Dal Secolo d'Italia di martedì 29 gennaio 2008
Non è la prima volta che Pinketts tocca l’argomento “stregoneria e streghe” per andare a raccontare la bellezza e il mistero di uno dei tanti aspetti dell’universo femminile. Già qualche anno fa Pinketts aveva scritto una ballata intitolata appunto La Strega, unita ad una prefazione per la raccolta di racconti Triora, terra di streghe e nell’occasione aveva rilasciato una lunga intervista sulla mostruosità dei crimini dei secoli bui nei confronti di certe donne. D'altronde lo stesso Andrea G. Pinketts, nelle nuove note biografiche che accompagnano il libro, si definisce “scrittore nato nei secoli bui” che peraltro negli ultimi mesi è stato capace di rivitalizzarsi in più imprese, non solo letterarie. Tra queste la recente partecipazione al cast del film amatoriale di Giuseppe Varlotta Zoe, ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, girato interamente nel Monferrato, in cui un inedito Pinketts - barbuto e nei panni di un ex soldato - ha recitato accanto al cantautore Francesco Baccini, a Serena Grandi e Bepo Storti. L'irregolare Andrea G. Pinketts dunque continua a stupire e a produrre "provocazioni" letterarie. Provocazioni a suon di tecniche situazioniste e mix di genere alla Quentin Tarantino.
Adesso, intanto, torna in libreria con il nuovo libro La Fiaba di Bernadette che non ha visto la Madonna (Edizioni il Filo, pp- 112, euro 12) che vede il noto giallista milanese cimentarsi in una nuova surreale quanto audace fiaba dai contorni decisamente noir. Pinketts, per questa sua nuova impresa letteraria, ha messo mano al proprio variegato bagaglio di esperienze di scrittore e giornalista investigativo. Situazione davvero degna di un Quentin Tarantino, un vero e proprio squarcio nell'immaginario che traccia una linea nuova di lettura rispetto al vecchio Pinketts conosciuto e amato. Un romanzo davvero agevolissimo nelle sue poco più di 100 pagine. Una fiaba postmoderna non deve niente a chi l'ascolta, o meglio non gli deve niente che non vada oltre l'immediato presente e che non sia l'incanto del momento. E con questa nuova chiave non possono non essere apprezzate le righe scoprendo quanto la fiaba si incroci con la cinematografia fantasy e con quella poliziesca, quando non fa il verso alle figure incappucciate che vivono nei nostri momenti più bui e onirici.
La storia è ambientata nella fantomatica città di Cubano Milanino che rimanda inevitabilmente alla periferia milanese con tutte le sue problematiche. Pinketts definisce Cubano Milanino “una città triste e allegra contemporaneamente, contaminata, globalizzata”. E' nel grigiore dei palazzi cittadini che fa la sua comparsa Bernadette, una strega, “ una di quelle belle streghe viziose, lussuriose, vitali, diversa da quelle purtroppo accusate atrocemente di stregoneria a casaccio dall’inquisizione” che esce magicamente da un dipinto. Effettivamente, come suggerisce il titolo, Bernadette, nata nel paese di Edera Violacea, non ha visto la Madonna, ma piuttosto il rogo della Santa “Disquisizione”, dal quale però è riuscita a salvarsi proprio grazie al ritratto in cui è dipinta e dal quale esce. E qui inizia la storia della strega e dei suoi molteplici incontri, primo fra tutti quello con il monaco benedettino Benedetto dalla Doccia, “così chiamato perché è uno dei pochi a lavarsi e dunque è Benedetto di nome e di fatto sia per avere una sorta di pulizia morale che per quella corporale che non è meno importante”. I due fin dall’inizio del loro incontro capiscono che un sottile filo li lega nel tempo, un legame che ha a che fare con il loro oscuro e lontano passato. L’amore li travolge fin da subito “come un re è legato alla sua regina di cuori”, per dirla alla Pinketts, ma “un fante di picche trama nel buio: la mafia russa”.
