Dal Secolo d'Italia di venerdì 4 aprile
Vuoi vedere che Walter Veltroni e Dario Franceschini sono andati a rileggersi le tesi di Ugo Spirito, il quale nel 1972 partecipò all’inaugurazione dell’Istituto di studi corporativi con una relazione sull’“Attualità del corporativismo”? In seguito quella relazione fu pubblicata sulla Rivista di studi corporativi. Magari il duo democratico, spulciando tra le bancarelle dell’usato, si è imbattuto proprio in quel n. 6 del ’72 e l’occhio è caduto a pag. 23, dove il filosofo rilanciava la vecchia ma ancora valida (già allora) tesi sulla «concordia tra capitale e lavoro». D’altronde che quelle tesi, oggi in bocca a Veltroni e Franceschini, affondino le radici nel pensiero politico del Novecento se ne è accorto anche lo storico Luciano Canfora che ieri sul Corriere ha sentenziato: «Fa effetto sentir recitare i capisaldi del corporativismo» dai leader del Pd. Canfora ha voluto giustamente ricordare che «la “terza via” corporativa, mirante al “superamento” della “lotta di classe”, non era, in realtà, nemmeno peculiare del fascismo» che «l’aveva mutuata dalla dottrina sociale cattolica». E l’osservazione di Canfora va a braccetto con quanto rilevato anche da Gianfranco Fini: «Tutte le culture politiche europee e occidentali, sia quelle cristiane che quelle seriamente socialiste – ha detto più volte in questi giorni il leader di An – da almeno 70 anni hanno buttato al mare la lotta di classe...». Niente di nuovo sotto il sole democratico, quindi: Walter Veltroni spaccia per inedite, idee che in altre tradizioni politiche sono state pane quotidiano da molti decenni. Il suo sentirsi e dirsi nuovo assomiglia tanto al modo di fare del bambino viziato, che dopo anni di ritrosia infantile, un bel giorno scopre il sapore squisito del grasso del prosciutto: l’espressione sorpresa di fronte a quel ben di Dio è la stessa del primo uomo che nell’antichità vide una ruota rotolare giù per la discesa; o del primo uomo che ha visto volare un aereo. Con la sola differenza che il grasso del prosciutto c’era già. Come l’unione tra capitale e lavoro.
Conan non sono io, né so di quale collega sia lo pseudonimo. Sta di fatto che i suoi corsivi sono sempre interessanti e intelligentemente "provocatori". Li pubblico (e raccolgo) qui con l'intento di sottrarli alla breve vita dei quotidiani e confidando di alimentare - se vi va - un confronto sui contenuti.
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