Avvertenza per la lettura: non staremo qui a disquisire culturalmente di razionalismo o decostruzionismo. E certo non prenderemo nemmeno parte in favore dell’uno o dell’altro. E non faremo neanche l’apologia di un’architettura classica e tradizionalista. Non è il dibattito tra varie scuole architettoniche che ci interessa, ma la questione genuinamente politica che sottende il rilancio di queste polemiche. In sostanza, è successo questo: senza ovviamente mettersi preventivamente d’accordo, il Domenicale e Il Foglio, due giornali che, senza ombra di dubbio, contribuiscono a delineare una cultura comune del centrodestra italiana, si sono trovati uniti nell’attaccare gli architetti contemporanei che «hanno costruito edifici brutti e inospitali, corpi estranei al tessuto urbano».
La tesi coincidente è che l’architettura moderna progetta in sé «spazi e superfici vuoti, muti», espressione diretta del «nichilismo contemporaneo». E nella denuncia – che pare riprendere il pamphlet di Tom Wolfe Maledetti archittetti – finiscono sotto accusa addirittura filosofi come Nietzsche e Heidegger, Foucault e Derrida...
Senza entrare nel merito del dibattito specialistico, la sensazione che scaturisce da queste stroncature apodittiche è però che certe frange del centrodestra non riescono a sganciarsi da un’idea della propria cultura politica che non sia di stampo passatista. Eppure, a ben guardare, la destra non coincide affatto con questa cultura conservatrice, classicista non per scelta estetica ma solo per paura del nuovo. E d’altronde nella memoria novecentesca della destra italiana scorre piuttosto il gusto del rischio: do you remember l’Eur? È per questo che non si può non essere d’accordo con Massimiliano Fuksas quando spiega che senza rischiare la politica non costruisce futuro. E in nome di una destra che vive la contemporaneità, anche noi non possiamo che dire: cari Domenicale e Foglio, è anche “nostra” l’architettura moderna. Ed è anche attraverso di essa che potremo dare forma estetica alle nostre vite future.
La tesi coincidente è che l’architettura moderna progetta in sé «spazi e superfici vuoti, muti», espressione diretta del «nichilismo contemporaneo». E nella denuncia – che pare riprendere il pamphlet di Tom Wolfe Maledetti archittetti – finiscono sotto accusa addirittura filosofi come Nietzsche e Heidegger, Foucault e Derrida...
Senza entrare nel merito del dibattito specialistico, la sensazione che scaturisce da queste stroncature apodittiche è però che certe frange del centrodestra non riescono a sganciarsi da un’idea della propria cultura politica che non sia di stampo passatista. Eppure, a ben guardare, la destra non coincide affatto con questa cultura conservatrice, classicista non per scelta estetica ma solo per paura del nuovo. E d’altronde nella memoria novecentesca della destra italiana scorre piuttosto il gusto del rischio: do you remember l’Eur? È per questo che non si può non essere d’accordo con Massimiliano Fuksas quando spiega che senza rischiare la politica non costruisce futuro. E in nome di una destra che vive la contemporaneità, anche noi non possiamo che dire: cari Domenicale e Foglio, è anche “nostra” l’architettura moderna. Ed è anche attraverso di essa che potremo dare forma estetica alle nostre vite future.
Conan non sono io, né so di quale collega sia lo pseudonimo. Sta di fatto che i suoi corsivi sono sempre interessanti e intelligentemente "provocatori". Li pubblico (e raccolgo) qui con l'intento di sottrarli alla breve vita dei quotidiani e confidando di alimentare - se vi va - un confronto sui contenuti.
3 commenti:
Secondo me questi fraintendimenti sono inevitabili quando si antempone la categoria "destra" all'analisi del reale.
Non dubito che la destra sia stata "moderna" ed esteticamente rivoluzionaria: il Futurismo ne è una prova inconfutabile. Ma perché la destra odierna dovrebbe essere passatista perché dice (giustamente) che degli edifici sono brutti? Secondo me è passatista pensare il contrario, ovvero che per essere di destra bisogna farsi piacere la modernità dell'EUR. E' la modernità che è "passata", le nosre analisi (di destra e sinistra) ormai rientrano nella postmodernità.
Il brutto è brutto sia visto da destra che da sinistra. Certi paesaggi feriscono l'Anima, per dirla con Hillman.
Il discorso, però, implica delle considerazioni che né la destra e né la sinistra egemoniche sono in grado non dico di comprendere (mica ci sono degli stupidi, dentro...) ma di accettare.
Prima viene sempre la categoria, poi il pensiero. Un po' come il PC degli anni 50, che chiedeva agli intellettuali di esprimere e divulgare ciò che il Partito riteneva fondamentale per il popolo.
da www.perladestra.it
01/04/2008: Festa Tricolore di La Destra-FT a Milano
Martdedì 01/04/2008 alle ore 20,00 presso lo Spazio “VIVA'” di Viale Sarca 207, si svolgerà la Festa Tricolore della “Destra-Fiamma”: cena Nazional-Popolare, concerto di Musica Alternativa (con Skoll), cultura e libraia (a cura dello Spazio Ritter), saluto degli ex Combattenti, interventi di politici e candidati, servizio bar e birreria (fino alle ore 24.00).
www.perladestra.it
Se penso all'obrobrio dell'Ara Pacis mi viene voglia di dare ragione al Foglio
Giovanni
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