente sdoganata» e che «far finta di essere ancora demonizzati e/o nel ghetto fa un po’ ridere». Sì, è così, perché si tratta di un’autorappresentazione caricaturale e di comodo che, nel migliore dei casi, lascia solo trasparire una vocazione minoritaria, di fatto funzionale alla definizione di un bipolarismo azzoppato e continuamente sotto ricatto (quale quello che sta all’origine di una coalizione contraddittoria come l’Unione).
Di contro, crediamo che oggi la politica imponga l’affermazione di parti contrapposte «a vocazione maggioritaria», ovvero tendenzialmente egemoniche e disposte a rappresentare non segmenti minoritari ma la maggioranza della società. Da destra An si pone consapevolmente questo obiettivo, tutto politico e tutto strategico. Obiettivo del resto già realizzato in Francia con il risultato ottenuto da Sarkozy di riuscire a rappresentare “da destra” due terzi della società francese, compresi ampi settori che in precedenza si collocavano a sinistra o al centro. E non è stata anche questa, in contesti diversi e ormai storicizzati, la stessa lezione di esperimenti politici novecenteschi che – proprio per questo – fecero parlare uno storico come Renzo De Felice di «anni del consenso»? Insomma, l’impressione è che per qualcuno il deficit sia proprio di “vocazione politica”. Qui il “politicamente corretto” e qualsiasi presunto “tradimento” non c’entrano proprio niente. È la vocazione maggioritaria a spaventarli.
Ha ragione, in realtà, uno storico come Ernesto Galli della Loggia quando sostiene che da anni e anni la destra è ormai «culturalmente sdoganata» e che «far finta di essere ancora demonizzati e/o nel ghetto fa un po’ ridere». Sì, è così, perché si tratta di un’autorappresentazione caricaturale e di comodo che, nel migliore dei casi, lascia solo trasparire una vocazione minoritaria, di fatto funzionale alla definizione di un bipolarismo azzoppato e continuamente sotto ricatto (quale quello che sta all’origine di una coalizione contraddittoria come l’Unione).
Di contro, crediamo che oggi la politica imponga l’affermazione di parti contrapposte «a vocazione maggioritaria», ovvero tendenzialmente egemoniche e disposte a rappresentare non segmenti minoritari ma la maggioranza della società. Da destra An si pone consapevolmente questo obiettivo, tutto politico e tutto strategico. Obiettivo del resto già realizzato in Francia con il risultato ottenuto da Sarkozy di riuscire a rappresentare “da destra” due terzi della società francese, compresi ampi settori che in precedenza si collocavano a sinistra o al centro. E non è stata anche questa, in contesti diversi e ormai storicizzati, la stessa lezione di esperimenti politici novecenteschi che – proprio per questo – fecero parlare uno storico come Renzo De Felice di «anni del consenso»? Insomma, l’impressione è che per qualcuno il deficit sia proprio di “vocazione politica”. Qui il “politicamente corretto” e qualsiasi presunto “tradimento” non c’entrano proprio niente. È la vocazione maggioritaria a spaventarli.
Luciano Lanna, laureato in filosofia, giornalista professionista dal 1992 e scrittore (autore, con Filippo Rossi, di Fascisti immaginari, Vallecchi 2004), oltre ad aver lavorato in quotidiani e riviste, si è occupato di comunicazione politica e ha collaborato con trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai. Già caporedattore del bimestrale Ideazione e vice direttore del quotidiano L'Indipendente, attualmente è direttore responsabile del Secolo d'Italia.
1 commento:
Dopo la nascita del nuovo partito di Berlusconi la mia impressione è che stiamo di nuovo scivolando verso il ghetto come negli anni settanta, prima la scissione di Storace e ora questo. Quale consenso raccogliamo se non si capisce che razza di destra vogliamo in Italia?
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