Corsivo di Umberto Croppi
Dal Secolo d'Italia di sabato 1 dicembre 2007
Dal Secolo d'Italia di sabato 1 dicembre 2007
Se limitasse a questo il proprio repertorio sarebbe veramente grande. Benigni è troppo Benigni per concedersi il lusso di interpretare un personaggio che non sia se stesso. Non che il Benigni attor comico del cinema non sia bravo, ma è un comico, uno tra i tanti. A volte troppo lieve, altre troppo sopra le righe (La vita è bella), altre troppo autocompiacente (Pinocchio) ma non è certo grande. Il massimo lo dà quando interpreta se stesso, quando è lui e il pubblico, anche se il pubblico è vasto e lontano, mediato dall'etere. Potrà essere simpatico o meno (c'è chi afferma di non averlo in simpatia), se ne può anche parlar male (c'è chi lo fa), ma non si può negare la sua maestria nel tenere un crescendo senza posa che calamita minuto dopo minuto davanti alla tv. Cambiando in progressione registro e avvicinandosi in maniera studiata ma nient'affatto retorica al finale denso, drammatico.
Il Benigni della "Lectura Dantis" televisiva su RaiUno dell'altra sera non è stato bravo, è stato grande. Stupendo il suo elogio dell'Italia. E via via che le parole prendevano forma di emozioni si è fatto veicolo, ventriloquo di un torrente di suggestioni, ricordi, citazioni. Tra queste una che pare essergli emersa dal profondo, fuori copione, che sembrava accompagnata da un lampo di stupore. La citazione di Ezra Pound, del Pound più scandaloso, quello dei Cantos: «Quello che veramente ami non ti sarà strappato...».
Nel vivo del racconto dell'amore di Paolo e Francesca, il parallelo, inconsapevole forse ma esplicito, a quello di altri due amanti crocefissi (due volte crocefissi, per dirla col poeta) al loro amore: Benito e Claretta. E ancora, Benigni, trascinato da quei versi, senza dirne l'autore: «Quello che veramente ami è la tua eredità». Lasciando un'eco che ha accompagnato l'azione scenica successiva fino a quel tonfo, in cui il Benigni/Dante ha condensato il dramma e l'umanità dell'incontro: «E cadde come corpo morto cade». «Un boom», sembrava ancora fargli eco il grande eretico del '900, «non una lagna». Un tonfo, appunto, un boom.
Umberto Croppi, esperto di comunicazione, è autore di alcuni saggi, collabora con numerose testate giornalistiche e radiofoniche, quale editorialista e commentatore. È stato direttore editoriale della casa editrice Vallecchi. Oggi è direttore generale della Fondazione Valore Italia e presidente della IV sezione del Consiglio Superioredelle Comunicazioni.
1 commento:
Ottimo Umberto!
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