mercoledì 9 gennaio 2008

In principio fu Alex, costruttori di ponti (Umberto Croppi)

Articolo di Umberto Croppi
Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 23 dicembre 2007

Rovisto nel mio archivio e tra i ritagli di giornale che riguardano Alex Langer trovo una cronaca dei suoi funerali apparsa sull’unità il 7 luglio del ’95. Alex si era suicidato impiccandosi ad un albicocco, a Pian dei Giullari sopra Firenze, dove abitava, dove Bargellini ambienta una delle sue opere più famose, dove Papini svolgeva i suoi peripatetici incontri con Soffici, dove ha speso il suo tempo Spadolini. Un articolo di cui avevo perso la memoria, contiene queste righe: «A Paolo Cesari, docente bolognese, piace ricordare come Alexander abbia “convertito” il dirigente missino Umberto Croppi, che in un primo momento querelò Langer ma poi, grazie a quella denuncia, si conobbero fino al punto che Croppi divenne socio fondatore dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”». Tutto vero, anche se più che una conversione fu una convergenza, un incontro, di quelli in cui ci si cambia. Maturato, affinato nel corso di molti anni. La querela risaliva al tempo in cui era direttore di Lotta Continua, l’approfondimento della nostra conoscenza avvenne quando lui era ormai leader dei Verdi italiani. Il movimento che lui aveva contribuito in maniera determinante a fondare, riunendo l’arcipelago di liste e associazioni che si andavano spontaneamente formando: lui tenne la relazione introduttiva al primo convegno convocato a Firenze nel 1984. Già in quell’inizio Langer sottolineò che i Verdi avrebbero dovuto affermare la propria alterità rispetto al binomio destra-sinistra, «Bisognerebbe, a mio giudizio, che i "verdi" riuscissero a sfuggire alla polarizzazione un po' consunta tra destra e sinistra, che oggi - nonostante il "sorpasso" comunista - ha esaurito molto della sua dialettica innovatrice e trasformatrice di un tempo» e considerarsi un movimento di passaggio, “biodegradabile”,una metafora della transizione. Tanto che già tre anni dopo cominciò a invocarne lo scioglimento per determinare nuove sintesi, in un processo di “solve et coagula”, provocando spesso la derisione se non l’ira di molti suoi colleghi, ecoparlamentari di professione.
Nato a Vipiteno da un viennese di origine ebraica e da una madre altoatesina cattolica aveva sviluppato robusti anticorpi contro ogni gabbia etnica, tanto da sottrarsi all’obbligo di indicare una appartenenza al momento del censimento del 1991, scelta che gli precluse la strada alla candidatura che lo avrebbe portato, con ragionevole certezza, a divenire sindaco di Bolzano. Questa necessità dell’apertura, della contaminazione è stata la vera costante nell’azione culturale
e politica di Alex, che lo portò ad essere spasmodicamente attivo nel tentativo di creare ponti nel momento in cui il disgregarsi della Juogoslavia si condensava drammaticamente nei grumi identitari delle popolazioni balcaniche. Fu questa in base a questa stessa matrice che prese radicalmente le distanze dalla visione “etnica” della politica che ‘aveva caratterizzato i nostri anni Settanta e mise in atto incursioni in campi contrapposti impensabili ancora ai nostri giorni.
Come quando nell’85, si chiese con un articolo apparso su Alfabeta: «Quanto sono verdi i conservatori, quanto conservatori i verdi», tema a cui, in seguito, dedicherà un convegno, o come quando nel 1987, insieme ad altri 21 esponenti verdi, firmò un documento a sostegno di quello redatto dall’allora cardinale Ratzinger contro la ricerca sulle modificazioni genetiche (che provocò reazioni risentite all’interno della sinistra), arrivando a esprimere «soddisfazione per l’Istruzione vaticana sulla bio-etica, in quanto rifiuta ogni forma di manipolazione genetica (perché di questa si parla!) e riafferma il primato dell’etica sulla scienza e le sue applicazioni.» (il manifesto, 7 maggio 1987).
Non sfuggì a Langer quanto, tra gli altri, Giorgio Galli sottolineava nel numero di marzo di Panorama mese, in un servizio intitolato “Tramonta il disordine nero, forse nasce l’ordine verde”, individuando nell’ecologismo uno dei probabili, imminenti, orizzonti della destra, di una certa destra europea. Infatti i suoi contatti con il sottoscritto, dirigente missino, non furono episodi di simpatia tra due irregolari della politica, Alex accettò di partecipare a incontri della Nuova Destra e nell’imminenza delle elezioni europee del 1989 propose a Mario Tonin, professore di fisica a Padova, appartenente ad una nota famiglia veneziana di destra, di candidarsi nella testa di lista dei Verdi per le elezioni europee. L’operazione non riuscì ma il tentativo stesso aveva in sé il carattere del percorso che Langer voleva indicare, valutando con naturalezza e senza enfasi non tanto la trasgressione politica quanto l’apporto di competenza e di serietà che sarebbe derivato da quella scelta.
Non era un percorso facile e il suo stesso cammino fu pieno di incomprensioni, schiacciato tra l’affetto di quanti venivano coinvolti dal suo carisma discreto, dal suo incessante attivismo e l’incomprensione dei più, troppo coinvolti, troppo strumentalmente coinvolti, negli schemi rigidi di una politica funzionali più al mantenimento di posizioni di rendita che alla realizzazione di una costruzione nuova. Sentì così forte il peso di questa responsabilità, di questa contraddizione che non se la sentì di andare avanti, lasciando ad altri il compito, come scrisse nel suo laconico commiato di continuare “in ciò che era giusto”.
Umberto Croppi, esperto di comunicazione, è autore di alcuni saggi, collabora con numerose testate giornalistiche e radiofoniche, quale editorialista e commentatore. È stato direttore editoriale della casa editrice Vallecchi. Oggi è direttore generale della Fondazione Valore Italia e presidente della IV sezione del Consiglio Superioredelle Comunicazioni.

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