In principio erano i Beatles e i Rolling Stones a far impazzire gli adolescenti e i ragazzi di tutto il mondo negli anni Sessanta, seguiti negli anni Ottanta dal fenomeno Duran Duran, la band musicale guidata da Simon Le Bon che ha fatto sognare, innamorare e cantare un’intera generazione divenendo un’icona del rock; negli anni Novanta sono arrivate le Spice Girls a rinverdire, seppur con modalità differenti, il fenomeno di una band nata dal nulla e salita alla ribalta mondiale. Oggi, a spopolare tra i giovanissimi, che non hanno evidentemente rinunciato a scegliere un’icona musicale per identificarsi, sono i Tokio Hotel, una band tedesca che nella sua breve storia ha già bruciato moltissime tappe.
Nati quasi per gioco nel 2001, la band, formata dai gemelli Tom e Bill Kaulitz, classe 1989, da George Listing e da Gustaf Schafer, ha iniziato la propria carriera esibendosi in sordina in alcuni locali di Magdeburgo con il nome di Devilish. Grazie al produttore Peter Hoffman la band ha iniziato a farsi conoscere non solo in Germania, ma in tutto il mondo, prendendo poi il nome di Tokio Hotel, in onore della loro città ideale, sinonimo di tecnologia, vitalità e modenutà e aggiungendo il termine “hotel” in quanto la band da quando è arrivato il successo praticamente vive negli alberghi di mezzo mondo. A questo vero e proprio fenomeno generazionale che piace ai teenagers di tutto il mondo, Italia compresa, è dedicato il libro d’imminente uscita in Italia intitolato Tokio Hotel di Michael Fuchs-Gamböck e Thorsten Schatz, edito da Fanucci editore (pp. 240, euro 12,90), saggio che tra l’altro, oltre a raccontare le vicende del gruppo, contiene i testi di tutte le loro canzoni e un poster. Oltre a questo, a dimostrazione che i Tokio Hotel sono ormai un fenomeno di costume, si aggiunge d’altronde il libro Tokio Hotel Tsunami della francese Beatrice Noveau, edito in Italia da Giunti, divenuto già un successo in Francia e che sarà nelle librerie italiane proprio da oggi. Questo libro raccoglie, oltre alla storia degli esordi, anche numerose foto inedite ed è destinato a diventare un cult book.
A questo punto sarebbe troppo semplice liquidare come una moda un gruppo che ha già venduto più di tre milioni di album e di dvd nella sola Germania e che ha vinto numerosi riconoscimenti, tra cui diversi dischi d’oro e di platino per gli album Schrei Zimmer 483 divenuti autentici tormentoni. Naturalmente anche in Italia i fans della band sono numerosi e hanno creato un sito e un blog ufficiale www. myspace.com/thitalia, vero punto d’incontro per tutti gli appassionati della band. I messaggi dei fans indirizzati al gruppo sono un esempio di come molto spesso sia più facile far passare dei messaggi positivi attraverso una canzone che non con la vecchia retorica fatta da insegnamenti e prescrizioni ammuffite. I Tokio Hotel rappresentano certamente un desiderio di rivalsa dal sapore generazionale, un fenomeno che vede gli adolescenti di oggi ancora capaci di sognare nonostante tutto, capacità perfettamente conciliabile con l’era tecnologica e d’avanguardia che viviamo e che molti, specialmente in Italia, vorrebbero bollare come un qualcosa di deleterio e di alienante, cercando a tutti i costi di mettere in luce solo gli aspetti più negativi del fenomeno.
Non a caso i Tokio Hotel hanno scelto il loro nome ispirandosi a una megalopoli all’avanguardia, futuristica per molti aspetti, estrema, ma che rappresenta un punto di riferimento mondiale. Dunque il messaggio dei Tokio Hotel è quello che i giovani non hanno certo paura del futuro, ne lo temono come vorrebbero far credere certi nostalgici convinti che riesumando sempre e comunque il passato si possa incantare i giovani e spaventarli dei mutamenti inevitabili della società. Dunque, anche se con forme e modalità diverse, i ragazzi che ascoltano i Tokio Hotel si rispecchiano in un ideale di vita che invita a credere ai propri sogni, a coltivare il proprio talento, qualunque esso, a credere nelle proprie capacità. I Tokio Hotel comunicano innanzitutto un’iniezione di ottimismo che di questi tempi di catastrofismo diffuso non fa male, soprattutto in un paese come il nostro in cui i giovani vengono definiti da una certa classe politica “bamboccioni” e che vorrebbe rifilar loro ancora la filosofia del posto fisso, della certezza a tutti i costi, e del rinunciare alle proprie ispirazioni in nome di una qualche sicurezza lavorativa mortificante.
