Dal Secolo d'Italia di venerdì 22 febbraio 2008
Arriva dalla Francia una novità sui riferimenti culturali dell’area politica che fa riferimento a Sarkozy. Parte di quella “droite”, oggi decantata e discussa in tutto il mondo come un fenomeno sostanzialmente nuovo nello scenario politico europeo, proviene infatti da un circuito di radio che dai primi anni ’80 ha fatto da network dei movimenti della destra francese e francofona. Stiamo parlando di Radio Courtoisie (“radio cortesia”), un’emittente nata nel 1987 dopo alcune esperienze precedenti, fondata dal giornalista Jean Ferrè (nella foto), e orientata a dare voce a tutte le espressioni della destra francese nonché alla difesa e all’illustrazione della lingua e della cultura francese stesse. Radio Courtoisie, definita in patria come la radio «del paese reale e della francofonia», si rivolge a un universo pluralista, come è quello delle destre d’Oltralpe. È infatti «aperta a tutte le destre da Bayrou a Le Pen», e lo scorso anno ha accompagnato e cavalcato l’ascesa all’Eliseo di Nicolas Sarkozy. Molti collaboratori della radio sono infatti vicini all’area politica neogollista e provengono da partiti come l’Rpr e l’Udf, antenati dell’attuale Ump (Unione per il Movimento popolare).
Questo interesse per il mondo della comunicazione radiofonica, come detto, ha origini in Francia dai primi anni ’80: nel settembre ’81, infatti, venne creata la prima emittente libera francese collocata a destra, Radio Solidarietè, da un’idea di Philippe Malaud, già ministro del Generale De Gaulle e di Georges Pompidou, e del già citato Jean Ferrè, dichiaratosi oppositore del “politicamente corretto” e spirito profondamente umanista. In quel contesto proprio Ferrè pensò alla realizzazione di un contenitore politico, Libre Journal: un’ora e mezza al giorno di trasmissione in cui venivano invitati in radio esponenti di movimenti e partiti del variegato e plurale mondo della destra francese, da esponenti di un’area prossima alla destra democratica e riformista al Front National di Le Pen, dai cenacoli maurrasiani vicini al movimento monarchico Action Française (dai quali lo stesso Ferrè proveniva), passando per gli intellettuali neo-destri del Grece di Alain de Benoist, alcuni dei quali, come Domenique Venner (foto a destra) divennero animatori culturali di Radio Courtoisie.
Ma furono i dissapori con l’estrema destra, che considerava l’esperienza di queste radio espressione di una “droite molle”, di una destra molle, resero necessario un rinnovamento dei format e così, il 7 novembre ’87 Ferrè mandò per la prima volta in onda Radio Courtoisie. Da lì in poi Ferrè, divenuto presidente del comitato editoriale della radio, fino alla sua scomparsa, nell’ottobre 2006, ha dedicato tutta la sua sua vita a Radio Courtoisie, divenuta un vero e proprio laboratorio politico. Forte peraltro è stato l’apporto di un vero gruppo di animatori creativi dal fumettista Serge de Beketch (foto a sinistra), amico dell’ideatore di Asterix e Obelix, il famosissimo René Goscinny, e collaboratore della celebre rivista di fumetti Pilote, allo scrittore Jean-Paul Bourre, sessantottino proveniente dalle fila del movimento giovanile Occident, recentemente tornato alle cronache per la pubblicazione del suo libro sul Maggio francese, Quand j’etais un blouson noir. De 1961 a 1967, de blouson noir a beatnik (“Quando ero un sogno nero. Dal 1961 al 1967, dasogno nero a beatnik”).
Basata su una linea editoriale che poggia su tre assi, quello politico vicino alla destra, quello religioso cattolico che porta Ferrè e altri collaboratori a dichiararsi contrari alla pena di morte, e quello culturale più vasto con rubriche dedicate alla storia, all’arte, al cinema, alla letteratura, alla poesia, Radio Courtoisie non è mai ricorsa alla pubblicità, mantenendo libera la sua situazione editoriale: essendo una radio culturale associativa, infatti, vive dei contributi annuali dei suoi ascoltatori. Così Radio Courtoisie ha dato voce anche in tempi recenti a europeisti convinti e a nazionalisti, a liberali e protezionisti, a partigiani di quella che in Francia viene chiamata mondialisation e a veri e propri no-global. Anche inquesto senso, probabilmente, c’è qualcosa che dobbiamo imparare dalla Francia.
Questo interesse per il mondo della comunicazione radiofonica, come detto, ha origini in Francia dai primi anni ’80: nel settembre ’81, infatti, venne creata la prima emittente libera francese collocata a destra, Radio Solidarietè, da un’idea di Philippe Malaud, già ministro del Generale De Gaulle e di Georges Pompidou, e del già citato Jean Ferrè, dichiaratosi oppositore del “politicamente corretto” e spirito profondamente umanista. In quel contesto proprio Ferrè pensò alla realizzazione di un contenitore politico, Libre Journal: un’ora e mezza al giorno di trasmissione in cui venivano invitati in radio esponenti di movimenti e partiti del variegato e plurale mondo della destra francese, da esponenti di un’area prossima alla destra democratica e riformista al Front National di Le Pen, dai cenacoli maurrasiani vicini al movimento monarchico Action Française (dai quali lo stesso Ferrè proveniva), passando per gli intellettuali neo-destri del Grece di Alain de Benoist, alcuni dei quali, come Domenique Venner (foto a destra) divennero animatori culturali di Radio Courtoisie.
Ma furono i dissapori con l’estrema destra, che considerava l’esperienza di queste radio espressione di una “droite molle”, di una destra molle, resero necessario un rinnovamento dei format e così, il 7 novembre ’87 Ferrè mandò per la prima volta in onda Radio Courtoisie. Da lì in poi Ferrè, divenuto presidente del comitato editoriale della radio, fino alla sua scomparsa, nell’ottobre 2006, ha dedicato tutta la sua sua vita a Radio Courtoisie, divenuta un vero e proprio laboratorio politico. Forte peraltro è stato l’apporto di un vero gruppo di animatori creativi dal fumettista Serge de Beketch (foto a sinistra), amico dell’ideatore di Asterix e Obelix, il famosissimo René Goscinny, e collaboratore della celebre rivista di fumetti Pilote, allo scrittore Jean-Paul Bourre, sessantottino proveniente dalle fila del movimento giovanile Occident, recentemente tornato alle cronache per la pubblicazione del suo libro sul Maggio francese, Quand j’etais un blouson noir. De 1961 a 1967, de blouson noir a beatnik (“Quando ero un sogno nero. Dal 1961 al 1967, dasogno nero a beatnik”).
Basata su una linea editoriale che poggia su tre assi, quello politico vicino alla destra, quello religioso cattolico che porta Ferrè e altri collaboratori a dichiararsi contrari alla pena di morte, e quello culturale più vasto con rubriche dedicate alla storia, all’arte, al cinema, alla letteratura, alla poesia, Radio Courtoisie non è mai ricorsa alla pubblicità, mantenendo libera la sua situazione editoriale: essendo una radio culturale associativa, infatti, vive dei contributi annuali dei suoi ascoltatori. Così Radio Courtoisie ha dato voce anche in tempi recenti a europeisti convinti e a nazionalisti, a liberali e protezionisti, a partigiani di quella che in Francia viene chiamata mondialisation e a veri e propri no-global. Anche inquesto senso, probabilmente, c’è qualcosa che dobbiamo imparare dalla Francia.
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Collaboratore del Secolo d’Italia, si è laureato in Scienze storiche con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra.
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