Dal Secolo d'Italia di giovedì 3 gennaio 2008
Del suo capolavoro Voyage au bout de la nuit («Viaggio al termine della notte»), pubblicato nel 1932, si vendono in media annualmente 42mila copie dal lontano 1972, quando il grande romanzo apparve per la prima volta in formato tascabile. E non cessa,in Francia, la passione per Louis-Ferdinand Celine (1894-1961): nei soli ultimi tre mesi sono stati venduti circa 20mila cofanetti di Céline vivant, due dvd, accompagnati da un opuscolo di trentasei pagine. Un successo inaspettato anche per Vianney Delourme, il responsabile delle Editions Montparnasse che ha pubblicato il cofanetto: «Va al di là di tutte le nostre aspettative. Destinati a restituire la parola di scrittori e pensatori del ventesimo secolo, i documenti proposti nella collezione Regards non hanno mai suscitato un tale entusiamo, salvo L’Abdecedaire di Gilles Deleuze. E presto Céline supererà Deleuze».
Una bella rivincita postuma, per il più maledetto tra gli scrittori non-conformisti del Novecento, uno dei letterati che hanno attraversato la cosiddetta “tentazione fascista”.
Nei due dvd che stanno riscuotendo successo nelle librerie francesi ci sono dei «tesori nascosti» – dice Delourme a Le Figaro Magazine – come tre interviste televise di Céline, un documentario realizzato nel 1969 e varie testimonianze. C’è anche un inedito eccezionale: la registrazione sonora di Céline che rilegge e corregge un passo del suo romanzo Nord. Il successo di questa iniziativa editoriale e l’interesse nei confronti dello scrittore contrastano con le cautele dello Stato e dei palazzi ufficiali della cultura, dovute al personaggio Céline, noto anche per prese di posizione antisemite.
«Non ci si deve stupire – scrisse nel febbraio scorso Pierre Assouline su Le Monde 2, il magazine del quotidiano – nell’apprendere che nel 1994 il centenario della nascita di Céline non figurava nel catalogo delle celebrazioni nazionali. Si dovrebbe supporre che la personalità degli onorati non venga presa in considerazione e che solo l’opera venga considerata. Ora quella di Céline è un pezzo di letteratura, uno e indivisibile. Il libellista antisemita fu spregevole: per quanto tempo ancora – chiedeva Assouline – lo si farà pagare allo scrittore?».
Anche in Italia i libri dello scrittore francese non hanno mai smesso di esser pubblicati e ristampati e, negli ultimi tempi, sono uscite nuove, moderne traduzioni, come quella di Ernesto Ferrero del Viaggio al termine della notte (Edizioni Corbaccio) a sessanta anni di distanza dalla versione edulcorata che lo fece conoscere in Italia con la firma di un misterioso Alex Alexis.
Sono invece di questo fine anno la ristampa di Rigodon (Einaudi) e una nuova edizione di Morte a credito nella versione classica di Giorgio Caproni. Ieri, infine, sul quotidiano la Repubblica è apparso un articolo di Milan Kundera dedicato proprio allo scrittore maledetto: «Céline, la cagna e la commedia umana».
Vale la pena leggerne le conclusioni: «Quello che danneggia l’agonia degli uomini – scriveva l’autore del Viaggio al termine della notte – è il tralalà. Mi dico ancora una volta: grazie ai suoi terribili smarrimenti, il romanziere Céline è stato capace di scoprire nell’esistenza umana quello che nessuno ha potuto vedere prima di lui. Quel tralalà, ad esempio, dell’uomo (di ogni uomo) in agonia». E Kundera annota: «Molti grandi scrittori della sua generazioni si sono confrontati come lui con la morte, con la guerra, con il terrore, con le torture, con l’esilio. Ma hanno vissuto tutto ciò dall’altra parte della frontiera: dalla parte dei giusti, dei futuri vincitori, delle vittime santificate dalle ingiustizie subite, insomma, dall’altra parte della gloria. Il “tralalà (l’autosoddisfazione morale che desidera farsi vedere) era discretamentte, innocentemente, invisibilmente presente in tutti i loro comportamenti, sebbene essi non potessero percepirlo né nominarlo». Ma Céline, come ha osservato Philippe Murray, «si è preso cura di gettarsi immediatamente nell’immondezzaio della Storia». Ha scelto consapevolmente di stare con i “reietti”. Per cui, come scrive Kundera, gli è stato permesso «di vedere la vanità non come un vizio ma come una qualità consustanziale all’uomo, qualcosa che non lo abbandona mai, nemmeno del momento dell’agonia».