Così Pinketts, per continuare a stupire, mette in scena una fiaba moderna, con tanto di diabolici inseguitori lanciati sulle tracce di Bernadette e del suo nuovo compagno. Evidentemente l’esperienza di giornalista investigativo che portò Pinketts alcuni anni fa ad essere nominato “Sceriffo di Cattolica” per le sue indagini sulle infiltrazioni mafiose dell’Est europeo nella cittadina romagnola, si riflette in quest'ultima prova narrativa. In tanti, forse troppi, vogliono Bernadette, a cominciare proprio dalla spietata mafia russa, definita da Pinketts “Il nuovo male” e impersonata dal gelido boss Mida Von Pecunia Y Dinero, gelido di nome e di fatto visto che è allergico a ogni tipo di calore, compreso quello umano, e che vive in una ghiacciaia con una bambina di nome Baby. Insieme ai due c’è il cosidetto vice boss, un altrettanto sadico compare di nome Ivan Dragovich che mal sopporta la sua posizione di sudditanza rispetto a Mida nonché il freddo polare che lo circonda. La storia assume dunque tinte fosche: Mida deve assolutamente trovare una strega vera, e non i vari ciarlatani a cui si è già rivolto, per guarire Baby, affetta da una sindrome di ringiovanimento patologico che a breve la porterà a diventare un feto. E’ Dragovich a offrire a Mida su un piatto d’argento una strega vera in carne ed ossa in cambio di diventare socio alla pari unitamente alla possibilità di indossare vestito più caldi.
Così, sulle tracce dei due innocenti si scatenano orde di troll, gorilla e orchi insieme a un bieco torturatore detto l’Incappucciato e ad altri loschi figuri. Pinketts, acrobata del linguaggio, non rinuncia alla contaminazione dei generi riuscendo nell’impresa e dando una nuova giovinezza al genere della fiaba che diventa un libro d’azione con fughe, inseguimenti, colpi bassi e nefandezze varie. Pinketts il burattinaio, che come il personaggio di Baby, in ogni libro è capace di ringiovanire e rinverdire trame e personaggi ricorre al colpo di scena: Bernadette guarirà Baby che a sua volta si trasformerà “in una venticinquenne da urlo e molla all’istante Mida”. A questo punto Bernadette ha un flash sul suo passato, ricorda che nella vita precedente aveva già amato Benedetto e nell’Incappucciato riconosce proprio il “Disquisitore” che l’aveva mandata al rogo. Bernadette decide di tornare nel dipinto e vorrebbe accanto a lei Benedetto, ma il benedettino inaspettatamente rifiuta ed esprime il desiderio di fare una doccia. Così la fiaba finisce con il “C’era una volta la felicità si stare insieme.” Che cosa dovrebbe insegnare una metafora letteraria di questo tipo? "Senza dubbio a leggere tra le righe, sopra le righe, sotto le righe, ma soprattutto a leggere le righe che sono la cosa fondamentale”, spiega Pinketts dimostrando di non aver mai perso il suo senso della frase…E questa modernissima fiaba, secondo le sue parole, si rivolge soprattutto “alle fanciulle in fiore, alle ragazze aspiranti Miss Muretto, alle ragazze belle e intelligenti che in fondo si sentono un po’ streghe”. L’incipit della storia inizia in modo fin da subito dissacrante con la tradizionale frase di chiusura “E vissero felici e contenti” e scaraventa il lettore in un libro comico e disperato allo stesso tempo, surreale quanto reale se rapportato alla grigia realtà delle cronache odierne. E in chiusura, tanto per non deludere il lettore, Pinketts si congeda con il classico “C’era una volta…”.
Ippolito Edmondo Ferrario, (nella foto con Pinketts), classe 1976, vive e sopravvive a Milano, dove si diletta a fare il mercante d'arte. Giornalista e scrittore, ha pubblicato numerosi libri dedicati a Triora, il famoso paese delle streghe, di cui è cittadino onorario, i noir Il pietrificatore di Triora col quale ha dato vita al detective Leonardo Fiorentini, suo alter ego, e Il collezionista di Apricale... e le stelle grondano sangue (rispettivamente Fratelli Frilli Editori, 2006 e 2007).
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