Dunque un messaggio positivo e propositivo, vitale, testimoniato dalla stessa storia fulminea della band, iniziata per gioco e divenuta un business mondiale. Eppure i Tokio Hotel, nonostante le nuove fatiche dei tour, continuano a divertirsi suonando e cantando. Tra l’altro la notizia di questi giorni riguarda l’annullamento da parte dei Tokio Hotel di molti concerti causa l’operazione alle corde vocali subita dal cantante Bill Kaulitz divenuto un po’ l’icona del gruppo per il suo look androgino, contornato da piercing, capelli lunghi e tatuaggi.
In molti, come sempre avviene di fronte a un improvviso successo globale, hanno già definito i Tokio Hotel una vera e propria meteora, destinata presto a scomparire. Del resto, la maggior parte dei detrattori dei Tokio Hotel sono gli stessi che ancora non hanno compreso come mai i giovani non guardino più una kermesse canora come quella di Sanremo dove vengono spesso premiate canzoni destinate presto a essere dimenticate, a finire negli ultimi posti delle classifiche delle vendite o ancora peggio quando si conoscono in anteprima i nomi dei vincitori. I Tokio Hotel evidentemente supportati da una forte operazione di marketing, sono stati capaci di reggere il paragone con altri gruppi e di superarlo, forti prima di tutto del plauso del pubblico e non di inciuci tra gare canore. Dall’altra parte i fans scrivono quotidianamente in centinaia sul loro blog, anche in occasione dell’operazione subita dal cantante, confermando alla band tutta l’ammirazione e rimanendo in attessa di scoprire le nuove date.
Qual è dunque il segreto del successo de Tokio Hotel? Certamente una capacità di saper parlare ai propri coetanei con un messaggio facilmente riassumibile nella massima che nessuno dovrebbe rinunciare ai propri sogni. Dunque, abbandonata la vecchia retorica della necessità di fare sempre e solo musica impegnata, vera ossessione della sinistra italiana “in musica”, i Tokio Hotel in una recente intervista riguardo al messaggio contenuto nelle loro canzoni hanno espresso tutto il loro credo “libertario”, la libertà prima di tutto: «Il vero bisogno dei giovani, la vera necessità, è la libertà. Non ce n’è mai abbastanza. Quando manca, quando scarseggia bisogna andarsela a prendere. Solo se sei libero vivi bene».
Ed ecco che allora le canzoni dei Tokio Hotel, grazie a testi semplici e a melodie orecchiabili parlano di amicizia, di amori, delle difficoltà di tutti i giorni e soprattutto sanno incarnare la necessità di evedere con i sogni da una realtà che alle nuove generazioni spesso va stretta. E di fronte ai benpensanti che ancora nel nuovo millennio si scandalizzano per gli eccessi del look esibito da Bill Kaulitz, perennemente truccato, i Tokio Hotel rispondono forti dei loro milioni di fans in tutto il mondo e soprattutto del messaggio positivo che rappresentano.
sabato 5 aprile 2008
I Tokio Hotel, ora il rock parla tedesco (di Ippolito Edmondo Ferrario)
Articolo di Ippolito Edmondo Ferrario
Dal Secolo d'Italia di giovedì 3 aprile 2008
Ippolito Edmondo Ferrario, classe 1976, vive e sopravvive a Milano, dove si diletta a fare il mercante d'arte. Giornalista e scrittore, ha pubblicato numerosi libri dedicati a Triora, il famoso paese delle streghe, di cui è cittadino onorario, i noir Il pietrificatore di Triora col quale ha dato vita al detective Leonardo Fiorentini, suo alter ego, e Il collezionista di Apricale... e le stelle grondano sangue (rispettivamente Fratelli Frilli Editori, 2006 e 2007). Di recente uscita, per Mursia, Milano sotterranea e segreta con Gianluca Padovan.
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