Una bella rivincita postuma, per il più maledetto tra gli scrittori non-conformisti del Novecento, uno dei letterati che hanno attraversato la cosiddetta “tentazione fascista”.
Nei due dvd che stanno riscuotendo successo nelle librerie francesi ci sono dei «tesori nascosti» – dice Delourme a Le Figaro Magazine – come tre interviste televise di Céline, un documentario realizzato nel 1969 e varie testimonianze. C’è anche un inedito eccezionale: la registrazione sonora di Céline che rilegge e corregge un passo del suo romanzo Nord. Il successo di questa iniziativa editoriale e l’interesse nei confronti dello scrittore contrastano con le cautele dello Stato e dei palazzi ufficiali della cultura, dovute al personaggio Céline, noto anche per prese di posizione antisemite.
«Non ci si deve stupire – scrisse nel febbraio scorso Pierre Assouline su Le Monde 2, il magazine del quotidiano – nell’apprendere che nel 1994 il centenario della nascita di Céline non figurava nel catalogo delle celebrazioni nazionali. Si dovrebbe supporre che la personalità degli onorati non venga presa in considerazione e che solo l’opera venga considerata. Ora quella di Céline è un pezzo di letteratura, uno e indivisibile. Il libellista antisemita fu spregevole: per quanto tempo ancora – chiedeva Assouline – lo si farà pagare allo scrittore?».
Anche in Italia i libri dello scrittore francese non hanno mai smesso di esser pubblicati e ristampati e, negli ultimi tempi, sono uscite nuove, moderne traduzioni, come quella di Ernesto Ferrero del Viaggio al termine della notte (Edizioni Corbaccio) a sessanta anni di distanza dalla versione edulcorata che lo fece conoscere in Italia con la firma di un misterioso Alex Alexis.
Sono invece di questo fine anno la ristampa di Rigodon (Einaudi) e una nuova edizione di Morte a credito nella versione classica di Giorgio Caproni. Ieri, infine, sul quotidiano la Repubblica è apparso un articolo di Milan Kundera dedicato proprio allo scrittore maledetto: «Céline, la cagna e la commedia umana».
Vale la pena leggerne le conclusioni: «Quello che danneggia l’agonia degli uomini – scriveva l’autore del Viaggio al termine della notte – è il tralalà. Mi dico ancora una volta: grazie ai suoi terribili smarrimenti, il romanziere Céline è stato capace di scoprire nell’esistenza umana quello che nessuno ha potuto vedere prima di lui. Quel tralalà, ad esempio, dell’uomo (di ogni uomo) in agonia». E Kundera annota: «Molti grandi scrittori della sua generazioni si sono confrontati come lui con la morte, con la guerra, con il terrore, con le torture, con l’esilio. Ma hanno vissuto tutto ciò dall’altra parte della frontiera: dalla parte dei giusti, dei futuri vincitori, delle vittime santificate dalle ingiustizie subite, insomma, dall’altra parte della gloria. Il “tralalà (l’autosoddisfazione morale che desidera farsi vedere) era discretamentte, innocentemente, invisibilmente presente in tutti i loro comportamenti, sebbene essi non potessero percepirlo né nominarlo». Ma Céline, come ha osservato Philippe Murray, «si è preso cura di gettarsi immediatamente nell’immondezzaio della Storia». Ha scelto consapevolmente di stare con i “reietti”. Per cui, come scrive Kundera, gli è stato permesso «di vedere la vanità non come un vizio ma come una qualità consustanziale all’uomo, qualcosa che non lo abbandona mai, nemmeno del momento dell’agonia».
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